La dimensione religiosa nell’aikidō

Alla base delle tecniche dell’aikidō sta il valore filosofico dell’armonia: l’aikidō insegna che tutte le cose sono collegate e che, lavorando in armonia con le energie dell’universo e di tutte le cose che lo compongono, ciascuno può raggiungere lo scopo senza conflitti. Lavorare in opposizione ai movimenti armonici dell’universo oltre a essere difficile può provocare gravi danni.

I testi di Ueshiba e dei suoi divulgatori descrivono lo spirito dell’aikidō come una filosofia dell’armonia tra l’individuo e il mondo, che agisce formando la personalità del praticante attraverso l’insegnamento delle sue tecniche. Le lezioni di aikidō intendono insegnare agli studenti a riconoscere la natura armoniosa dell’universo e adattarsi a questa in piena armonia.

È difficile collegare quest’idea alla pratica dell’aikidō dato che le sue tecniche sono vere e proprie tecniche di combattimento che spesso prevedono leve particolarmente dolorose o proiezioni del compagno in modo violento.

Esaminiamo l’aikidō a partire dai testi del fondatore, dai quali è possibile enucleare i contenuti ideali ed etici della disciplina. Da queste fonti è possibile definire come tali contenuti determinino il codice etico dei praticanti nella loro vita quotidiana e il codice del loro comportamento sociale. I testi del fondatore testimoniano gli episodi di contatto e identificazione con il divino vissuti da Ueshiba.

A questi si aggiungono le testimonianze e le interpretazioni formulate dai diretti discepoli del fondatore, i suoi uchi deshi. I contenuti ideali ed etici dell’aikidō si focalizzano su armonia, non-scontro e amorevole protezione. Questi concetti possono essere considerati i punti alla base del pensiero dell’aikidō, condivisi da tutte i suoi esponenti.

Sono anche gli elementi di riferimento dell’etica del praticante, l’etichetta specifica della pratica dell’aikidō, la sua guida per il comportamento nella vita quotidiana e nel dōjō. Una dottrina o visione filosofica che teorizzi una corrispondenza diretta tra principi astratti e un insieme di regole fisiche legate al movimento e all’equilibrio pone dei problemi particolari, poiché l’esperienza pratica e diretta risulta indispensabile per la comprensione reale delle premesse teoriche e per la comprensione della corrispondenza tra la teoria e la pratica.

Due praticanti si affrontano. Chi subisce l’attacco non deve contrastarne la forza, piuttosto la deve deviare a proprio vantaggio per prendere il controllo sull’attaccante.

La lezione diventa un’esperienza reale: non imparare a controllate l’attacco può voler dire ricevere di fatto un colpo doloroso.

Molte delle tecniche hanno effetto solo se l’attacco è forte e diretto. Ciò significa che se la reazione all’attacco non è tempestiva, l’aggressore non può fermarsi in tempo ed evitare di portare a segno il colpo. Ciò significa che la pratica dell’arte marziale è parte integrante di tutte le dottrine dell’aikidō. Solo attraverso la pratica diretta la dottrina viene interiorizzata.

Chiara Bottelli, nipponista, si occupa di turismo responsabile e artigianato