I segreti dell’arte giapponese

I segreti dell’arte giapponese: intervista a Giuseppe Piva
Intervista a cura di MM One Group.

Giuseppe Piva Arte Giapponese è una delle più prestigiose gallerie di oggetti di valore dell’antiquariato nipponico allestite in Italia. Le opere esposte sono il frutto di un accurato lavoro di ricerca e selezione, riscontrabile nello stato di conservazione e nel grado di rarità della maggior parte dei manufatti.
Fra i pezzi più interessanti della Galleria un ampio assortimento di armature da samurai complete di kabuto (elmi) e di menpô (maschere), nonchè di accessori legati alle attività marziali come i foderi per armi in asta (Yarisaia) realizzati in legno, lacca e crine, alcune Nihonto (spade e katana del XVI secolo) e dodici Yanone, punte di freccia di varie forme e dimensioni risalenti al periodo Edo (1615-1867).
Oltre agli articoli a carattere militare, la Galleria dispone anche di numerosi Netsuke e le opere esposte comprendono diversi esempi di arte giapponese: dipinti ad inchiostro sumi su seta o su carta accompagnati da poesie e sigilli, stampe erotiche o decorative, una tromba da Yamabushi (monaco asceta) ricavata da una conchiglia di 45 cm, sculture in legno raffiguranti le divinità del buddismo esoterico ed appartenenti a diverse epoche, dal XIV al XVIII secolo, e una selezione di paraventi e kimono. Abbiamo intervistato Giuseppe Piva, il direttore dell’omonima Galleria.

Domanda: Signor Piva, quando nasce la sua passione per l’antiquariato e per l’arte giapponese?

Risposta: È una passione nata fin da bambino e che mi ha sempre accompagnato.

D: Qual è il profilo del vostro cliente tipo?

R: Il nostro cliente medio è un collezionista, e sicuramente stiamo parlando di un collezionista molto appassionato: oltre alla competenza in materia, deve essere attratto da un tipo di estetica sostanzialmente differente da quella tradizionale europea o americana.

D: Qual è l’oggetto che desidererebbe avere nella sua Galleria?

R: Non si tratta di una particolare tipologia di articolo. La Galleria, come ha potuto vedere dal nostro sito, ha un vasto assortimento di oggetti di diverse epoche e tipologie. Il discorso potrebbe semmai riguardare quel livello di qualità che si può identificare nelle opere dei migliori musei del mondo; potrei farle l’esempio di un paravento del Cinquecento o di altri oggetti rari…

D: Che criteri utilizza per selezionare e verificare le caratteristiche delle opere che espone?

R:La selezione deve essere rigorosa: di base l’attenzione va posta sull’autenticità dell’opera o del manufatto, oltre che ovviamente sul suo stato di conservazione (un aspetto fondamentale) e sulla qualità complessiva che possiede. E poi la scelta è guidata anche dal gusto e dalla passione per un determinato stile. Personalmente, quando si tratta di valutare ed acquistare un’opera, cerco di ragionare come un collezionista.
La preparazione e l’esperienza vanno sempre arricchite, poter visitare di frequente il Giappone aiuta, e un utile punto di riferimento sono sicuramente i più importanti musei d’arte giapponese (anche quelli americani ed europei) e le mostre internazionali.

D: Come si arriva ad acquisire una scultura del periodo Nanbokucho (1336-1392, n.d.r.) o un’armatura da samurai completa di elmo ed accessori? Immagino non sia semplice.

R: Come per ogni oggetto d’arte di livello è indispensabile avere un canale di conoscenze consolidate. Nel mondo giapponese questo aspetto è ancora più importante che in quello europeo. Nella loro cultura conta molto il fatto di essere presentati da persone stimate ed affidabili: i nostri referenti vogliono sapere chi hanno di fronte, preferiscono conoscere i professionisti con cui stanno avendo una transazione e capire se sono in grado di riconoscere il valore e la qualità di un oggetto d’arte. In un certo senso sono interessati ad instaurare un rapporto quasi di natura personale, e in genere anche con le opere hanno un legame che va al di là del puro valore economico.

D: Parliamo dei Netsuke. Che origine hanno? Hanno semplicemente una funzione decorativa?

R: I Netsuke hanno in origine una funzione pratica: nel XVIII secolo questi oggetti di piccole dimensioni, generalmente realizzati in avorio e legno, venivano usati come contrappeso per appendere borsette o piccole scatole alla cintola del kimono, che come sappiamo è un indumento privo di tasche. Gli esemplari di questo periodo mostrano spesso lievi segni dell’usura derivante dal fatto di essere stati maneggiati.
Nell’epoca d’oro del 1800, i Netsuke avevano invece già acquisito lo staus di un oggetto da collezione e nei pezzi più belli si riconoscono particolari scultorei sempre più dettagliati.

D: Una domanda profana. Indicativamente quanto può arrivare a costare un’oggetto di antiquariato giapponese, come ad esempio un’armatura completa (e ovviamente originale)?

R: In realtà il valore non dipende dalla tipologia dell’articolo. Nemmeno l’epoca di appartenenza è così determinante. I fattori decisivi sono sostanzialmente la qualità dell’opera e il valore artistico del suo autore. Antico non significa per forza “di valore” e, come per i contemporanei, anche gli artisti di un tempo avevano diversi livelli di qualità. Detto questo, il range può essere larghissimo: il prezzo di un “semplice” Netsuke può andare da circa 300 euro agli oltre 100 mila.

Per maggiori informazioni: sito Galleria Piva