Gagaku, tra organizzazione e istituzione
Affrontare la storia del Gagaku, come già scritto, è affrontare la storia musicale dell'Asia. Prima di addentrarci all'interno delle varie problematiche e classificazioni è bene chiarire come i giapponesi di allora approcciarono e in un primo momento risolsero l'importazione continua di musiche dall'estero. Poco prima dell'epoca Heian si rese necessario un codice che regolamentasse non solo l'apparato amministrativo statale ma anche la musica stessa. A questo scopo, su modello T'ang, venne stilato un codice penale e civile, chiamato Ritsu-ryō, in cui si prevedeva la costituzione di una vera e propria agenzia governativa preposta all'amministrazione musicale, ovviamente sempre in seno alla nobiltà di corte, chiamata Gagakuryō o utamai no tsukasa di competenza del Ministero per gli affari aristocratici ovvero il Jibushō. Leggere di più
Samurai contro Dragone: la sfida del secolo
Prevedere la configurazione del potere in Asia orientale da qui al 2020 comporta due operazioni strettamente connesse tra loro: calcolare i livelli di potere degli attori principali e individuare la presenza o meno di un potenziale egemone tra loro.
Non risulta un'operazione di facile realizzazione, tuttavia, è sempre possibile esprimere giudizi sulle architetture geopolitiche che hanno maggiore possibilità di emergere e, in particolare, prestando attenzione allo sviluppo delle relazioni tra le due grandi potenze asiatiche: Cina e Giappone.Leggere di più
Venti regole per un training lungo una vita
Il training per il Chado è molto simile all’allenamento delle arti marziali. Anche se non è un’attività fisica, il Chado allena il corpo e rafforza il carattere esattamente come le arti marziali. È uno sforzo che dura una vita e, se non ci si allena costantemente, si retrocede inesorabilmente.
All’inizio della loro educazione formale, i giovani samurai erano istruiti a scrivere con il pennello una copia delle regole seguenti e quindi a firmare e datare il documento come un impegno per tutta la vita. Penso che si applichi anche all’addestramento per il tè.
- Non mentire mai.
- Non dimenticare mai di essere grati verso il proprio signore.
- Non dimenticare mai di essere grati verso i propri parenti.
- Non dimenticare mai di essere grati verso i propri insegnanti.
- Non dimenticare mai di essere grati verso i propri simili.
- Non fare nulla per offendere gli dei, i Buddha e i propri antenati.
- Non invidiare i bambini piccoli.
- Non caricare gli altri con i propri problemi.
- Non c’è posto per la rabbia o l’ira nella Via.
- Non gioire delle sfortune degli altri.
- Fai del tuo meglio per fare del tuo meglio.
- Non girare le spalle agli altri e non pensare soltanto a te stesso.
- Quando mangi, pensa al duro lavoro dei contadini che hanno coltivato il cibo. Non sprecare mai le piante, gli alberi, la terra o le pietre.
- Non vestire in abiti eleganti né perdere tempo con l’apparenza superficiale.
- Comportati sempre bene con buone maniere.
- Tratta sempre tutti come ospiti d’onore.
- Per superare l’ignoranza, impara da quante più persone è possibile.
- Non studiare né praticare le arti solo per farti un nome.
- Gli esseri umani hanno aspetti positivi e negativi. Non sottovalutare né deridere nessuno.
- Sforzati di comportarti bene ma tieni nascoste le buone azioni e non cercare le lodi altrui.
Da I segreti del Budo, gli insegnamenti dei maestri delle arti marziali di John Stevens
Tratto e tradotto dal Blog di Sweet Persimmon da Mariella Minna
Cucina giapponese
Miso-shiru
Minestra con pasta di soia
Ingredienti
100 g di gamberetti crudi, 5 tazze di brodo di manzo, 1 tazza di miso, ½ cucchiaino di glutammato monosodico, tofu, 4 porri
Preparazione
Sgusciate i gamberetti e tritateli. Uniteli al brodo che avrete portato a bollore in una casseruola; riducete la fiamma, cuocete 5 minuti. Mescolate al brodo il miso e il glutammato monosodico; cuocete altri 5 minuti.
Tagliate a cubetti il tofu, tritate i porri, aggiungete gli uni e gli altri alla minestra e immediatamente togliete dal fuoco. Servite caldo.
Tratto da cookaround.com
La musica dell'Impero: Il repertorio gagaku
Quest'anno, in occasione del Festival MiTo, è stato presentato un focus dedicato alle musiche del Giappone, al pubblico italiano sarà data quindi la possibilità di ascoltare in sala da concerto musiche come quelle per il teatro Nō e Kabuki, ma una di queste rimane ai più sconosciuta non solo nel suono ma anche nel nome, il repertorio gagaku. Se infatti le prime due musiche citate sono state, in varia misura, già ascoltate in occidente grazie a media diversi ed eterogenei, in particolare il Kabuki, il repertorio gagaku è da sempre il meno nominato, sia perché è la musica più antica sopravvissutaci dell'arcipelago nipponico e sia perché la sua fruizione è sempre stata appannaggio di un élite nobiliare nell'antichità e pochissimi cultori oggi. In aggiunta la sua conoscenza al di fuori del Giappone, se non per la significativa eccezione della Cina che andremo a spiegare mano a mano, è estremamente limitata e si colloca in pochi brani raccolti in cd “folkloristici” e qualche tournée di troupes in Europa. Lo scopo di questa sezione del blog sarà quindi chiarirne la storia e le dinamiche, nonché svelarne, dove ce ne sia bisogno, le tematiche e la tecnica con cui il gagaku ci parla da un così remoto periodo, abbracciando sia le sue numerose danze che il repertorio strumentale, sia gli aspetti legati agli strumenti impiegati e la loro storia sia comprendendo la società in cui nacque e si sviluppò, imprescindibile per la corretta comprensione non solo di questa ma di tutte le musiche.
Edmondo Filippini
Dottore magistrale in Musicologia presso l'Università Statale di Milano.
E-mail: filippiniedmondo@yahoo.co.jp
Cucina giapponese
Granchio fritto
Ingredienti
120 g di polpa di granchio in scatola, 2 cucchiai di prezzemolo tritato, maionese, 2 fogli di nori, 1 uovo sbattuto, ¼ di tazza d'acqua, 1/3 di tazza di farina, olio per friggere
Preparazione
Scolate la polpa di granchio dal liquido e spezzettatela finemente. Mettetela in una ciotola con il prezzemolo e la quantità desiderata di maionese, amalgamate, dividete in parti.
Tagliate in 8 pezzi il foglio di nori e in ogni pezzo avvolgete una porzione del composto di polpa di granchio.
Preparate una pastella mescolando delicatamente l'uovo, l'acqua e la farina; tuffatevi gli involtini di granchio, friggeteli nell'olio già ben caldo. Sgocciolate su un pezzo di carta assorbente per eliminare l'unto in eccesso; servite caldo.
Tratto da cookaround.com
Cucina giapponese
Gamberi onigara – gamberi alla griglia
Ingredienti
12 gamberi molto grossi, ½ tazza di salsa di soia, ½ tazza di mirin, sansho.
Preparazione
Eliminate testa e zampe dei gamberi; lavateli, asciugateli e infilzateli su spiedini dopo aver inciso il guscio su tutta la parte inferiore.
Grigliateli a forte calore, esponendoveli prima dalla parte superiore; quando sono quasi cotti, preparate una salsetta mescolando salsa di soia e mirin e versatela sulla parte inferiore dei gamberi e sull'estremità aperta (là dove avete tolto la testa). Grigliate ancora finché la salsa è asciugata.
Cospargete con sansho e servite subito.
Tratto da cookaround.com
L’uomo e la donna nella società giapponese contemporanea attraverso l’amae.
“L’era della donna” (onna no jidai), così si sente spesso dire di questi tempi in Giappone, perché in effetti la donna sembra abbia raggiunto in larga parte una condizione di parità che la vede protagonista o comunque partecipe di ruoli sociali piuttosto elevati, come l’ingresso in politica, con la possibilità di scegliere liberamente tra una buona varietà di opzioni nel pieno raggiungimento di uno stile di vita adeguato alle proprie esigenze.
Ma si tratta effettivamente di emancipazione? Le donne sono realmente libere di muoversi come reputano senza conseguenze che vadano ad intaccare la loro libertà effettiva? Ciò che è interessante è soprattutto chiedersi come le donne stesse si autoritraggano all’interno del sistema e come considerino il proprio stato attuale. E questa è una cosa davvero difficile da evincere in una società come quella giapponese, soprattutto se si pensa che la percezione individuale varia comunque a seconda dell’età, dello status socio-economico, del background educativo e del livello di consapevolezza circa i problemi relativi alla condizione della donna. Leggere di più
Sedere e ascoltare il vento tra i pini
La maggioranza delle classi di tè Issoan sono di sera e gli studenti vengono spesso direttamente dopo il lavoro o dall’ora di punta del traffico per raggiungere la scuola. Di solito iniziamo la lezione con 10-15 minuti di zazen. Già sedere in silenzio e respirare profondamente aiuta a metterci alle spalle parte della polvere del mondo, a concentrarci e a essere pronti per lo studio.
I miei studenti mi chiedono spesso qual è il modo corretto di meditare. Non so molto sulla meditazione Zen ma per far iniziare i miei studenti, li faccio sedere in seiza (se in kimono) o a mezzo loto (grazie, Jordan) o con le gambe incrociate. Seduti con la schiena dritta, le orecchie allineate alle spalle, le braccia comodamente in grembo, la mano sinistra sopra quella destra, i palmi verso l’alto e i pollici uniti. Accendiamo l’incenso, suoniamo la campana e svuotiamo le nostre menti. Cerca di contare i respiri da 1 a 10 e da 10 a 1 oppure lascia che i pensieri vadano e vengano e si stabilizzino all’interno.Leggere di più