Il movimento dell’Ōmotokyō

L’Ōmotokyō è una delle prime nuove religioni (shinshūkyō) del Giappone. Il termine shinshūkyō si contrappone a “religioni istituzionalizzate” e indica delle formazioni nate a partire dalla fine del XIX secolo. Sincretiche sia nella dottrina che nella pratica, queste nuove religioni contengono elementi del Buddhismo, del Cristianesimo e delle tradizioni popolari. Rispetto a queste religioni presentano elementi innovativi più nel tessuto organizzativo che negli aspetti dottrinali: i fondatori e le fondatrici articolano nuove visioni della realtà e creano nuove forme di associazione di gruppo e pratiche rituali.

Oggi, l’Ōmotokyō è un’organizzazione religiosa relativamente piccola, ma stabile e consta di circa 165mila aderenti ufficiali. Il gruppo ha un grande centro amministrativo e sede di culto ad Ayabe e Kameoka. Reverendi laici amministrano le necessità dei membri tramite riti legati al culto degli antenati, cerimonie di purificazione e guarigione, preghiere di gruppo e meditazione. Ogni anno ad Ayabe si tengono parecchi festival che attirano migliaia di seguaci da tutto il Giappone. Il gruppo pone molta enfasi sul praticare e preservare le arti giapponesi come la cerimonia del tè, il teatro , la calligrafia, la ceramica e l’aikidō. Diversamente da altre nuove religioni, l’Ōmotokyō non fa proseliti e partecipa ad attività pacifiste nel mondo tramite la partecipazione attiva a movimenti ecumenici internazionali.

Dalla metà degli anni Quaranta, i vertici dell’Ōmotokyō hanno sempre rifiutato ogni coinvolgimento negli affari di politica nazionale, anche se all’inizio il gruppo si proponeva un risultato politico, una rifondazione del mondo, e lo Stato era considerato il vero e proprio antagonista destinato a dissolversi. Questa prima fase “politica” della storia dell’Ōmotokyō, coincide con la trasformazione del Giappone in uno stato-nazione moderno e con il suo emergere in Asia come potenza militare egemone.

La genesi dell’Ōmotokyō, basata sulla esperienza e la consapevolezza di una donna, Deguchi Nao, che aveva vissuto in povertà la maggior parte della sua vita ed esprimeva una critica radicale al governo Meiji, permette di analizzare da una prospettiva unica le trasformazioni della società e della cultura giapponese a cavallo fra gli ultimi anni del XIX e i primi anni del XX secolo. Grazie ai numerosi studi sul periodo Tokugawa e Meiji riguardo alla vita quotidiana e al modo di pensare della gente comune, si è potuto rilevare come l’elite maschile di politici ed economisti che hanno guidato il “miracolo” della trasformazione Meiji non abbiano mai tenuto conto di coloro, alle spese dei quali fu possibile realizzare questo miracolo: donne, operai, contadini spodestati e poveri dei centri urbani. Questo saggio cerca di identificare le nuove forme di protesta e resistenza scaturite in epoca Meiji come risposta allo stato di oppressione e sfruttamento che interessava ampi gruppi sociali.

La convergenza tra credo religioso e protesta sociale, salvezza spirituale ed emancipazione politica che si trova negli scritti di Deguchi Nao, è una caratteristica comune anche ad altri movimenti millenaristi. Attraverso varie esperienze di possessione divina, kamigakari, Nao si vede come la portavoce di un Dio potente che ha deciso di distruggere il mondo del male per stabilire un’utopia divina al suo posto. In questo senso, la condanna di Nao della società Meiji e della sua élite di governo sono una componente essenziale della sua visione del mondo. Profondamente preoccupata delle sofferenze umane e degli abusi di potere, Nao ebbe la visione di una nuova società dove gli esseri umani vivessero in pace e armonia con se stessi e con gli dei.

L’ottica di Nao è quindi sia terrena che ultraterrena, fondata sul presente ma focalizzata sul futuro. Il fatto che lei credesse che la trasformazione radicale della società potesse avvenire solo tramite l’intervento divino, non intacca il valore della sua critica sociale o resistenza politica. Gli scritti di Deguchi Nao ci permettono di capire le aspirazioni e le preoccupazioni di una donna Meiji in lotta per dare un senso alle sue sofferenze e per risolvere ciò che percepiva come la crisi principale nei problemi umani contemporenei.

I principali obiettivi di Onisaburō erano soprattutto collegati alla promozione di attività interreligiose e di cooperazione fra le diverse fedi, secondo i principi del Bankyō dōkon: (Tutte le religioni hanno la stessa radice). Oltre al movimento interreligioso, esistono altri campi di attività che mantengono legami con l’Ōmotokyō. Uno di questi è l’Aikidō, l’arte marziale che vede il suo scopo nell’incontro armonico delle forze opposte. Nel 1926 Onisaburō diede la propria benedizione allo sviluppo dell’aikidō, considerato la via dello “spirito dell’amore divino”. Ancora oggi all’interno dell’Ōmotokyō viene praticata una variante dell’aikidō chiamata Shinwa Taidō, che consiste in una forma di meditazione attraverso l’azione del corpo. Fu il nipote e discepolo di Ueshiba Morihei, Inoue Hōken (1902-1994), anch’egli seguace dell’Ōmotokyō, a dissociarsi dallo zio e a fondare questa sua personale interpretazione dell’arte marziale. Gli esercizi finiscono con la preghiera shintō: “Che io possa crescere secondo la volontà di dio”.

Un altro campo a cui si interessò il fondatore fu l’esperanto. Nel 1923 organizzò dei corsi per l’apprendimento di questa lingua universale, attraverso la quale intendeva diffondere la parola di dio, l’amore e la fratellanza. L’esperanto viene assunto come la seconda lingua dell’Ōmotokyō. Questo aspetto è piuttosto inusuale: le scuole del XIX secolo difficilmente escono dai confini del Giappone; nel 1925 Onisaburō fonda la Jinrui Aizenkai, l’associazione per l’amore e la fratellanza universale) che può essere considerato il ramo secolare dell’Ōmoto. Viene aperta una sede in Brasile.Questa associazione si dedica a varie attività umanitarie, ed è ancora oggi assiduamente impegnata nella campagna contro la pena di morte.

L’importante ruolo dell’arte nell’Ōmotokyō è testimoniato dall’artista olandese Frederick Franck, organizzatore dell’esposizione di ceramiche di Onisaburō in Europa e negli Stati Uniti. Il suo resoconto su questa nuova religione sottolinea come l’arte sia considerata un mezzo di preghiera e meditazione. Egli afferma che, secondo Onisaburō, la particolare devozione all’arte può aiutare a rafforzare la nostra coscienza delle origini comuni fra arte e religione.

Le Nuove Religioni hanno un atteggiamento eclettico: esse prendono in prestito e mescolano una varietà disparata di concetti e terminologie culturali giapponesi, filosofie occidentali, etica confuciana, rituali shintō e buddhisti, sciamanesimo, magia, culto degli avi. Così nell’Ōmotokyō le componenti principali sono un dio popolare arcaico, originariamente temuto come malevolo, ma che si rivela il “benevolente dio dell’inizio e della fine”; elementi animisti, affermazione della vita con rituali adottati dallo Shintō e una escatologia fortemente colorata dal buddhismo mahayana. A prima vista questi elementi sembrano incompatibili ma in pratica le analogie superano le differenze.

I santuari principali dell’Ōmotokyō si trovano a Kameoka e ad Ayabe. Il Ten’onkyo (casa della benevolenza celeste) è il principale centro amministrativo e didattico e si trova nella pianura di Kameoka a 20 Km a ovest di Kyoto. Kameoka è il luogo natale di Onisaburō, che nel 1919 fonda e sviluppa il suo centro spirituale. Attualmente il centro ospita corsi di materie artistiche e religiose, uffici, un giardino botanico e la residenza del leader spirituale. Qui, durante il festival estivo si festeggia il compleanno di Onisaburō, una delle principali ricorrenze religiose.

Il Baishoen (il giardino dei pruni e dei pini) è il principale centro di culto dell’Ōmotokyō. Si trova ad Ayabe, una località montana sul fiume Wachi, a 80 Km a nord ovest di Kyoto. Qui, il 3 febbraio 1892, la fondatrice Deguchi Nao ebbe la sua prima rivelazione divina. La costruzione originaria del tempio iniziò nel 1909, ma fu distrutta durante le persecuzioni del 1921 e 1935. Attualmente ospita due saloni di preghiera, giardini, dormitori e numerosi edifici a supporto di varie attività educative.

Il Mirokuden (Sala della Compassione e dell’Amore supremo) è stato completato nel 1953, mentre il Choseiden (Sala dell’Immortalità) è stato ultimato nel 1992 in occasione del centenario dalla fondazione della religione.

Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, la giustizia giapponese riconosce l’innocenza di Onisaburō e della moglie Sumiko, in carcere dal 1935. Gli vengono restituite le proprietà e prende avvio la ricostruzione dei templi. Onisaburō muore nel 1948 presto seguito dalla moglie nel 1952. La guida spirituale passa alla figlia Naohi, figura energica e decisa che guiderà per gli anni Settanta il coinvolgimento dell’Ōmoto nei movimenti pacifisti e anti nucleare. Muore nel 1990 lasciando alla figlia Kiyoko, quarto leader spirituale, l’incarico di terminare la costruzione del tempio Choseiden. Nel 2002 le succede la figlia, Deguchi Kurenai, nata nel 1956, attualmente la quinta guida spirituale del movimento.

Il simbolo sacro dell’Ōmoto, è un emblema a dieci sfere che rappresenta la creazione e lo sviluppo dell’Universo. Esprime inoltre l’attività e il favore di Dio, che scorre attraverso l’universo.

Anche l’Ōmotokyō, come la gran parte delle Nuove Religioni65 si caratterizza per l’uso massiccio dei mass media. Comprendendo l’importanza dei mezzi di comunicazione di massa come mezzo per allargare la portata del proprio messaggio, l’Ōmotokyō fu la prima Nuova Religione con una propria casa editrice (1931). La prima rivista fu pubblicata nel 1908, Honkyō kōshū. Tra il 1908 e il 1926 (anno della pubblicazione della rivista Shōwa seinen) pubblicarono 13 riviste; mentre nel 1920 acquistavano il giornale di Osaka Taishō nichinichi shinbun, che era il terzo giornale più venduto dell’epoca.

Inoltre, la scelta di adottare l’esperanto come seconda lingua ufficiale, dimostra la volontà di superare i confini nazionali. Molte delle Nuove Religioni fin dall’inizio del secolo scorso si servirono della stampa e dei giornali; negli anni sessanta si diffusero i programmi radio e, in seguito, quelli televisivi. Infine, dagli anni novanta, molti gruppi religiosi hanno aperto un sito web. Quello dell’Ōmotokyō, in giapponese, esperanto, inglese, portoghese e romaji, contiene informazioni sulla storia del movimento e dei leader spirituali, sugli insegnamenti e sulle scritture, oltre ad appelli per la pace nel mondo, mozioni contrarie all’attacco in Iraq e una petizione contro la pena di morte, ancora in vigore in Giappone.

Chiara Bottelli, nipponista, si occupa di turismo responsabile e artigianato