News & Curiosità: I konbini, i negozi aperti 24h presenti in tutto il Giappone

I convenience store, o konbini, come sono popolarmente conosciuti oggi, sono ormai diventati fondamentali nel panorama commerciale giapponese contemporaneo. Il grande aumento del numero dei negozi, i loro orari e la varietà dei servizi e prodotti offerti li hanno resi quasi un’istituzione. Ma quali sono i fattori che hanno contribuito al loro sviluppo?

Da quando questa tipologia di negozi sono stati introdotti in Giappone verso la fine degli anni ‘60, un’intera generazione di consumatori è cresciuta con i suoi servizi. Per molti di loro i konbini sono diventati essenziali come l’aria che respiriamo ed è difficile immaginare la loro vita senza questi negozi. Un caso eclatante fu quello del famoso giocatore di calcio che ha militato anche in Serie A, ossia Nakata Hidetoshi. Pensate, infatti, che Nakata, quando era ancora in attività, ammise in alcune interviste che una scomodità del vivere all’estero era proprio la mancanza dei konbini.

Negli anni precedenti, tuttavia, era molto difficile trovare dei konbini nelle aree più montuose e isolate del paese. Questo perché naturalmente il basso numero di abitanti e gli alti costi del trasporto rendevano complicata una loro apertura. In ogni caso, oggi molte compagnie si sono attrezzate per arrivare in queste aree attraverso delle unità mobili.

La nascita del termine “konbini”

Se da una parte la vita delle persone fu influenzata dall’introduzione di questa tipologia di negozio, dall’altra il loro modo sempre nuovo di utilizzare i suoi servizi influenzò il suo sviluppo. Inizialmente il termine di riferimento era “konbiniensu sutoa” (dall’inglese “convenience store”), introdotto per la prima volta nel ’70 dal giornale Asahi. Dopo qualche anno, le due parole furono unite ed indicavano un piccolo negozio che vendeva articoli di prima necessità e aperto per molte ore. E’ solo durante gli anni ’80 però che possiamo vedere un primo cambiamento sostanziale. In quel periodo, infatti, solo la prima parola “konbiniensu” era utilizzata spesso in libri, articoli di giornale e in TV. Dopodiché, agli inizi degli anni ’90 il numero di questi negozi arrivò a toccare le 40.000 unità in tutto il Giappone, diventando sempre più importante. Così, il termine konbini entrò ufficialmente nel linguaggio popolare.

I konbini oggi

Il numero dei negozi, quindi, aumentò esponenzialmente, arrivando a superare oggi i 56.000 punti vendita in tutto il Giappone. Una delle ragioni del successo è stata sicuramente la loro politica di marketing, che gli ha permesso di andare incontro alle richieste di ogni cliente. Molti giovani, infatti, passano tanto tempo all’interno dei konbini per rilassarsi, giocare o mangiare durante la pausa pranzo.

Allo stesso tempo, è aumentato in maniera esponenziale anche il numero di clienti più anziani. Le cause possono essere rintracciate nei cambiamenti socioeconomici che hanno colpito il Giappone negli ultimi anni e hanno portato sempre più anziani a rimanere soli. Pertanto, in una situazione del genere un konbini vicino casa risulta essere molto comodo per loro. Oggi, infatti, a qualunque ora i clienti possono comprare un pasto, pagare una bolletta, inviare fax o ritirare soldi dal proprio conto corrente. Non sorprende, quindi, che per molti il konbini sia ormai un’infrastruttura fondamentale su cui poter contare in ogni momento.

photo credits: wego.com

Nuovi timori portati dal loro sviluppo

Come abbiamo visto, lo sviluppo dei konbini ha fornito un grande supporto ad un sempre maggior numero di persone. Allo stesso tempo, però, sono nati nuovi discorsi e preoccupazioni riguardo la loro espansione. Uno di questi riguarda sicuramente la possibile introduzione nel mercato giapponese di prodotti esteri portati dalle grandi compagnie americane che possiedono questi negozi. Tuttavia, oggi i konbini seguono una linea di prodotti principalmente giapponesi e, quindi, non possiedono molti prodotti esteri. Oltre a questo, sono spesso criticati per la cattiva qualità del cibo offerto, non in grado, secondo molti, di contribuire alla salute del corpo.

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News & Curiosità: White Day: la sua storia

In Giappone, come in Italia, il 14 febbraio si festeggia San Valentino ma il 14 marzo si festeggia il White Day. Infatti, non tutti sanno che nel Paese del Sol Levante esiste una seconda “festa degli innamorati”: il White Day. Scopriamo di cosa si tratta!

La nascita del White Day

Il White Day si festeggia in Giappone il 14 marzo, esattamente un mese dopo San Valentino. In giapponese si scrive ホワイトデー (howaito dē), ma quali sono le origini di questa “giornata bianca” e perchè si chiama così?

Il 14 marzo del 1977 la Ishimura Manseido, celebre azienda confettiera di Fukuoka, iniziò a vendere marshmallows agli uomini, in modo che potessero rispondere alle dichiarazioni amorose (in giapponese kokuhaku) che erano state rivolte loro a San Valentino: questo giorno venne inizialmente chiamato Marshmallow Day (マシュマロデー mashumaro dē) e si può considerare il precursore del White Day. Dall’anno dopo infatti l’Associazione nazionale delle industrie dolciarie giapponese creò il White Day come festa in risposta a San Valentino.

Photo credits: dannychoo.com

L’origine del nome

L’origine del nome si può ricondurre sia al colore dei marshmallows sia al significato simbolico attribuito al bianco, considerato infatti simbolo di purezza e innocenza. Durante questa giornata gli uomini ricambiano i doni ricevuti dalle ragazze il 14 febbraio, regalando loro cioccolata, fiori, vestiti o articoli di valore anche superiore a ciò che hanno ricevuto!

Tipi di cioccolata

Ci sono vari termini per descrivere le tipologie di cioccolata che gli uomini ricevono a San Valentino e che dovranno ricambiare un mese più tardi:

  • giri-choco (義理チョコ): letteralmente “cioccolata dell’obbligo”, è un dono che viene fatto come cortesia o per colmare un debito di gratitudine, spesso verso i colleghi
  • honmei-choco (本命チョコ): spesso questo tipo di cioccolata è preparato a mano con particolare cura, in quanto viene dato solo alla persona amata
  • jibun-choco (自分チョコ): la cioccolata che si compra per sé stessi
  • tomo-choco (友チョコ): cioccolata da regalare agli amici
  • gyaku-choco (逆チョコ): cioccolata “al contrario” in quanto viene regalata dagli uomini alle donne

Si capisce quindi che lo scambio dei doni non avviene solo tra innamorati, ma anche tra amici e colleghi! Con il termine sanbai gaeshi (三倍返し) viene indicata la regola implicita secondo la quale il regalo da parte degli uomini dovrebbe essere del doppio o triplo valore rispetto a quello donato loro dalle donne.

Photo credits: tokyo.grand.hyatt.co.jp

Cosa sta succedendo negli ultimi anni?

Negli ultimi anni pare che sia San Valentino che il White Day stiano avendo un declino in popolarità: uomini e donne tendono a non volersi sentire obbligati a spendere molti soldi per regalare qualcosa percepito come un dovere e preferiscono comprare invece cioccolata per sé stessi o da regalare solo alla persona amata. Ciò nonostante, il White Day rimane una festa molto diffusa, tanto che viene festeggiata anche in Cina, Sud Corea, Taiwan e in Vietnam.

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Approfondimenti: IKIGAI, la ragione di vivere

L’ikigai, ossia la ragione di vita che ci spinge ad alzarci dal letto ogni giorno, carichi di entusiasmo e guidati dalla nostra vocazione. Ma come arrivare a ciò? Come capire per cosa siamo stati messi al mondo? Scopriamolo insieme studiando meglio questo concetto tipico della filosofia giapponese!

Ikigai mood

photo credits: (via Instagram) @daisukephotography

Dare un senso alle nostre mattine grigie e noiose può risultare davvero difficile. Questo non solo perché spesso rimaniamo ingabbiati in una poco esaltante ma necessaria routine lavorativa, ma anche per via del fatto che non sappiamo bene cosa vogliamo veramente. E da una parte non è colpa nostra, dal momento che siamo distratti e costretti dal tran tran quotidiano, e l’unica cosa che facciamo una volta tornati a casa è buttarci sul letto, in attesa del mattino successivo. Ma non possiamo neanche negare che evitare di porci gli interrogativi giusti e indagare meglio su noi stessi sia sbagliato. Non possiamo trascurarci. Così come nutriamo il nostro corpo con il cibo, altrettanto dovremmo fare con la nostra anima e la nostra mente.

Cosa vuol dire Ikigai?

”Ikigai” è una parola composta, come spesso accade con il giapponese, ed è caratterizzata da ”iki” (vivere) e ”gai” (scopo, ragione). Ecco il motivo per cui molte volte questo pensiero viene inteso come ”la ragione di vivere”. Per la gente del Sol Levante, quella della ragione di vita è una faccenda seria, giacché determina chi siamo, la nostra felicità e il nostro contributo che offriamo alla società. Di conseguenza è importante capire qual è il ruolo che ci compete e cosa ci gratifica davvero.

Per avere un quadro chiaro di tutto questo è fondamentale conoscere noi stessi, e chiederci: ”cosa mi rende felice?” e ”in cosa sono bravo?”. Nel corso della nostra vita veniamo sottoposti a miriadi di mansioni, ma poche stimolano la nostra creatività e la nostra reale natura. Ci vengono insegnati e perpetrati un sacco di ideali e modi di vivere, ma in fondo in quasi nessuno di questi ci rispecchiamo. Allora che fare? Avere il coraggio di seguire le proprie passioni, di dedicarsi ad un’attività che ci piace al cento per cento, ecco cosa. Certamente è un percorso in salita, che richiede coraggio e anche un pizzico di fortuna, al giorno d’oggi. Tuttavia, ne va della nostra essenza, della nostra vocazione, e se il risultato è l’appagamento e l’entusiasmo, allora il gioco vale la candela.

L’autorealizzazione, la gioia e il tramutare i propri sogni in realtà sono alla base dell’Ikigai. Molto spesso, infatti, ci si può imbattere in una schematizzazione grafica di questo pensiero, dove tutti questi concetti si fondono in molteplici cerchi gli uni inanellati agli altri, a testimonianza del legame che intercorre tra loro, e di come non si possano scindere se vogliamo ottenere la felicità.

Ikigai

photo credits: Ikigai-Soluzioni.it

I collegamenti con l’Antica Grecia

D’altra parte anche nell’antica Grecia menti illuminate come quella di Platone avevano teorizzato un modello di città e stato ideale dove il meccanismo sociale funzionava solo quando ogni cittadino svolgeva i compiti cuciti su misura per lui, seguendo le sue inclinazioni artistiche e tecniche. E come scordarsi di una delle più famose massime confuciane che recita: ”se ami quello che fai, non sarà mai un lavoro”. È quanto mai opportuno, quindi, cercare sempre di fare quello per cui ci si sente vivi, perché fa bene a noi stessi e a chi ci sta intorno. E soprattutto perché dà un senso e uno scopo ai nostri giorni, facendoci alzare dal letto traboccanti di quell’energia e motivazione che può cambiare il mondo.

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News & Curiosità: Posti migliori dove fare Hanami in Giappone

Vi avevamo già parlato dell’hanami in uno dei nostri articoli precedenti e oggi vogliamo condividere con voi le previsioni per il 2022 e i migliori posti per l’hanami!

posti per hanami

Photo credits: leaeflo.com

La primavera giapponese è conosciuta in tutto il mondo per la fioritura dei ciliegi, in grado di regalarci sempre vedute mozzafiato. Come avrete già sentito, in Giappone il termine che indica la celebrazione di questo evento è hanami, una parola composta da hana (ossia, fiore) e mi (dal verbo miru, ossia vedere). Si dice che questa festività abbia avuto inizio nel periodo Nara (710-794), ma a celebrarla erano poche persone appartenenti all’élite del tempo.

Per vedere una prima vera diffusione, infatti, bisognerà aspettare il periodo Edo (1600-1867), quando lo shogun Tokugawa Yoshimune deciderà di piantare alberi di ciliegio in posti strategici. Oggi l’hanami è una festività che attira migliaia di persone nei loro parchi preferiti per godersi un po’ di tempo in compagnia di amici e famiglia. In genere si pensa che la fioritura avvenga nell’arcipelago giapponese nello stesso periodo di tempo, ossia fine marzo o inizio aprile. Tuttavia, questa visione non è propriamente corretta. Pensate, infatti, che ad Okinawa la fioritura comincia già a gennaio, mentre in Hokkaido comincia solo verso maggio.

Hanami e mono no aware

La fioritura dei ciliegi in Giappone è vista come la migliore rappresentazione del cosiddetto mono no aware. Si tratta di un concetto estetico che esprime una certa emozione per la bellezza della natura e della vita umana, infuso però al contempo da una sensazione di transitorietà verso quegli stessi elementi. La vita di questo fiore, infatti, è tanto bella quanto fugace, poiché dopo circa una settimana cade. Da qui la metafora del fiore di ciliegio con la vita umana e l’esistenza in generale, la cui bellezza è esaltata proprio dalla loro transitorietà.

Previsioni hanami 2022

previsioni hanami 2022

Photo credits: tokyocheapo.com

Vediamo ora quali sono le previsioni per l’hanami in Giappone quest’anno. Come abbiamo detto prima, Okinawa è esclusa da questa immagine in quanto la fioritura avviene già nel mese di gennaio. La prima a vedere la fioritura verso il 21 marzo sarà l’isola di Kyūshū e in particolare Fukuoka e Nagasaki. Dopodiché, qualche giorno più tardi, il 25 marzo, sarà il turno della capitale Tōkyō che raggiungerà il picco della fioritura intorno al primo di aprile. Kyōto e Ōsaka, invece, quest’anno la vedranno con qualche giorno di ritardo, il 29 marzo. A chiudere l’elenco abbiamo le regioni più a nord del Giappone, con l’Hokkaidō che sarà l’ultima a vedere la fioritura intorno ai primi di maggio. Ma quali sono i posti migliori dove fare hanami?

Posti migliori dove fare hanami

posti per hanami tokyo

Photo credits: gaijinpot.com

Partiamo con Tōkyō e in particolare con il parco di Ueno, in grado di offrire sicuramente una delle vedute più belle della stagione. Nel parco sono presenti più di 1.000 alberi di ciliegio e vi è anche la possibilità di affittare una barchetta per godersi la vista da un’altra prospettiva. Naturalmente, essendo uno dei posti più popolari in Giappone attira sempre tantissima gente.

hanami kyoto

Photo credits: befreetour.com

A Kyōto, invece, è presente il cosiddetto “sentiero del filosofo”. Il nome deriva da Nishida Kitarō, un famoso filosofo giapponese che si credeva percorresse questa via per recarsi in università ogni giorno. Il percorso pedonale è lungo circa due chilometri e si snoda su un canale in cui sono presenti tantissimi alberi di ciliegio.

posti per hanami kansai

Photo credits: kcpinternational.com

Rimanendo nella regione del Kansai troviamo forse la più bella veduta di tutto il Giappone e uno dei posti per hanami di eccellenza. Stiamo parlando del castello di Himeji, registrato nella lista del patrimonio dell’umanità nel 1993. Il castello si trova nella città omonima, non molto lontano da Ōsaka ed è anche possibile visitarlo al costo di 1.000 yen (meno di 10 euro).

posti per hanami

Photo credits: wikimedia.org

Non possiamo non citare anche Ōsaka con il suo parco di Kema Sakuranomiya che si estende per più di 4 chilometri lungo il fiume Ogawa. La particolarità di questo posto sono sicuramente gli oltre 4.000 alberi di ciliegio disposti lungo la riva del fiume, percorribile anche attraverso una barca. L’entrata nel parco è gratuita ed è sicuramente un posto perfetto per fare hanami.

posti per hanami

Photo credits: youinjapan.net

Chiudiamo con un altro castello, questa volta a nord del Giappone, uno dei nostri posto per hanami preferiti. Stiamo parlando del castello di Hirosaki nella prefettura di Aomori, proprio di fronte l’isola di Hokkaidō. Anche in questo caso è possibile noleggiare una piccola barca a remi per godersi una vista romantica su più di 2.000 alberi di ciliegio. L’entrata nel parco è a pagamento (circa 500 yen, meno di 5 euro) e si può raggiungere facilmente con il bus dalla stazione di Hirosaki.

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Approfondimenti: Cibo di strada e festival: cosa si mangia durante i matsuri?

Senza alcun dubbio, i festival giapponesi (in giapponese 祭り, matsuri) sono tra gli eventi più apprezzati dai turisti e dai giapponesi stessi, ma cos’è davvero il cibo da matsuri?

Con il termine matsuri si intendono vari eventi che hanno luogo in diverse regioni del Giappone, in diversi periodi dell’anno. È così che i matsuri raccolgono l’anima folkloristica del Paese del Sol Levante. Spesso legati a festività nazionali come quella del mare o dei bambini, raccolgono un ampissimo bacino di persone che si ritrova per festeggiare in un clima solare e di condivisione.

Matsuri

photo credits: japanistry.com

Cibo da matsuri, di cosa si tratta?

Camminando fra le bancarelle che colorano l’ambientazione dei matsuri, non si può non essere attratti dalla moltitudine di odori e colori dei cibi che vengono preparati in queste occasioni. Takoyaki, Karaage, Okonomiyaki, Dango e molti altri ancora. Certamente i matsuri giapponesi non deluderanno gli amanti del buon cibo!

Cibo da matsuri bancarelle

photo credits: learnjapanese123.com

Tra i piatti più apprezzati e sempre presenti in ogni matsuri vi sono quelli alla piastra (o yaki 焼き, in giapponese). Tra questi i più conosciuti sono i takoyaki たこ焼き, “frittelle” di polpo avvolte in una pastella e serviti con maionese, salsa yaki e katsuobushi (petali di tonno essiccato). Da non dimenticare gli Okonomiyaki, お好み焼き, letteralmente “alla piastra come piace a me”, solitamente una base di cavolo e pastella, con all’interno i più disparati condimenti, dalle verdure al pollo.

Menzione d’onore per tutti i prodotti che durante i matsuri vengono serviti fritti, dalle più tradizionali patatine fritte (disponibili in ogni formato), alle pepite di pollo marinate e fritte, il Karaage (唐揚げ). La preparazione di questo prodotto parte dalla marinatura del pollo, solitamente le cosce disossate o il petto, con aglio, mirin, sake e salsa di soia. Dopo una rapida impanatura di sola farina, il pollo viene tuffato in un bagno di olio bollente, per poi essere servito caldo.

Cibo da matsuri karaage

photo credits: ikidane-nippon.com

Ad ogni festival il suo cibo!

Infine, ogni matsuri è caratterizzato dalla presenza di cibi specifici per la festività ed il periodo. D’estate, quando le temperature sono torride e in Giappone si susseguono festival di fuochi d’artificio (o hanabi taikai 花火大会), è comune trovare bancarelle che vendono semplici cetrioli infilzati in uno stecchino di legno e mangiati passeggiando. In altre occasioni, come nei festival primaverili, i giapponesi degustano il dango (団子) palline di riso glutinoso condite con salsa di soia o marmellata di fagioli rossi. Da questa abitudine nasce il detto “Hana yori dango” (花より団子): è meglio ricevere come regalo dei dango piuttosto che dei fiori.

Cibo da matsuri dango

photo credits: sakura.co

Quando presto andrete in Giappone, il mio consiglio è quello di godere della bellezza e del clima dei matsuri. Il calendario delle festività giapponesi è molto fitto ed è probabile imbattersi in uno di questi eventi anche durante brevi periodi di soggiorno. Il divertimento, anche per i palati più esigenti, è assicurato. Il Giappone più autentico vi aspetta!

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Approfondimenti: Hanami, l'ammirare i fiori

Tutti abbiamo sentito parlare di Hanami almeno una volta nella vita.
La primavera è alle porte e assieme al clima sereno e alla natura che torna a rinverdire gli spogli alberi, anche noi torniamo ad essere allegri e sorridenti. L’hanami è una tradizione giapponese che si celebra in questo periodo, e se volete saperne di più venite con noi e continuate a leggere per scoprire tutte le curiosità su questa ricorrenza!

Cos’è l’hanami

hanami sakura

photo credits: wikipedia.org

La celebrazione dell’hanami coincide con l’inizio della fioritura, in un lasso di tempo che va da marzo fino a maggio inoltrato. Il significato della parola ‘hanami’ viene tradotto con ‘guardare i fiori’, dove forse ‘guardare’ può essere sostituito con ‘ammirare’.

Sì, perché quella dell’hanami è una vera e propria usanza atta ad ammirare la bellezza degli alberi in fiore, in particolare dei ciliegi (sakura): i giapponesi amano perdersi a contemplare i bianchi e rosei petali di questa pianta, e spesso accompagnano le loro visite ai parchi con dei picnic all’ombra degli alberi più famosi del Sol Levante.

Ciò che suscita l’interesse del popolo nipponico nei confronti di tale festività e dei sakura, non è solamente lo splendore estetico di questi ultimi, ma anche il significato profondo che c’è dietro tutto ciò. Il ritorno colorato e radioso di madre natura durante la primavera simboleggia un ciclo che ci ricorda che dopo il grigiore e la tristezza dell’inverno segue sempre una stagione più felice e tranquilla. Allo stesso modo, tuttavia, anche quei mesi passeranno, per lasciare nuovamente spazio a tempi più difficili.

L’hanami insegna quindi a riflettere sulla caducità della vita, sulla bellezza passeggera, sulla ciclicità degli eventi di cui facciamo parte. Dobbiamo saper apprezzare quei fugaci momenti di quiete e meraviglia, ritenendoci fortunati.

La storia

hanami

photo credits: wikipedia.org

Quella dell’hanami, tra l’altro, è una tradizione molto antica e legata a doppio filo con gli alberi di ciliegio. Infatti, verso primavera, se c’era stato un buon raccolto, si era soliti piantare un sakura in onore del favore dei kami (le divinità del Giappone) e a testimonianza della fertilità e della ricchezza dei campi. Inoltre, il petalo di ciliegio, nella sua bellezza e nel fatto che prima o poi cade staccandosi dal ramo, è considerato perfetto. Questo lo ha reso protagonista di numerosi emblemi appartenenti a samurai, individui che a loro volta venivano reputati perfetti, in quanto valenti guerrieri che trovavano la propria realizzazione nella morte in battaglia, cadendo, appunto.

Da allora imperatori e gente normale hanno continuato a venerare e a rispettare i sakura, trovando nell’hanami l’apice di questa ammirazione. Oggi tale ricorrenza si celebra persino oltreoceano, e in Giappone il bollettino meteorologico avverte dove e quando avverranno le fioriture più abbondanti e suggestive del Paese.

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Comincia il Japanese Film Festival 2022

Lunedì 14 Febbraio ha preso ufficialmente il via la seconda edizione del Japanese Film Festival online.

Photo credits: news-24.it

Il progetto, realizzato dalla Japan Foundation, ha l’obiettivo di far conoscere al mondo il cinema giapponese e far viaggiare direttamente da casa propria il pubblico. Fino al 27 Febbraio, saranno disponibili gratuitamente sul sito del JFF 20 film giapponesi sottotitolati in italiano. I generi saranno vari, dal documentario al thriller passando per il drammatico, ognuno potrà trovare il film più adatto ai propri gusti. Per usufruire del servizio sarà necessario creare un account, dopodiché è possibile scegliere il film che sarà disponibile per 48 ore dal primo avvio.

I precedenti del Japanese Film Festival

Il Festival si è tenuto per la prima volta nel 2016 nei paesi del sud-est asiatico, per poi toccare nei due anni successivi Russia, Cina e India. Prima dell’inizio della pandemia, quindi, l’evento era principalmente in presenza per poi passare ad una forma ibrida nel 2020. Infatti, da novembre di quell’anno fino a marzo 2021, il Japanese Film Festival si è tenuto per la prima volta anche online, riscuotendo un discreto successo con più 210.000 visualizzazioni. In quell’occasione, i film furono distribuiti in 20 paesi nel mondo secondo un programma stabilito paese per paese. Quest’anno, invece, i film saranno disponibili nello stesso intervallo di tempo per ognuna delle 25 nazioni scelte e saranno solamente in formato digitale. Ma vediamo alcuni dei titoli più interessanti e quelli da non perdere assolutamente.

Japanese Film Festival

Photo credits: wikipedia.org

Rashōmon

Partiamo subito da un grande classico del cinema giapponese. Il film è un adattamento letterario di due racconti dello scrittore Akutagawa Ryūnosuke e diretto da uno dei registi più importanti della storia del cinema: Akira Kurosawa. Fu anche grazie a lui se il cinema giapponese venne “scoperto” in Occidente dopo la vittoria del Leone d’oro di Venezia nel 1951. Non solo, perché l’anno successivo riuscì a vincere anche l’Oscar come miglior film straniero. Il film presenterà le versioni di quattro diversi narratori sul violentamento di una donna e l’uccisione di suo marito in un bosco. Ognuno, quindi, racconterà una versione differente dall’altro. A queste, Kurosawa permette agli spettatori di aggiungere la propria versione, perché nel racconto nessuna viene giudicata come giusta. Un film, quindi, da non perdere per gli appassionati di cinema e non solo.

Japanese Film Festival

Photo credits: mydramalist.com

Her Love Boils Bathwater

Si tratta di un film uscito nel 2016 e arrivato al settimo posto nella top 10 della rivista di critica cinematografica Kinema Junpō nello stesso anno. La protagonista è Futaba, una madre single che scopre di avere pochi mesi di vita a causa di un cancro in stato avanzato. Decide, quindi, di fare di tutto per lasciare la famiglia nel migliore dei modi. Rintraccerà il marito da cui si è separata e insieme alla figlia e un’altra ragazzina riapriranno l’onsen (bagno termale giapponese) di famiglia. Sicuramente uno film dei film più interessanti, una storia delicata che tocca il cuore.

sumodo Japanese Film Festival

Photo credits: animeclick.it

Sumodo – The Successors of Samurai

Passiamo ora al genere documentaristico con questo lungometraggio uscito nel 2021. Il documentario racconterà in modo dettagliato il sumo, molto più di uno sport, mostrando al pubblico gli aspetti meno conosciuti della disciplina. Verrà quindi, presa in esame la rigorosa preparazione fisica e mentale dei lottatori, ma anche i legami del sumo con la storia del paese. Si tratta, insomma, di una preziosa occasione per capire in fondo una disciplina dalle radici storiche e profonde.

Japanese Film Festival

Photo credits: asianwiki.com

Japanese Film Festival: Aristocrats

Film uscito nel 2021 e diretto dalla giovane regista Sode Yukiko. Le protagoniste sono due ragazze di origini completamente diverse, intente a trovare la propria strada nella Tokyo contemporanea. La storia è divisa in vari capitoli e la regista si concentra in particolare sul concetto di classe e aspettative sociali all’interno della società giapponese. Non sarà definita, però, una parte “cattiva”, poiché l’intento è piuttosto di raffigurare dei giovani manipolati da poteri più grandi di loro.

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Libri Giapponesi: 10 uscite da non perdere nel 2022

Se c’è una cosa che le persone hanno riscoperto in questi anni è il piacere della lettura, quindi oggi condividiamo con voi alcuni libri giapponesi da non perdere in questo 2022.

Il 2022 è già ricco di tante sorprese letterarie e non c’è mai stato miglior momento per dedicarsi alla scoperta e riscoperta di autori giapponesi. Quindi bando alle ciance e buona lettura!

Libri giapponesi consigliati da Giappone in Italia

1. Longing and Other Stories di Junichiro Tanizaki (tradotto da Anthony H. Chambers e Paul McCarthy)

Libri giapponesi

Uno degli autori classici giapponesi, Tanizaki ha ammaliato e affascinato il cuore di moltissimi lettori in tutto il mondo. Questa raccolta presenta alcune delle sue prime opere e si concentra sul concetto di famiglia, in particolare fra madre e figlio. Uno dei libri giapponesi più interessanti per tutti quelli che vogliono approfondire il mondo di Tanizaki.

2. Il mio annientamento di Fuminori Nakamura (tradotto da Sam Bett)

Libri giapponesi

Questo è un libro dedicato a tutti gli amanti del genere dark thriller. Fuminori Nakamura ci regala una narrazione complessa presentate come un diario personale. Un grave crimine è stato commesso e fra resoconti e domande filosofiche e i lettori non potranno che stare sulle spine. Cosa sarà vero o cosa saranno semplicemente i pensieri mostruosi senza filtri di uno psicopatico? Non vi resta che leggere per scoprirlo.

3. Questo monaco porta i tacchi: Sii chi sei di Kodo Nishimura

Libri giapponesi

La nostra autenticità è tutto e questo libro di Kodo Nishimura ci fa capire ancora di più quando sia importante essere veri con noi stessi. Un approfondimento sul tema dell’auto-accettazione con consigli e insegnamenti buddisti. Questa guida di vita e spirituale vi incoraggerà ad esprimere il vostro vero io, senza paura e senza vergogna.

4. Di archi e cerchi di Marc Peter Keane

Libri giapponesi

Questa lettura è dedicata a tutti gli architetti appassionati di Giappone. Una lettura per elevare la conoscenza sui giardini, il design e l’estetica del Sol Levante. Keane, architetto statunitense, parla della sua esperienza nel progettare giardini e installazioni artistiche a Kyoto. Un libro che vi trasporterà nel mondo del Giappone dal punto di vista di un professionista del settore.

5. Woman Running in the Mountains di Yuko Tsushima (Tradotto da Geraldine Harcourt)

Essere donna nel mondo di oggi, specialmente in Giappone, non è semplice. Questo è un racconto accattivante di una madre single che sfida le convenzioni sociali, la famiglia crescendo il proprio figlio.

6. Don’t Worry: 48 Lessons on Relieving Anxiety from a Buddhist Monk di Shunmyo Masuno (tradotto da Allison Markin Powell)

Dopo la pandemia, i casi di depressione e ansia sono aumentati e questa è una lettura che potrebbe aiutare alcuni di voi. Le 48 lezioni di Masuno sono una combinazione di consigli amorevoli e detti Zen che vi aiuteranno se non a liberarvi a combattere le vostre ansie. Tutto parte da un semplice pensiero e prima lezione: smetti di paragonarti agli altri e il 90% delle tue ossessioni scomparirà. Uno dei libri giapponesi più consigliati per aiutare a combattere l’ansia e lo stress.

7. Il colore del cielo è la forma del cuore di Chesil (tradotto da Takami Nieda)

Questo è il diario di una diciassettenne, Ginny Park, che sta per essere nuovamente cacciata da scuola. Nei suoi pensieri lei riflette sulla sua vita in Giappone facendo parte di un’etnia coreana e sul motivo per cui se ne è andata da questa terra. Ispirato dai fatti personali dell’autore, questo libro ci regala uno sguardo sulla complessità dell’appartenenza e sul combattere i pregiudizi e l’odio.

8. The Shining Sea di Koji Suzuki

Il rinomato autore della serie Ring ritorna con un racconto da brivido sull’acqua. Una donna ha perso la memoria dopo essere quasi annegata e il suo compagno è in mare aperto. Qualcosa è successo tra loro, ma cosa?

9. Solo Dance di Li Kotomi (Traduzione di Arthur Reiji Morris)

Vincitore del Gunzo New Writers’ Award for Excellence nel 2017, Solo Dance è un’emozionante storia di coming-of-age sul crescere gay a Taiwan e in Giappone. Norie Cho, in superficie, è un’impiegata media di Tokyo. Tuttavia, vive una “vita non convenzionale” almeno per gli standard eteronormativi che la circondano.

10. The Thorn Puller di Hiromi Ito (tradotto da Jeffrey Angles)

Libri giapponesi

Il primo romanzo di Ito tradotto in inglese è un dettaglio umoristico e poetico delle complessità della vita interculturale. Il narratore si destreggia fra le sue due famiglie, separate da un oceano e da differenze culturali che sembrano impossibili da superare creando caos lungo la strada.

credits: Tokyo Weekender

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Approfondimenti: 6 prefetture sottovalutate in Giappone da visitare

6 prefetture sottovalutate in Giappone da visitare che non potete perdere! Il Giappone ha una quantità impressionante di luoghi da esplorare. Questa nazione è composta da 47 prefetture, ognuna con la propria cultura regionale e il proprio paesaggio distintivo come ad esempio Kagawa, Yamagata e Gifu.

Ecco una veloce occhiata a queste prefetture per darvi un’idea su come secondo noi sarebbe bello organizzare un viaggio!

6 prefetture sottovalutate in Giappone

Photo credit: timeout.com

6 prefetture sottovalutate in Giappone: Mie

Mie è una prefettura spesso trascurata a favore della vicina Nara, la famosa città dei cervi. Nonostante questo, pensiamo che Mie sia una prefettura in cui dovete assolutamente andare a visitare per tanti motivi: uno di questi è che è famosa per i suoi frutti di mare, in particolare l’ise-ebi (aragosta spinosa) e le ostriche. Alle ostriche si collega l’antica tradizione delle ama (donne subacquee), che si immergono sul fondo dell’oceano per raccogliere perle senza l’uso di attrezzature subacquee.

Per quanto riguarda le visite turistiche, ci sono tre attrazioni principali: Ise Jingu, dedicata alla dea del sole Amaterasu e considerata tra i luoghi più sacri della religione scintoista, la terrazza di riso Maruyama e il Santuario Futamiokitama, che ospita una coppia di particolari formazioni rocciose che sembra portino fortuna ai novelli sposi.

6 prefetture sottovalutate in Giappone

Photo credit: timeout.com

6 prefetture sottovalutate in Giappone: Yamagata

Nonostante Hokkaido e Nagano siano le destinazioni invernali più ovvie per gli appassionati di sport invernali, le vaste montagne di Yamagata sono un’attrazione degna di nota.

I cosiddetti “mostri di neve” sono in realtà alberi che congelati, stupendi da vedere quando non si è sulle piste, insieme alla città delle sorgenti calde di Ginzan Onsen, che vanta un’architettura secolare che ricorda le scene del film “Spirited Away” di Hayao Miyazaki.

Ma Yamagata merita anche senza neve con i suoi santuari e templi come lo Yamadera che risale all’anno 860 la cui vista vale i 1.000 gradini di pietra che ci vogliono per arrivarci oppure i santuari scintoisti sui monti Gassan e Yudono.
6 prefetture sottovalutate in Giappone
Photo credit: timeout.com

6 prefetture sottovalutate in Giappone: Kagawa

Nella prefettura di Kagawa troviamo varie isole come  Naoshima, con i suoi musei e installazioni artistiche, Teshima, Ogijima e Oshima, tutte bellezze da non perdere. ma sulla terraferma la prefettura riesce a stupirci ugualmente con i suoi bellissimi uliveti e siti storici, come l’antico pellegrinaggio di Shikoku che passa attraverso 88 templi buddisti sacri.
6 prefetture sottovalutate in Giappone
Photo credit: timeout.com

6 prefetture sottovalutate in Giappone: Gifu

Gifu è situata nel cuore di Honshu, l’isola più grande del Giappone, ed è solo una delle otto prefetture senza sbocco sul mare. La prefettura ha una storia orgogliosa della lavorazione del legno e dell’artigianato. I falegnami della città di Takayama furono persino incaricati di aiutare a costruire gli importanti santuari e le strutture di Nara e Kyoto durante il periodo Edo, compreso il Palazzo Imperiale dell’ex capitale.

Si può vedere l’eccezionale architettura in legno di Gifu in aree come il villaggio di Shirakawa-go, un patrimonio mondiale dell’Unesco accuratamente conservato che presenta pittoresche case triangolari con il tetto di paglia circondate da una fortezza di montagne. Nella città storica di Takayama, Hida Furukawa, si può esplorare l’architettura del patrimonio della regione nel museo all’aperto Hida no Sato.

Anche se la prefettura è piena di zone rurali, è piena di attività. In estate, si può partecipare a tour in barca per la pesca del cormorano lungo il fiume Nagara. Questo metodo di pesca tradizionale esiste da più di 1.000 anni ed è una pratica in via di estinzione. Qui i pescatori accendono le loro barche di legno con torce e guidano uno stormo di uccelli addestrati a tuffarsi nell’acqua e a catturare i pesci.

6 prefetture sottovalutate in Giappone

Photo credit: timeout.com

6 prefetture sottovalutate in Giappone: Miyazaki

La prefettura meridionale dell’isola di Kyushu con i suoi paesaggi naturali mozzafiato e il suo clima tropicale, come Okinawa, Miyazaki offre spiagge di sabbia bianca ma anche vaste grotte per ii viaggiatori in cerca di avventura.

Una delle sue attrazioni più famose è la gola di Takachiho, che si può attraversare su una barca a remi per ammirarne le cascate. Nella zona di Takachiho si trova anche il sacro Amanoiwato-jinja, un santuario nascosto in una grotta rocciosa dedicato alla dea del sole Amaterasu.

Vicino alla costa, si trovano le formazioni rocciose soprannominate ‘Devil’s Washboard’ e il Sun Messe Nichinan. Quest’ultimo presenta una fila di statue Moai dell’isola di Pasqua, le uniche repliche di statue Moai ufficialmente autorizzate al mondo. Sono state presentate al Giappone come espressione di gratitudine per aver aiutato nel restauro delle statue vere.

6 prefetture sottovalutate in Giappone

Photo credit: timeout.com

6 prefetture sottovalutate in Giappone: Ishikawa

Ishikawa è piena di case da tè tradizionali e vecchi castelli. Questa piccola prefettura costiera di Honshu è piccola ma piena di storia, con i suoi castelli feudali, giardini giapponesi accuratamente coltivati e frutti di mare appetitosi.

La capitale di Ishikawa, Kanazawa, è un epicentro culturale poiché era una delle città più ricche del Giappone durante il periodo Edo (1603-1867), piena di ricchi mercanti e potenti signori feudali. Sentirai la grandezza della città dal momento in cui esci dalla stazione ferroviaria, dove vedrai la magnifica porta Tsuzumimon (nella foto) ispirata ai tamburi tradizionali giapponesi.

Come Kyoto, Kanazawa continua ad essere conosciuta per i suoi quartieri come Higashi Chaya, dove le maiko (apprendiste geisha) sono spesso viste camminare in kimono decorativi per le strade di case tradizionali del periodo Edo. Altre attrazioni che esistono dal periodo Edo sono i tradizionali giardini di Kenrokuen e il mercato di Omicho. Quest’ultimo è il più grande mercato di cibo fresco della città e un paradiso per i buongustai, che vanta circa 200 bancarelle di prodotti e spuntini di strada come crocchette e ostriche da assaggiare in viaggio.

Prima di partire, assicuratevi di controllare il Museo d’Arte Contemporanea del 21° secolo di Kanazawa, famoso soprattutto per la sua iconica installazione di Leandro Erlich, ‘The Swimming Pool’.

Questi sono i nostri consigli e ci troviamo assolutamente d’accordo con timeout.com , quindi vi auguriamo buon viaggio e…fateci sapere

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Approfondimenti: Viaggio in Giappone attraverso il Ramen e le sue varianti regionali

Il ramen (ラーメン o 拉麺) è un piatto tipico giapponese introdotto dalla Cina a partire dagli inizi del Novecento. Il processo per la realizzazione è lungo e dispendioso: la complessità e il numero di ingredienti fa sì che spesso in Giappone vi siano locali specializzati nella realizzazione di questo piatto. Accompagnato da un ottimo piatto di gyoza o una birra, il ramen si configura come un perfetto comfort-food per chi vuole stare in compagnia e condividere un pasto con amici o colleghi. La versione più diffusa sia in Giappone che nel resto del mondo è lo Shoyu Ramen (醤油ラーメン; shōyū rāmen), con un brodo a base di soia, pasta di frumento e topping come uovo marinato, carne di maiale, bamboo, cipollotto e alga nori.

ramen

photo credits: tabizine.jp/

Un buon ramen è composto da tre parti principali: il brodo (汁; shiru), la pasta (麺; men), e i vari topping (トッピング; toppingu). In relazione alle proporzioni e alle tipologie di questi tre ingredienti possiamo quindi distinguere un’incredibile varietà di prodotti a seconda del luogo in cui questi ultimi vengono cucinati. Ne esistono quindi innumerevoli versioni, tanto da riuscire a compiere virtualmente un viaggio gastronomico da nord a sud del Giappone, per gustare e osservare le peculiarità e le caratteristiche di ogni piatto. In attesa di poter tornare di persona nel “paese del sol levante”, ripercorriamo alcuni dei ramen delle città più famose. Allacciate le cinture, prossima fermata: Sapporo!

Sapporo Ramen (Sapporo)

photo credits: taberukoto.jp

La prima tappa del nostro viaggio è Sapporo, in Hokkaidō, città famosa per la natura che la circonda, la freschezza degli ingredienti e gli innumerevoli festival invernali. A Sapporo, il ramen è considerato un piatto fondamentale per affrontare le temperature rigide dell’inverno e si caratterizza per una zuppa molto ricca a base di maiale, pollo o pesce. Solitamente vengono utilizzati noodle spessi e robusti e topping come carne di maiale, mais, cavolo verza e uovo bollito. Per un’esperienza autentica al 100% ci si può cimentare nell’aggiunta di burro per ingrassare ulteriormente il piatto.

Stamina Ramen (Sendai)

ramen

photo credits: ibarakiguide.jp

Scendendo più a sud, troviamo Sendai, nella prefettura di Miyagi. La città è tristemente ricordata per essere stato l’epicentro del Grande Terremoto del 2011, ma conta numerossime attrazioni turistiche relative al Giappone feudale. Il ramen tipico di questa città è lo Stamina Ramen che, come suggerisce il nome, è un piatto molto ricco e speziato. La pasta alla base è spessa ed è accompagnata da cipolle, zucca, cavolo, carote e fegato marinato. A coprire il tutto vi è la salsa Ankake, molto densa con dashi, soia e fecola di patate.

Hachijoji Ramen (Tokyo)

photo credits: taberukoto.jp

Tokyo è la capitale del Giappone, crocevia di culture e base dell’economia nazionale. Oltre che per i suoi numerosissimi spot turistici, è una città famosa anche per la cucina, influenzata da diverse culture e regioni. Tuttavia, esiste una tipologia di ramen caratteristica del Kansai, con una zuppa dal sapore molto forte a base di soia: l’Hachijoji Ramen. Oltre che per il bordo, questo piatto si differenzia per il fatto di avere una pasta molto liscia e saporita, solitamente guarnita con una fetta di maiale arrosto, cipolle fresche e bambù. L’Hajijoji Ramen è molto popolare tra gli abitanti della zona est di Tokyo, dove numerosi ristoranti a conduzione famigliare lo servono in locali molto piccoli e caratteristici.

Takaida di Osaka

ramen

photo credits: taberukoto.jp

Salendo ora su uno Shinkansen (il treno proiettile giapponese), spostiamoci ulteriormente verso sud. Dopo un viaggio di circa due ore, ci troviamo a Osaka, famosissima città del Kansai, nonché una delle più apprezzate tra turisti e non solo. Il ramen tipico di questa zona è il Takaida Ramen, con una pasta molto spessa e consistente, un brodo leggero a base di soia, carne di maiale tagliata fine e abbondanti cipollotti freschi. Camminando nella coloratissima e rumorosa zona di Nanban ad Osaka, sono numerosissimi i locali che servono questo tipico piatto, largamente apprezzato dai locali.

Onomachi di Hiroshima

photo credits: taberukoto.jp

La penultima tappa del nostro viaggio culinario è Hiroshima, capitale del Honshu e conosciuta come importante centro storico e culturale. Questa città è famosa per la sua cucina e i ristoranti tipici che ne rendono l’atmosfera unica e calorosa. Il ramen tipico di questa zona è lo Onomachi Ramen, la cui peculiarità principale è la presenza di noodle piatti e sottili, accompagnati da un brodo ricco a base di salsa di soia. I topping utilizzati sono semplici ma di estrema qualità e tipici del territorio: arrosto di maiale a fette, bamboo, uovo bollito e cipollotto.

Hakata Ramen (Fukuoka)

ramen

photo credits: taberukoto.jp

Salutiamo Hiroshima e prepariamoci a scendere verso Fukuoka, città che sorge sulla costa settentrionale, dalle temperature miti e dalla natura selvaggia. A contrapporsi con le bellissime spiagge e gli antichi templi vi sono i moderni centri commerciali dove ovviamente non può mancare del buonissimo cibo. Il ramen tipico di Fukuoka e l’Hakata ramen, uno dei piatti più conosciuti e amati del Giappone. La zuppa è realizzata con il maiale lasciato bollire per ore con l’aggiunta di latte. I noodle sono estremamente sottili e leggeri, solitamente accompagnati con fette di maiale, germogli di soia, cipollotto e sesamo. Lo “Stile Hakata”, è uno dei più apprezzati del Giappone, tanto da contare tantissime sottoversioni. Provare per credere!

Il nostro viaggio fra le tipologie di ramen giapponese giunge al termine! Quale versione del ramen preferiresti assaggiare? Spesso il cibo diventa un portale verso altre culture e mai come in questo caso si possono percepire le differenze di stile e personalità delle varie città giapponesi. Shoyu, Stamina, Hachijoji, Takaida, Hakata od Onomachi. Scegli il tuo ramen!

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