Da un'email nasce un romanzo: il fenomeno dei keitai shosetsu

I keitai shōsetsu sono il nuovo movimento letterario giapponese sviluppatosi nell’ultimo decennio. Il termine tradotto significa “romanzi per il cellulare”. Si tratta appunto di romanzi virtuali che, non solo vengono letti, ma anche scritti sullo schermo del proprio telefono cellulare da giovani autrici amatoriali, non necessariamente interessate alla letteratura, le quali narrano con genuina semplicità le loro esperienze di vita sociale, introducendo al tempo stesso un nuovo tipo di scrittura all’occidentale.

Lo stesso termine comprende anche gli e-book, ovvero libri nati in forma cartacea e poi trasposti in versione elettronica per essere letti principalmente sul PC o palmare, e recentemente anche con il cellulare. Per i keitai shōsetsu il procedimento è inverso, in quanto nascono in versione elettronica e quelli di maggior successo vengono pubblicati in forma cartacea. Leggere di più


Tosa Nikki

Ki no Tsurayuki

Il “diario di Tosa” è un'opera scritta nel 935 da Ki no Tsurayuki, un poeta della ristretta cerchia imperiale che un anno prima era stato nominato governatore della remota provincia di Tosa, e che quindi aveva dovuto abbandonare la capitale.

Nel diario vengono descritti i 55 giorni di viaggio e di traversata per tornare alla capitale Kyoto, conservando sempre il distacco dell'osservazione disinteressata senza mai esprimere giudizi morali o di classe sulle persone incontrate. Osserva quindi la realtà per cogliere la pienezza della vita; in questo modo ha la forza di affrontare le asperità del viaggio e dell'esistenza, visto che nella città di Tosa aveva perso la figlia. Il testo è quindi pieno di osservazioni sulla vita, sulla caducità ed ineluttabilità del destino e il senso dello scorrere del tempo è dato dai vari rituali, cerimonie e festività.  I sentimenti dominanti sono tristezza, sconforto e ansia che sembra svanire con l'avvicinarsi a luoghi noti e a Kyoto. Leggere di più


Kenzaburo Oe, mio figlio mi parla in silenzio

 Il premio Nobel giapponese Kenzaburo Oe racconta come comunica col figlio attraverso la musica.

“Mia moglie e io abbiamo un figlio con un handicap mentale. Tra le due parti del suo cervello mancano connessioni importanti: perciò non potrà mai collegare le parole al loro significato. Così hanno detto i medici dopo il primo, difficile intervento chirurgico. All’epoca, Hikari era un bebè.

Naturalmente io e sua madre siamo rimasti choccati da questa diagnosi. A chi la osservava dall’esterno, mia moglie non mostrava nessuna reazione, nessuna delusione né tristezza, nulla. Anch’io mi sentivo come se avessero cancellato i miei sentimenti. Però, combattevo contro i fatti, e allo stesso tempo mi odiavo. Ho scritto un libro sulla fase traumatica che abbiamo attraversato dopo la nascita di Hikari; la scrittura mi ha aiutato a superare la rigidità. Dopo di che, mio figlio diventò il centro della mia vita. Imparai a convivere con il suo silenzio, poiché non desideravo più lottare per cercare di superare il suo handicap.

Hikari è nato il 13 giugno 1963. Dall’agosto dello stesso anno, quando subì la sua prima operazione al cervello, ero ossessionato da lui. Vivevo senza sogni, sia buoni sia cattivi. A volte pensavo fosse meglio che Hikari morisse, e un istante dopo mi chiedevo che razza di uomo fossi.Leggere di più


Il Dio del fuoco e del tuono

Un’ esperienza che vorrei consigliare a tutti quelli che come me amano la cultura classica di periodo Heian, è sicuramente visitare il tempio Kitano Tenmangu a Kyoto. A tutti è noto che Kyoto è per eccellenza il cuore della cultura tradizionale giapponese, ma non sempre questo tempio rientra in tutti gli itinerari turistici.

Santuario shinto situato nel nord della città, fu costruito nel 947 ed è tutt’oggi un luogo caratteristico dell’antica capitale. Le circostanze della sua costruzione sono piuttosto particolari: come riportato nel Fuso Ryakki ed in varie fonti, fu costruito per placare lo spirito del ministro Sugawara no Michizane (845-903) ingiustamente esiliato nel 901 dall’imperatore Daigo, e morto di crepacuore due anni dopo. Subito dopo la sua morte infatti, il paese fu colpito da numerose calamità, che furono subito attribuite al suo fantasma vendicatore e che gli valsero il titolo di Dio del fuoco e del tuono. Fu così che per pacificarlo gli fu conferito l’onore della riabilitazione e della promozione ed in seguito gli fu dedicato il tempio Kitano. Questo personaggio è stato da subito guardato con simpatia a causa della sua morte in esilio, e soprattutto ammirato per la sua fedeltà incondizionata e la sua grande conoscenza dei classici cinesi, all’epoca ritenuti la più alta forma di  rappresentazione letteraria.

Ancora oggi questo Dio è invocato come Tenjin, Kami protettore delle lettere e della calligrafia, e specie prima dei temutissimi esami di ammissione all’università, il tempio si riempie di studenti che si appellano alla sua benevolenza. Anche io ho avuto la fortuna di appellarmi alla sua grazia e di accarezzare la testa di uno dei buoi posti nel suo giardino, e posso dire che anche per me, come per tanti studenti giapponesi, Karai Tenjin ha avuto un occhio di riguardo.

 

Maria Bugno


Uji: città del Genji Monogatari

Per coloro che hanno letto ed amato il Genji Monogatari, vorrei oggi presentare un luogo imperdibile: Uji. Situata nei pressi di Kyoto e facilmente raggiungibile in treno, questa città di circa 188 mila abitanti è dal 1994 patrimonio dell’umanità dell’Unesco. E per chi ha avuto la fortuna di visitarla è facile capirne il perché.

Oltre ad essere amata come città del Byodo-in e famosa per la pregiatissima varietà di tè che si può trovare solo qui, è soprattutto nota per essere stata teatro degli ultimi capitoli del Genji, in particolare della tragica vicenda d’amore che ruota attorno all’antichissimo ponte della citta, l’Ujihashi. Infatti è proprio qui che, dopo la morte del Principe Splendente, ritroviamo Kaoru, nato dal tradimento della seconda moglie di Genji ma da lui riconosciuto come figlio, e di Niou, il nipote. Sebbene oggi Uji sia quasi praticamente stata inglobata nella periferia meridionale di Kyoto, all’epoca questa città viene descritta come un luogo remoto, quasi arcano. Qui i due giovani vivranno prima tormentate storie d’amore con due sorelle figlie di un principe, per poi innamorarsi della stessa donna, Ukifune. Quest’ultima, sedotta prima dall’uno e poi dall’altro, sarà infine così attanagliata dall’indecisione e dal rimorso, da decidere di buttarsi nelle tumultuose acque del fiume Ujigawa proprio da quel ponte che anche oggi rappresenta un punto nevralgico della città. Fortunatamente la vicenda di Ukifune non finisce in maniera così tragica come si potrebbe immaginare: salvata da alcuni pescatori la fanciulla sopravvive, sebbene decida poi di farsi monaca e ritirarsi ad Ono.

A ricordo di questi ultimi capitoli, la città conserva uno splendido museo dedicato all’opera di Murasaki Shikibu, mentre l’Ujihashi a tutt’oggi collega le due rive del fiume. Ormai nota come città del Genji, a Uji può capitare anche di imbattersi in statue che raffigurano non solo la grande autrice ma anche e soprattutto i personaggi che continuano ad essere attualissimi anche a mille anni di distanza e che la sua penna ha reso immortali.

 

Maria Bugno


Auguri di un buon inizio

Vapori
nella luce della luna

un inizio di primavera

KOBAYASHI ISSA (1763 . 1828)

 

La primavera, foriera di fresche novità, è ormai alle porte. L’augurio rivolto a tutti è di trovare nel nostro blog spunti di riflessione, approfondimenti, nuove conoscenze. E la possibilità di condividere i numerosi interessi culturali che trovano un filo conduttore nell’amore incondizionato per il Giappone.

 

Lo staff di Giappone in Italia