DA HEISEI A REIWA : COSA C’È IN UN NOME

Lo scorso 1° aprile alle 11:40 il Capo di Gabinetto Yoshihide Suga ha annunciato al mondo che Reiwa (令和) sarà il nome della nuova era (gengō). I criteri con cui il nome viene selezionato furono stabiliti nel 1979:

1) Ha un significato che possa ispirare positivamente i cittadini

2) È composto da due kanji

3) È facile da scrivere e da leggere

4) Non è mai stato usato in precedenza

5) Non è generalmente usato nella lingua comune

 

(source CNN)

Tradizionalmente il nome viene annunciato dopo l’ascesa di un nuovo imperatore. Tuttavia il governo ha deciso di renderlo pubblico prima della successione che avverrà il 30 aprile quando l’Imperatore Akihito abdicherà in favore del figlio, il Principe Naruhito, anche questo un evento che non si ripeteva da quasi 200 anni. Il Primo Ministro Shinzo Abe ha sottolineato come sia la prima volta che il nome è stato scelto dalla poesia giapponese e non da un classico cinese. Inoltre ha aggiunto che questi caratteri sono stati selezionati per esprimere “una cultura che nasce e viene cresciuta da persone che si uniscono tutte insieme meravigliosamente.”

L’opera in questione è il Man’yōshū (万葉集 – Raccolta delle 10.000 foglie), la più antica raccolta poetica giapponese costituitasi spontaneamente attorno alla metà del VII secolo nel periodo Nara. Non è tuttora chiaro chi sia stato a mettere insieme le varie poesie (circa 4500 in totale) anche perché i compositori furono molteplici e provenienti da diverse classi sociali (molti sono persino anonimi). Inoltre le poesie attraversano varie tematiche e molto probabilmente appartengono a epoche diverse. Per quanto riguarda il linguaggio, come del resto in molti altri classici della letteratura giapponese, troviamo un uso semantico e fonetico dei caratteri cinesi per riprodurre il giapponese orale. Infatti originariamente non esisteva in Giappone un sistema di scrittura proprio e per questo nel V secolo circa vennero introdotti i caratteri cinesi, ovvero i Kanji. Solo in seguito vennero creati i fonogrammi (kana) di Hiragana e Katakana.

Il passaggio che ha inspirato Reiwa è un poema scritto come introduzione a una serie di poemi dedicati all’ume (梅), l’albicocco giapponese. In particolare ‘Rei’ è usato in ‘Reigetsu’ ovvero ‘mese propizio mentre ‘Wa’ descrive la calma pacifica di una brezza primaverile.

「時、初春の令月にして、氣淑く風和ぎ、梅は鏡前の粉を披き、蘭は珮後の香を薫す。」

Traduzione: All’inizio della primavera nel mese propizio, il vento soffia piacevolmente con delicatezza. I fiori dell’ume stanno sbocciando bianchi come molte donne che si applicano la cipria bianca sul viso, la fragranza delle orchidee si diffonde come quella degli abiti profumati di incenso (letteralmente dei sacchetti profumati tipici). *

(source JAPAN Forward)

La scelta di ‘Rei’ ha inizialmente sorpreso non pochi visto che molti giapponesi associano 令 a 命令 (meirei), ovvero ordine, comando. Abe ha invece sottolineato come Reiwa stia a rappresentare il sogno di un Giappone dove tutti possano raggiungere le loro aspirazione e dove “ogni giapponese può avere i propri fiori che sbocciano con le loro speranze del domani come fiorisce l’ume, il quale sboccia in tutta la sua gloria dopo un duro inverno e diventa il precursore dell’arrivo della primavera.”  In aggiunta, sembra anche che un’altra delle ragioni che hanno spinto Abe e gli altri membri del Gabinetto a scegliere Reiwa sia stata l’intenzione di distanziarsi dalla letteratura cinese, la fonte tradizionale dei nomi delle precedenti ere, a seguito di un senso crescente di rivalità con la Cina. Tuttavia secondo gli esperti, il poema del Man’yōshū si basava su un classico poema cinese di Zhang Heng (78-139) che molto probabilmente era ben conosciuto in Giappone.

(source JAPAN Forward)

A tale proposito, Kenji Yamazaki, professore di Letteratura Giapponese alla Meiji University, sostiene che è quasi impossibile trovare una parola puramente giapponese utilizzabile come gengō vista la natura ibrida del sistema di scrittura. Ma è proprio la natura ibrida anche del Man’yōshū stesso che suggerisce una via per la nuova era che non è certamente nuova al Giappone: creare qualcosa di nuovo e ‘giapponese’ a partire da qualcosa che proviene dall’esterno, dall’altro.

Dello stesso parere è anche Asao Kure, professore associato della Kyoto Sangyo University, che evidenzia l’assoluta novità di prendere il nome da un testo letterario dedicato alla natura. Infatti mentre i nomi delle ere precedenti derivavano da principi politici (per esempio Heisei è traducibile come ‘raggiungere la pace’), Reiwa esprime una diversa filosofia sociale “che si focalizza di più sull’armonia dei rapporti tra gli individui per creare una società variegata invece di mettere avanti un principio specifico.”

Non possiamo certo stabilire con certezza cosa ci riserverà Reiwa solo interpretandone il significato perché sono in primo luogo le persone a forgiare il futuro, Reiwa è il risultato delle aspirazioni dei giapponesi a seguito di un presente pieno di incertezze. Se queste aspirazioni si concretizzeranno soltanto il tempo potrà dircelo.

*Traduzione dal giapponese moderno https://sweetie-pie.net/archives/5009#i-6  adattata dall’autore in italiano (il testo originale è scritto in un giapponese che non corrisponde più a quello corrente)

Erika Micozzi