Abstract speaking al Padiglione Giappone della Biennale

Dal 1 giugno al 24 novembre
presso la Biennale di Venezia
Padiglione Giappone presso 55. Esposizione Internazionale d’Arte Contemporanea

Abstract speaking – sharing uncertainty and collective acts

Venezia, Giardini di Castello
collaborazione speciale: Ishibashi Foundation

Nell’ambito della 55. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia – Il Palazzo Enciclopedico, diretta da Massimiliano Gioni – il Padiglione Giappone propone la mostra “Abstract speaking – sharing uncertainty and collective acts” di Koki Tanaka, ispirata all’umano interagire, tra condivisione e lettura personale.

Commissario: The Japan Foundation
Curatrice: Mika Kuraya

La produzione recente di Koki Tanaka si incentra sulle modalità dell’interazione umana. A tal fine, l’artista: 1) affida un compito a uno specifico gruppo di individui e ne filma l’atto collaborativo, oppure 2) compie azioni con qualcuno sulla base di idee indefinite, registrandone gli esiti in immagini o parole. Cinque compositori al lavoro sullo stesso pianoforte o cinque poeti concentrati sugli stessi versi: azioni che ricadono nella categoria 1), ovvero immagini video. In esse è mostrato il processo di gente di uguale professione, che utilizza lo stesso linguaggio tecnico e si confronta. Di contro, la categoria 2) è costituita da quegli atti che Tanaka definisce “collettivi”, ovvero esperimenti vari di esito indefinito.

L’11 marzo 2011 il Giappone subisce terremoto e tsunami di dimensioni colossali, aggravate da un incidente nucleare. A due anni dall’accaduto, la criticità permane, irrisolta. Tanaka tenta di incanalare i fatti in una singolare foggia astratta. “Nove hairstylist su unico taglio – secondo tentativo (2010)” è girato prima del sisma, ma a chi vive ora il Giappone e ha attraversato l’esperienza definitiva del disastro, il video sembra una metafora del lavoro congiunto per la ricostruzione. Così i compiti e gli atti assegnati da Tanaka possono essere letti in maniera differente, a seconda del contesto personale di chi osserva.

Grazie alla possibilità di una molteplice lettura, i lavori di Tanaka forniranno una piattaforma per la sovrapposizione di sempre nuove interpretazioni, anche nella distante Venezia. All’atto dell’ingresso nel Padiglione – contrassegnato dalla scritta 9478.57 km (la distanza tra il reattore 1 dell’impianto di Fukushima e il Padiglione) posta ad hoc accanto alla dicitura “Giappone” dell’insegna permanente – le connessioni tra gli innumerevoli visitatori e ogni sorta di contesto inerente vengono di fatto a stabilirsi.

Mika Kuraya
Padiglione Giappone, curatrice

Biografia dell’artista

Nato nel 1975, Koki Tanaka attualmente vive e lavora a Los Angeles. Artista poliedrico, si esprime attraverso media differenti, come video, fotografie, installazioni e azioni collettive definite interventional projects, tramite i quali visualizza e rivela la molteplicità di contenuti latenti negli atti quotidiani. Nei progetti recenti documenta i comportamenti inconsci di chi affronta situazioni desuete. Nove stilisti su un unico taglio, o cinque pianisti che si esibiscono contemporaneamente allo stesso pianoforte, ci consentono così di accedere al lato recondito di gesti che normalmente tendiamo a ignorare.

Ha esposto spesso, in patria e all’estero: Hammer Museum (Los Angeles), Mori Art Museum (Tokyo), Palais de Tokyo (Parigi), Taipei 2006 (Taipei), Gwangju Biennial 2008 (Gwangju), Asia Society (New York), Yokohama Triennale 2011 (Yokohama), Witte de With (Rotterdam) e Yerba Buena Center for the Arts (San Francisco). Prenderà parte a 2013 California-Pacific Triennial presso lo Orange County Museum of Art nel giugno 2013.
Sito web: http://www.kktnk.com/

Biografia del curatore

Mika Kuraya, chief curator presso il Department of Fine Arts, The National Museum of Modern Art, Tokyo (MOMAT), ottiene il titolo di MA presso l’Università di Chiba. Di recente ha curato Waiting for Video: Works from 60s to Today (2009, The National Museum of Modern Art, MOMAT Tokyo; co-curata con Kenjin Miwa), Lying, Standing and Leaning (2009, MOMAT), Meaningful Stain (2010, MOMAT), On the Road (2011, MOMAT) e Undressed Painting: Japanese Nudes 1880-1945 (2011-2012, MOMAT). Nel 2010 ha pubblicato il saggio Where’s Reiko? Kishida Ryūsei’s 1914-1918 Portraits (Bullettin of the National Museum of Modern Art, Tokyo, No. 14, 2010 ).

Sito ufficiale del padiglione giapponese presso la Biennale.

Intervista alla curatrice e all’artista di Abstract speaking.