Koreeda Hirokazu

Nato a Tōkyō nel 1962, Koreeda Hirokazu fa parte di una generazione cresciuta guardando la televisione, da cui, secondo quanto lui stesso sostiene, deriva l’interesse per le immagini sviluppato da ragazzo. Tuttavia, la sua prima aspirazione è quella di diventare scrittore e, infatti, nel 1987 si laurea presso la Facoltà di Lettere dell’Università Waseda di Tōkyō.

La produzione cinematografica di Koreeda è caratterizzata da una continua sperimentazione, sia a livello formale che contenutistico, che rende complessa l’analisi generale della filmografia nel suo insieme. Tuttavia, è comunque possibile identificare un filo conduttore, degli elementi ricorrenti che accomunano, più o meno significativamente, tutte le opere.

Tra questi spicca la memoria che non è solo un tema ricorrente, ma addirittura un elemento essenziale dell’intera produzione del regista, fin dagli esordi come documentarista. Questa ricopre un ruolo fondamentale nelle vicende dei suoi personaggi che sono, nella maggior parte dei casi, legate ad una perdita o ad un’assenza, in cui il rapporto con il proprio passato risulta determinante (Maboroshi no hikari, 1995; Distance, 2001). Di conseguenza, la memoria e i ricordi giocano un ruolo molto importante: uniscono coloro che hanno vissuto una comune esperienza e, allo stesso tempo, rinnovano il dolore per la perdita subita. I ricordi assumono perciò una doppia valenza: possono gettare un’ombra sull’esistenza attuale dei personaggi o fungere da stimolo per incominciare una nuova vita.

Koreeda utilizza la memoria anche per dissolvere i confini tra realtà e finzione e il mezzo cinematografico per filtrare il reale (Wonderful life, 1998; Aruitemo aruitemo, 2008). Uno degli obiettivi principali della sua produzione è, infatti, la convivenza di fiction e documentario all’interno della stessa opera. Koreeda cerca di superare quei limiti che ritiene esistano solamente perché imposti facendo partecipare ai suoi film non professionisti, costringendo gli attori ad improvvisare, recitando spontaneamente senza l’aiuto di un copione, oppure inserendo nelle pellicole elementi tratti dalle proprie esperienze personali.

La morte è un altro motivo ricorrente in tutta la filmografia: molti dei suoi protagonisti sono persone del tutto ordinarie che, in circostanze differenti, si trovano a dover affrontare la perdita di una vita, di un familiare o propria nel caso di Wonderful life. Koreeda non eccede mai nel drammatico, ma coinvolge il pubblico con delicatezza nelle tragedie narrate dai suoi film, non concentrandosi tanto sullo specifico evento all’origine del dolore, quanto su chi ne deve affrontare le conseguenze e in che modo si rapporti ad esse.

Maddalena Pologna
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