Storia del Tanka - Dalle origini al XIII secolo

Makiko Kasuga
Breve panorama storico del tanka

1) Manyō-shū

E’ la più antica antologia poetica esistente nel Giappone.
E’ costituita da circa quattromilacinquecento poesie divise in venti volumi e in forme metriche diverse (“chōka”, “tanka” e “sedōka”), scritte nello spazio di tre secoli, dal quinto alla metà dell’ottavo durante il quale prosperò l’era Nara. Raccoglie autori provenienti da ogni classe sociale dell’antico Giappone.
Sebbena gli imperatori e i funzionari pubblici raccolti attorno alla corte imperiale occupino la parte centrale dell’antologia, ci sono anche poesie di contadini (dette Azuma-uta), di soldati (Sakimori) e di anonimi.
Kakinomoto no Hitomaru è il maggiore autore del Manyō- shū.

Giacché è divino
il mio Imperatore,
potrebbe anche
abitare sul tuono
fra le nubi celesti.
Kakinomoto-no-Hitomaro (vol. III, 235)

Se canti tu,
piviere, fra le onde
serali nel lago
Biwa, resto triste
e penso al passato.
Kakinomoto-no-Hitomaro (vol. III, 266)

Hitomaro fu poeta di corte; scrisse sia poesie solenni per occasioni cerimoniali a corte sia poesie in cui esprimeva emozioni e sentimenti umani individuali (si vedano rispettivamente il primo e il secondo tanka citati).
Pur essendo un’antologia di liriche, il Manyō-shū riflette gli sconvolgimenti nel consolidarsi del regime imperiale antico e contiene anche poesie di carattere epico. Questo è un aspetto caratteristico del Manyō-shū che non sarà più presente a partire dal Kokin-shū, la seconda grande antologia della tradizione lirica giapponese.
Altri poeti del Manyō-shū, come Yamabe-no-Akahito, Otomo-no-Tabito, Yamanoue-no-Okura e Otomo-no-Yakamochi, rappresentano sentimenti legati alla classe sociale di ognuno di loro.

Vola l’allodola
nel giorno primaverile
illuminato,
sereno; penso a me,
solo ed accorato.
Otomo-no-Yakamochi (vol. XIX, 4292)

La fusione fra il sentimento malinconico dell’uomo e il paesaggio naturale è un leitmotiv nel Manyō-shū, ma allo stesso tempo vi cogliamo l’anima, l’intimità profonda di Yakamochi, una sensibilità che avrebbe influenzato notevolmente i tanka moderni dopo l’era Meiji e Taishō.

2) Kokin-waka-shū (Kokin-shū in breve)

Dopo circa centocinquant’anni dalla compilazione del Manyō-shū venne redatto il Kokin-shū, un’altra antologia contenente circa millecento poesie in venti volumi.
Per la maggior parte gli autori sono poeti di corte del primo periodo Heian. Nella corte imperiale si tenevano delle gare di waka, cioè di poesie in forma di tanka (gare chiamate uta-awase) su temi assegnati da arbitri- giudici. I nobili gareggiavano tra loro in raffinatezza, scrivendo poesie in occasione di banchetti.
Questo tipo di gara c’era già nell’epoca del Manyō-shū, ma in quel periodo i tumulti politici si riflettevano chiaramente nelle opere dei poeti.
Sembra che gli autori del Kokin-shū non abbiano voluto esprimere le sofferenze del loro tempo, anzi volutamente nasconderle.
Questa è la differenza fondamentale degli autori del Kokin-shū rispetto a quelli del Manyō-shū.

Per il ricordo
del vento che ha sparso
i fiori di ciliegio,
si alzano le onde
nel cielo senz’acqua.
Ki-no-Tsurayuki (vol.II, 89)

Tsurayuki fu il compilatore del Kokin-shū e anche uno dei suoi autori più rappresentativi. Il suo è un mondo poetico raffinato, spiritoso e nutrito d’un’alta tecnica retorica.
Proprio questo impasto fu la caratteristica cruciale del Kokin-shū. Tsurayuki classificò e dispose millecento poesie secondo il soggetto. Ad esempio, partendo dal primo giorno di primavera secondo il calendario lunare, e arrivando alla fine dell’anno, allineò poesie secondo il cambiamento della stagione. Nella parte in cui si tratta dell’amore, distribuì i testi secondo l’andamento delle storie d’amore; dal primo momento in cui ci s’innamora di una persona ancora sconosciuta fino alla delusione e al dolore.
Questo modo di organizzare i testi venne, d’allora in poi, preso come modello da tutte le antologie compilate per ordine imperiale.

Se non ci fossero
fiori di ciliegio
nel mondo, sarebbe
più serena
l’anima in primavera.
Arihara-no-Narihira (vol.II, 53)

Mentre le poesie dedicate ai fiori di ciliegio tendono spesso all’estetismo, nelle opere di Narihira emerge una forte emozione.

E’ già svanito
il colore dei ciliegi,
mentre pioveva
a lungo, mi tormentavo
invano per un amore.
Ono-no-Komachi (vol. II, 113)

In questa poesia Komachi esprime il mutamento dei fiori di ciliegio, sovrapponendo ad esso la sua sofferenza per un amore tormentato.
Così nel Kokin-shū viene espresso con dolcezza lo spirito delle cose umane e della natura in ogni stagione, attraverso un linguaggio sommamente raffinato.

3) Shin-kokin-waka-shū (Shin-kokin shū in breve)

Dopo trecento anni dalla compilazione del Kokin-waka-shū, all’inizio del tredicesimo secolo venne realizzato lo Shin-kokin-waka-shū, comprendente millenovecentottanta poesie in venti volumi.
In questo periodo la cultura imperiale diventò troppo sontuosa, il suo potere politico cominciò a declinare e infine perì. Ed a sostituirla nacque il corpo dei guerrieri (Bushi-dan). Alla fine della lotta armata fra gli Heike e i Genji venne gettata la base del governo dello Shogun a Kamakura (Kamakura-Bakufu).
Durante quel periodo bellico venne compilato lo Shin-kokin-waka-shū per ordine dell’Imperatore abdicato Gotoba; tra i compilatori un ruolo centrale lo ebbe Fujiwara–Teika.

Mi guardai intorno:
non c’erano né fiori
né aceri,
sulla capanna nella baia
scendeva la sera d’autunno.
Fujiwara–Teika (vol. IV, 363)

La poesia di Teika è preziosa, elaborata, seducente e anche simbolica. Si nota nelle sue opere il desiderio di mantenere la tradizione dell’estetismo, almeno per quanto riguarda il tanka, anche se si trovava in un periodo di disordine e di guerra. Alla base delle opere raccolte nello Shin-kokin-shū c’è la ricerca di illusioni remote o di fantasie capaci di allontanare la cruda realtà.
Osservando il mondo tipico della poesia classica cinese Kan-shi¹, oppure quello della poesia giapponese arcaica, assumendolo come la sorgente della lirica, i poeti espansero le loro possibilità creative, approfondendo l’espressione dei waka.
E’ da notare, soprattutto, la presenza di numerose donne poeti in questo periodo.

Se non so nemmeno
del tuo letto, non dico
come t’ho visto,
non parlare del sogno
di notte primaverile.
Izumi-Shikibu (1160)

Oh se finisse la vita,
se fosse in mio potere,
perché quanto più
vivo tanto più perdo
la pazienza.
Principessa Shokushi (1034)

Nel mondo estetico espresso nello Shin-kokin–shū, intrecciati alle espressioni del sentimento amoroso emergono timbri di viva voce, difficili da osservare altrove fra le opere maschili.

Per quanto insensibile,
anch’io ho compreso bene
l’emozione
mentre vedo beccacce sulla riva
nella sera d’autunno.
Saigyō-Hōshi (362)

Saigyō sottolinea nei suoi versi il valore dell’ esistenza parlando della natura e del suo amore per il mondo, e cerca una liricità capace d’infrangere il guscio del waka del periodo Heian.
Nello Shin-kokin-shū ci fu dunque un’evoluzione del waka nel senso dell’intensità poetica.
In seguito, pur essendoci molte altre compilazioni per ordine imperiale, non si fece che ripetere lo stile dello Shin-kokin-shū fino a renderlo stereotipato, quindi i risultati furono poveri di sostanza.

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Tratto da:
Makiko Kasuga, La Nuca di Maitreya, a cura di Paolo Lagazzi e Yasuko Matsumoto, Bergamo, ed. Moretti e Vitali, 2011.

Wagashi: l'arte della pasticceria giapponese

Sabato 15 giugno 2013
Dalle 15.00 alle 18.00

Wagashi: l'arte della pasticceria giapponese.
Evento organizzato dall'Associazione Culturale La Via del Sakè.

Sabato 15 giugno, nella cucina di Kitchen, in via De Amicis 45 (Milano) ci saranno tre turni di degustazione, ognuno dei quali prevede:

- storia della pasticceria giapponese, con proiezione di foto (15′)
- preparazione di Tè Verde Matcha secondo i canoni della Cerimonia del Tè
- Degustazione di 5 dolci tradizionali, direttamente importati dal Giappone, accompagnati dal tè
- Presentazione del viaggio Estivo Giappone Gourmet [http://www.laviadelsake.it/viaggi/giappone-gourmet-viaggio-estivo-2013/]
- Consegna di una dispensa in lingua italiana sulla pasticceria Giapponese e di un dolce tipico da portare a casa.

I tre turni sono così organizzati:

1° turno 15:00 / 15:45
2° turno 16:00 / 16:45
3° turno 17:00 / 17:45

Per ogni turno ci sono al massimo 15 posti disponibili.

Il prezzo, tutto compreso, per ogni turno è di €20 da pagare in cassa all’ingresso.

Non è necessario prenotare, ma farlo vi garantisce l’accesso al turno di degustazione di vostro gradimento.

Potete presentarvi sabato pomeriggio direttamente presso Kitchen, in via De Amicis 45 e sarete accomodati al primo turno disponibile. Per prenotare il vostro posto potete inviare una mail con il vostro nome, numero di telefono e numero di posti desiderati a info@laviadelsake.it e RICONFERMARE per essere sicuri di avere il posto il giorno stesso sempre via mail.

Per maggiori informazioni, ecco la pagina Facebook dell'evento.


Kaze Tachinu

Il 20 Luglio si avvicina e con esso l'uscita dell'ultimo film firmato Hayao Miyazaki.
Kaze Tachinu, basato su un manga di Miyazaki stesso pubblicato nel 2009, riprende in maniera romanzata la biografia di Jiro Horikoshi, designer di aerei bellici per il giappone durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il sito internet dello studio Ghibli tiene alta l'attenzione: ormai sono sei i poster a disposizione dei fan, twittati a partire da fine Maggio.
Tutti i volti (e le voci) dei personaggi principali sono visibili sul sito: in particolare, il protagonista, Jiro, segnerà il debutto come doppiatore di Hideaki Anno, regista dell'anime Evangelion. E, a proposito di voci, la colonna sonora è cantata da Yumi Matsutoya, che i fan di Miyazaki hanno già avuto modo di ascoltare in Kiki Delivery Service.
Un film da non perdere, sotto tutti i punti di vista.


Shin Yoshiwara

Shin Yoshiwara
Il quartiere dei piaceri di Edo

Piccolo paravento a sei ante (ko-byobu)
Inizio del periodo Edo (1615-1867)

Inchiostro, pigmenti e gofun su carta
38x103,8 cm

Il quartiere dei piaceri del Nuovo Yoshiwara fu inaugurato nel 1657 in una zona a nod di Edo, la moderna Tokyo: sviluppato su un'area di circa di 234x324 metri proponeva ogni tipo di svago, dalle case del te' all'artigianato artistico. Il dipinto raffigura quindi numerosi personaggi di ogni età e ceto sociale: samurai con un grande cappello calato sulla testa per non farsi riconoscere, cortigiane, venditori ambulanti, servi e quant'altro. A quel tempo difatti il quartiere era costellato di negozi di ogni genere che servivano tutti, che successivamente andarono sparendo, sostituiti da più lussuose case del tè i cui gestori combinavano incontri con le cortigiane di alto rango.

Giuseppe Piva Arte Giapponese

via San Damiano, 2
20122 Milano
tel +39 02 3656 4455
info@giuseppepiva.com
www.giuseppepiva.com


Abstract speaking al Padiglione Giappone della Biennale

Dal 1 giugno al 24 novembre
presso la Biennale di Venezia
Padiglione Giappone presso 55. Esposizione Internazionale d’Arte Contemporanea

Abstract speaking - sharing uncertainty and collective acts

Venezia, Giardini di Castello
collaborazione speciale: Ishibashi Foundation

Nell’ambito della 55. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia - Il Palazzo Enciclopedico, diretta da Massimiliano Gioni - il Padiglione Giappone propone la mostra "Abstract speaking – sharing uncertainty and collective acts" di Koki Tanaka, ispirata all’umano interagire, tra condivisione e lettura personale.

Commissario: The Japan Foundation
Curatrice: Mika Kuraya

La produzione recente di Koki Tanaka si incentra sulle modalità dell’interazione umana. A tal fine, l’artista: 1) affida un compito a uno specifico gruppo di individui e ne filma l’atto collaborativo, oppure 2) compie azioni con qualcuno sulla base di idee indefinite, registrandone gli esiti in immagini o parole. Cinque compositori al lavoro sullo stesso pianoforte o cinque poeti concentrati sugli stessi versi: azioni che ricadono nella categoria 1), ovvero immagini video. In esse è mostrato il processo di gente di uguale professione, che utilizza lo stesso linguaggio tecnico e si confronta. Di contro, la categoria 2) è costituita da quegli atti che Tanaka definisce “collettivi”, ovvero esperimenti vari di esito indefinito.

L’11 marzo 2011 il Giappone subisce terremoto e tsunami di dimensioni colossali, aggravate da un incidente nucleare. A due anni dall’accaduto, la criticità permane, irrisolta. Tanaka tenta di incanalare i fatti in una singolare foggia astratta. “Nove hairstylist su unico taglio – secondo tentativo (2010)” è girato prima del sisma, ma a chi vive ora il Giappone e ha attraversato l’esperienza definitiva del disastro, il video sembra una metafora del lavoro congiunto per la ricostruzione. Così i compiti e gli atti assegnati da Tanaka possono essere letti in maniera differente, a seconda del contesto personale di chi osserva.

Grazie alla possibilità di una molteplice lettura, i lavori di Tanaka forniranno una piattaforma per la sovrapposizione di sempre nuove interpretazioni, anche nella distante Venezia. All’atto dell’ingresso nel Padiglione - contrassegnato dalla scritta 9478.57 km (la distanza tra il reattore 1 dell’impianto di Fukushima e il Padiglione) posta ad hoc accanto alla dicitura “Giappone” dell’insegna permanente - le connessioni tra gli innumerevoli visitatori e ogni sorta di contesto inerente vengono di fatto a stabilirsi.

Mika Kuraya
Padiglione Giappone, curatrice

Biografia dell’artista

Nato nel 1975, Koki Tanaka attualmente vive e lavora a Los Angeles. Artista poliedrico, si esprime attraverso media differenti, come video, fotografie, installazioni e azioni collettive definite interventional projects, tramite i quali visualizza e rivela la molteplicità di contenuti latenti negli atti quotidiani. Nei progetti recenti documenta i comportamenti inconsci di chi affronta situazioni desuete. Nove stilisti su un unico taglio, o cinque pianisti che si esibiscono contemporaneamente allo stesso pianoforte, ci consentono così di accedere al lato recondito di gesti che normalmente tendiamo a ignorare.

Ha esposto spesso, in patria e all’estero: Hammer Museum (Los Angeles), Mori Art Museum (Tokyo), Palais de Tokyo (Parigi), Taipei 2006 (Taipei), Gwangju Biennial 2008 (Gwangju), Asia Society (New York), Yokohama Triennale 2011 (Yokohama), Witte de With (Rotterdam) e Yerba Buena Center for the Arts (San Francisco). Prenderà parte a 2013 California-Pacific Triennial presso lo Orange County Museum of Art nel giugno 2013.
Sito web: http://www.kktnk.com/

Biografia del curatore

Mika Kuraya, chief curator presso il Department of Fine Arts, The National Museum of Modern Art, Tokyo (MOMAT), ottiene il titolo di MA presso l’Università di Chiba. Di recente ha curato Waiting for Video: Works from 60s to Today (2009, The National Museum of Modern Art, MOMAT Tokyo; co-curata con Kenjin Miwa), Lying, Standing and Leaning (2009, MOMAT), Meaningful Stain (2010, MOMAT), On the Road (2011, MOMAT) e Undressed Painting: Japanese Nudes 1880-1945 (2011-2012, MOMAT). Nel 2010 ha pubblicato il saggio Where’s Reiko? Kishida Ryūsei’s 1914-1918 Portraits (Bullettin of the National Museum of Modern Art, Tokyo, No. 14, 2010 ).

Sito ufficiale del padiglione giapponese presso la Biennale.

Intervista alla curatrice e all'artista di Abstract speaking. 

 


Intervista a Niki Francesco Takehiko

Intervista con Niki Francesco Takehiko, autore della mostra “Social Network diary”, in esposizione fino al 10 Luglio in vicolo Ciovasso, 1 – Milano.

Da dove viene l'idea della sua mostra, Social network diary?

Ci ho pensato a lungo e penso che l'idea iniziale venga dai Timeline dei social network, dove sono completamente assenti i confini temporali e tematici: una mancanza di categorizzazione che permette una percezione immediata e non gerarchizzata. Questo principio si trasmette anche all'esterno della pagina: se un tempo i rapporti nella comunicazione erano piramidali, con un'emittente e uno o più destinatari, oggi chiunque può essere la fonte delle informazioni, rilanciare i contenuti e commentarli.

Questo comporta un cambio di percezione del tempo?

Il presente è l'unico momento tangibile. Fotografie passate possono inserirsi nel presente di qualcuno nel momento in cui le tagga, anche ad anni di distanza dalla pubblicazione del post. Questo contribuisce all'annullamento dei confini temporali e, di conseguenza, riconduce tutto nell'ambito attuale, a un pubblico che risponde nell'immediato.
Da questo punto di vista, i social network si contrappongono ai mass media precedenti all'epoca di Internet. Chi lavora come me nell'ambito delle riviste ha bene in mente il sistema delle scadenze e come questo proietti tutto nel futuro: gli articoli su cui stiamo lavorando ora verranno pubblicati fra una settimana, un mese, quindi sono confezionati per un pubblico ancora immateriale.

Dove si colloca la fotografia fra passato e presente?

La fotografia coglie un momento unico, valido per la prospettiva della singola persona; questo la rende un'opera strettamente soggettiva. Ricordo un episodio avvenuto qualche anno fa, quando ho trovato per caso un cavalletto abbandonato in Piazza Duomo a Milano e l'ho utilizzato la sera stessa per scattare alcune fotografie della Madonnina con la luna piena. In qualsiasi altro momento, quegli scatti non sarebbero esistiti, perchè sono nati da circostanze irripetibili o quasi.
Riguardare vecchie fotografie è dunque un modo per rivivere quei momenti unici nel presente, così non svaniscono nel passato ma restano attuali.

Che rapporto hanno le immagini esposte fra di loro?

In questa mostra ho cercato di abbandonare qualsiasi progettazione: la scelta delle fotografie da esporre è avvenuta per analogia, senza criteri cronologici o razionali, ma piuttosto è stata guidata dalla presenza di una certa poesia trasmessa da esse. Sono presenti immagini pubblicate, non pubblicate, fotografie che sono tutt'ora vive per me e altre che rappresentano un momento importante del passato.
Mentre ne stampavo una, ricordavo improvvisamente un altro soggetto importante, immortalato anni prima, e stampavo anche l'altra fotografia, fino a raggiungere la quota di 108 opere esposte. Un numero simbolico per la filosofia orientale che rappresenta il numero degli Attaccamenti.

Quali sono le immagini che ricevono più like?

Le fotografie di donne e quelle di angeli.

Mentre il suo soggetto preferito?

Gran parte dei soggetti non sono scelti razionalmente, ma mi attirano perchè possiedono una forma di energia, o mi colpiscono per la luce. Altri scatti sono ricordi di momenti che mi hanno cambiato la vita.
Una delle poche eccezioni sono le rappresentazioni di angeli, che ricerco intenzionalmente: fotografarli rappresenta una mia forma di preghiera.

 

Silvia Pagano


Intervista con Maya Quaianni, WOW Spazio Fumetto

Intervista con Maya Quaianni di WOW Spazio Fumetto, seconda sede espositiva del Milano Manga Festival. Sarà possibile visitare la mostra sui Doujinshi, curata dallo studioso Osamu Takeuchi, fino al 15 Giugno.
Ingresso gratuito.

Cosa sono i doujinshi?

I doujinshi sono opere giapponesi auto prodotte; riviste pubblicate privatamente a mediobassa tiratura che vengono distribuite al di fuori del sistema editoriale “ufficiale”.
E' importante sottolineare che non si distinguono dai manga per criteri qualitativi, anzi, il confine è molto permeabile: accade spesso che autori noti che lavorano per le case editrici decidano di pubblicare autonomamente delle opere e, viceversa, che alcuni dei disegni nati come doujinshi vengano acquisiti dalle case editrici.

In cosa si caratterizzano i doujinshi?

In realtà è difficile individuare delle caratteristiche comuni, perché le scelte stilistiche e tematiche variano da autore a autore. E' possibile trovare opere satiriche o temi impegnativi, storie che coinvolgono personaggi presenti in altri manga o completamente originali. Esteticamente, alcune si rifanno strettamente ai canoni del manga, altre invece sono il prodotto di scelte più innovative.

Com'è organizzata la mostra?

Le tavole sono disposte in due aree tematiche in base alla manifestazione in cui sono state presentate, Comiket o COMITIA.
Il COMITIA è riservato esclusivamente alle opere originali. L'ingresso è gratuito, previo l'acquisto di un catalogo – entrambe le manifestazioni sono facilmente accessibili. Si caratterizzano entrambe per un rapporto 'alla pari' fra gli artisti e i visitatori.
Il Comiket, invece, nasce nel 1975 come luogo di ritrovo alternativo agli eventi organizzati dalle case editrici e da allora è cresciuto, fino a raggiungere quota 560.000 visitatori. Il raduno ospita sia opere originali che revisioni comiche o erotiche di personaggi noti.

560.000 visitatori? Un bel successo...

Sì, il fatto che siano prodotti indipendentemente non implica che siano create da autori meno noti. Alcune delle opere qui esposte hanno ricevuto riconoscimenti e premi al Japan Media Arts Festival, organizzato dal ministero della cultura in Giappone; a volte queste opere vengono pubblicate a livello internazionale e sono acquistabili nel mercato occidentale.

Sulle didascalie è indicato un circolo per ogni tavola. Di cosa si tratta?

Spesso un gruppo di autori si riunisce in uno di questi “circoli” (in originale 同人サークル dojin saakuru) per pubblicare le proprie opere e come tali si presentano ai ritrovi. Sia COMITIA che Comiket possono accoglierne un numero limitato per ogni edizione, quindi le piazze d'esposizione vengono assegnate tramite sorteggio.

Quali sono le tavole esposte che trova più interessanti?

Koori no Te, Siberia Yokuryuu-ki (Frozen Hands: Tales of a Siberian Prison Camp Survivor) di Yuki Ozawa per il tema: l'autrice illustra la storia del padre, detenuto nei campi di prigionia siberiani. L’opera ha vinto il New Face Award all’edizione 2012 del Japan Media Arts Festival. Per l'estetica, invece, Goodchild di Yuka Watanuki e Kanzen Shootengai di Panpanya, hanno uno stile grafico molto particolare.

 

Silvia Pagano


Una panoramica sulla storia del Sol Levante

Sabato 25 Maggio
h. 16.00-19.00

Dalla Dea del Sole e la nascita dell'Impero a Hiroshima e Nagasaki: una panoramica sulla storia del Sol Levante

Corso a cura di Maria Paola Culeddu
Quota di partecipazione: 35€

Obiettivo del corso è offrire una visione chiara e puntuale dei momenti fondamentali della storia del Giappone, dal VI al XX secolo.

Si parlerà della preistoria mitica del Paese, della nascita della civiltà nipponica e della creazione dell’Impero, delle epoche d’oro della Corte (epoche Nara ed Heian), del sanguinoso e “zen” Medioevo dei samurai (epoche Minamoto e Ashikaga) e del periodo Pre Moderno con l’ultimo “pacifico” governo guerriero (epoca Tokugawa) per arrivare infine alla restaurazione imperiale, alla creazione del maestoso impero asiatico e alla sua triste fine.

Doozo art book & sushi
Via Palermo 51-53, Roma
Tel. 06 481 56 55
Email. info@doozo.it

Per maggiori informazioni: http://www.doozo.it/corsi/106-corso-di-storia-del-giappone.html


Sorrisi giganteschi e occhi a palla: le origini del volto manga

Chiunque si sia mai trovato a sfogliare un manga avrà sicuramente notato l’incongruenza fra i tratti delicatamente orientali, caratteristici del popolo giapponese, e la loro trasposizione antirealistica ed esagerata sulle pagine dei numerosissimi fumetti made in Japan. Questo, a volte, provoca sconcerto in Occidente, dove il “buon gusto” trova grottesche le bocche che fendono la metà del viso con sorrisi giganteschi, le palle degli occhi che escono dalle orbite o le lacrime che sgorgano come fontanelle. Ciò nonostante, quella che potrebbe apparire come un’imitazione della fisionomia occidentale, ha invece basi ben radicate nel tessuto storico-artistico del Giappone.
Il manga è infatti in debito con la cultura urbana dell’epoca Edo (1603-1868). In questo periodo le classi sociali svilupparono una propria cultura, molto lontana da quella della casta guerriera. Questo fermento culturale diede vita al teatro kabuki, alle xilografie ukiyo-e e al libro illustrato edito in grandi tirature.
L’illustrazione stampata giapponese dell’epoca in questione consiste in un disegno che racchiude delle zone di colore con un tratto molto regolare, senza ombre né una vera e propria prospettiva.
L’anatomia dei personaggi è poco realistica, i volti sono molto spesso stereotipati e privi di caratterizzazione; il loro pallido ovale è come una pagina bianca sulla quale i sentimenti sono
espressi solo dagli occhi e dalla bocca. Questa tecnica si ritrova anche nel manga, in particolare nelle serie per adolescenti, dove i visi ritenuti dalle nostre parti “non giapponesi” non cessano di lasciare interdetti genitori ed educatori. Ma bisogna comunque sottolineare questa affiliazione diretta tra le stampe giapponesi e i manga contemporanei, tanto più che gli artisti di stampe facevano ugualmente uso della tecnica del “fondale soggettivo”, che costituisce una delle specificità del manga.
Inoltre, a consolidare la base per la nascita del manga contemporaneo, giocò un ruolo fondamentale la recitazione degli attori del teatro kabuki, non più realistica dei volti delle stampe.
Gli attori non riproducevano i sentimenti ma li suggerivano con l’esagerazione utilizzando dei
codici pesantemente esasperati: rotear d’occhi, smorfie e posture teatrali prolungate. Gli artisti di stampe usavano spesso e volentieri gli stessi espedienti, proprio come fanno oggi gli autori di manga.
Queste modalità estreme di indicare i sentimenti possono provocare, presso i lettori non abituati, un certo stupore, se non un vero e proprio disprezzo; tale disagio ha di certo contribuito al fallimento dei primi tentativi di tradurre in Occidente serie come “Gen di Hiroshima” (1973) del celebre mangaka Keiji Nakazawa, recentemente scomparso.

Claudio Testori
claudio.testori@alice.it


Intervista al Prof.Shimizu e al Prof.Takeuchi

Quali sono i valori tradizionali trasmessi tramite il Manga?

Il Manga, sia ora che in passato, rappresenta gli stili di vita e la quotidianità dei giapponesi; grazie ad esso le nuove generazioni del nostro Paese, ma anche i lettori di tutto il mondo, possono scoprire i modelli della società giapponese. Le storie che i manga raccontano sono spesso rielaborazioni di storie, racconti, credenze, al punto che sembrano rappresentare l'essenza della nostra cultura.

In particolare, quali opere consiglierebbe di leggere a chi vuole avvicinarsi alla cultura giapponese?

Sazae-san per vedere la vita quotidiana del popolo. Ma anche opere come ペコロスの母に会いに行く (NdTIncontrare la mamma di Pecoros) possono essere interessanti per affrontare i nuovi problemi della società contemporanea. Anche in Giappone l'età media si sta alzando, e questo Manga racconta della difficile convivenza con una madre anziana che sta perdendo la memoria.

Quindi i manga vengono utilizzati anche come strumento di comunicazione...

Sono state disegnate serie complete su chimica, matematica, economia, ad esempio, grazie alle quali il Manga diventa uno strumento di formazione.

Non solo. I periodi di maggiore diffusione del Manga sono sempre conseguenti a grandi catastrofi naturali, come terremoti o incendi. Leggere queste opere ci aiuta a risollevarci nei momenti di massima tristezza e tornare a ridere della vita. Anche per questo sono una forma artistica molto importante.

Basti pensare che l'influenza culturale del Giappone sull'Occidente si è articolata in tre fasi: la prima, il Giaponismo, ha visto gli autori europei prendere ispirazione dagli ukio-e, mentre la seconda, avvenuta nel 1911, è dovuta alla diffusione delle opere letterarie come il Gengi Monogatari e gli Haiku. Se non si considera una brevissima fase di apprezzamento del cinema giapponese dopo la Seconda Guerra Mondiale, il fenomeno Manga si può considerare la terza fase. Questo dato rende bene la sua importanza.

Ma a sua volta il Manga prende elementi tipicamente Occidentali e li rielabora.

La prospettiva adottata è completamente diversa. Opere come Lady Oscar o Thermae Romae riprendono la storia Occidentale con occhio diverso: è il punto di vista interiore di uno dei personaggi, che esprime le proprie emozioni e i propri sentimenti e dunque il lettore è più portato a immedesimarsi. Le persone si innamorano dei personaggi.

Questo racconto della realtà tramite la soggettività di un personaggio ricorda la tecnica usata nel Romanzo dell'Io, lo Shishosetsu.

Nel Manga è la trasmissione dei sentimenti a dover prevalere: questo avviene tramite la rielaborazione e l'utilizzo di tecniche provenienti da altri mezzi d'espressione, come la letteratura e il cinema, tramandandone così la tradizione.

Il Manga e la letteratura sono sempre più intrecciati - basti vedere l'influenza dello Shojo Manga in Banana Yoshimoto...

Ma esiste anche il processo inverso. Eimi Yamada è passata dall'ambito Manga alla letteratura. Esiste quindi uno scambio fra le due forme artistiche.

A proposito di Mangaka, come sono inseriti nella società? Ricevono la stessa considerazione degli idol?

Fino agli anni '70 il rapporto fra Mangaka e i propri lettori era più stretto: era possibile inviare loro lettere o anche incontrarli in pubblico. Al giorno d'oggi la maggior parte di loro protetti dalle case editrici, anche se esistono le eccezioni come il maestro Takahashi, che preferiscono andare incontro al pubblico. 

Silvia Pagano