Storia del Tanka – Dalle origini al XIII secolo

Makiko Kasuga
Breve panorama storico del tanka

1) Manyō-shū

E’ la più antica antologia poetica esistente nel Giappone.
E’ costituita da circa quattromilacinquecento poesie divise in venti volumi e in forme metriche diverse (“chōka”, “tanka” e “sedōka”), scritte nello spazio di tre secoli, dal quinto alla metà dell’ottavo durante il quale prosperò l’era Nara. Raccoglie autori provenienti da ogni classe sociale dell’antico Giappone.
Sebbena gli imperatori e i funzionari pubblici raccolti attorno alla corte imperiale occupino la parte centrale dell’antologia, ci sono anche poesie di contadini (dette Azuma-uta), di soldati (Sakimori) e di anonimi.
Kakinomoto no Hitomaru è il maggiore autore del Manyō- shū.

Giacché è divino
il mio Imperatore,
potrebbe anche
abitare sul tuono
fra le nubi celesti.
Kakinomoto-no-Hitomaro (vol. III, 235)

Se canti tu,
piviere, fra le onde
serali nel lago
Biwa, resto triste
e penso al passato.
Kakinomoto-no-Hitomaro (vol. III, 266)

Hitomaro fu poeta di corte; scrisse sia poesie solenni per occasioni cerimoniali a corte sia poesie in cui esprimeva emozioni e sentimenti umani individuali (si vedano rispettivamente il primo e il secondo tanka citati).
Pur essendo un’antologia di liriche, il Manyō-shū riflette gli sconvolgimenti nel consolidarsi del regime imperiale antico e contiene anche poesie di carattere epico. Questo è un aspetto caratteristico del Manyō-shū che non sarà più presente a partire dal Kokin-shū, la seconda grande antologia della tradizione lirica giapponese.
Altri poeti del Manyō-shū, come Yamabe-no-Akahito, Otomo-no-Tabito, Yamanoue-no-Okura e Otomo-no-Yakamochi, rappresentano sentimenti legati alla classe sociale di ognuno di loro.

Vola l’allodola
nel giorno primaverile
illuminato,
sereno; penso a me,
solo ed accorato.
Otomo-no-Yakamochi (vol. XIX, 4292)

La fusione fra il sentimento malinconico dell’uomo e il paesaggio naturale è un leitmotiv nel Manyō-shū, ma allo stesso tempo vi cogliamo l’anima, l’intimità profonda di Yakamochi, una sensibilità che avrebbe influenzato notevolmente i tanka moderni dopo l’era Meiji e Taishō.

2) Kokin-waka-shū (Kokin-shū in breve)

Dopo circa centocinquant’anni dalla compilazione del Manyō-shū venne redatto il Kokin-shū, un’altra antologia contenente circa millecento poesie in venti volumi.
Per la maggior parte gli autori sono poeti di corte del primo periodo Heian. Nella corte imperiale si tenevano delle gare di waka, cioè di poesie in forma di tanka (gare chiamate uta-awase) su temi assegnati da arbitri- giudici. I nobili gareggiavano tra loro in raffinatezza, scrivendo poesie in occasione di banchetti.
Questo tipo di gara c’era già nell’epoca del Manyō-shū, ma in quel periodo i tumulti politici si riflettevano chiaramente nelle opere dei poeti.
Sembra che gli autori del Kokin-shū non abbiano voluto esprimere le sofferenze del loro tempo, anzi volutamente nasconderle.
Questa è la differenza fondamentale degli autori del Kokin-shū rispetto a quelli del Manyō-shū.

Per il ricordo
del vento che ha sparso
i fiori di ciliegio,
si alzano le onde
nel cielo senz’acqua.
Ki-no-Tsurayuki (vol.II, 89)

Tsurayuki fu il compilatore del Kokin-shū e anche uno dei suoi autori più rappresentativi. Il suo è un mondo poetico raffinato, spiritoso e nutrito d’un’alta tecnica retorica.
Proprio questo impasto fu la caratteristica cruciale del Kokin-shū. Tsurayuki classificò e dispose millecento poesie secondo il soggetto. Ad esempio, partendo dal primo giorno di primavera secondo il calendario lunare, e arrivando alla fine dell’anno, allineò poesie secondo il cambiamento della stagione. Nella parte in cui si tratta dell’amore, distribuì i testi secondo l’andamento delle storie d’amore; dal primo momento in cui ci s’innamora di una persona ancora sconosciuta fino alla delusione e al dolore.
Questo modo di organizzare i testi venne, d’allora in poi, preso come modello da tutte le antologie compilate per ordine imperiale.

Se non ci fossero
fiori di ciliegio
nel mondo, sarebbe
più serena
l’anima in primavera.
Arihara-no-Narihira (vol.II, 53)

Mentre le poesie dedicate ai fiori di ciliegio tendono spesso all’estetismo, nelle opere di Narihira emerge una forte emozione.

E’ già svanito
il colore dei ciliegi,
mentre pioveva
a lungo, mi tormentavo
invano per un amore.
Ono-no-Komachi (vol. II, 113)

In questa poesia Komachi esprime il mutamento dei fiori di ciliegio, sovrapponendo ad esso la sua sofferenza per un amore tormentato.
Così nel Kokin-shū viene espresso con dolcezza lo spirito delle cose umane e della natura in ogni stagione, attraverso un linguaggio sommamente raffinato.

3) Shin-kokin-waka-shū (Shin-kokin shū in breve)

Dopo trecento anni dalla compilazione del Kokin-waka-shū, all’inizio del tredicesimo secolo venne realizzato lo Shin-kokin-waka-shū, comprendente millenovecentottanta poesie in venti volumi.
In questo periodo la cultura imperiale diventò troppo sontuosa, il suo potere politico cominciò a declinare e infine perì. Ed a sostituirla nacque il corpo dei guerrieri (Bushi-dan). Alla fine della lotta armata fra gli Heike e i Genji venne gettata la base del governo dello Shogun a Kamakura (Kamakura-Bakufu).
Durante quel periodo bellico venne compilato lo Shin-kokin-waka-shū per ordine dell’Imperatore abdicato Gotoba; tra i compilatori un ruolo centrale lo ebbe Fujiwara–Teika.

Mi guardai intorno:
non c’erano né fiori
né aceri,
sulla capanna nella baia
scendeva la sera d’autunno.
Fujiwara–Teika (vol. IV, 363)

La poesia di Teika è preziosa, elaborata, seducente e anche simbolica. Si nota nelle sue opere il desiderio di mantenere la tradizione dell’estetismo, almeno per quanto riguarda il tanka, anche se si trovava in un periodo di disordine e di guerra. Alla base delle opere raccolte nello Shin-kokin-shū c’è la ricerca di illusioni remote o di fantasie capaci di allontanare la cruda realtà.
Osservando il mondo tipico della poesia classica cinese Kan-shi¹, oppure quello della poesia giapponese arcaica, assumendolo come la sorgente della lirica, i poeti espansero le loro possibilità creative, approfondendo l’espressione dei waka.
E’ da notare, soprattutto, la presenza di numerose donne poeti in questo periodo.

Se non so nemmeno
del tuo letto, non dico
come t’ho visto,
non parlare del sogno
di notte primaverile.
Izumi-Shikibu (1160)

Oh se finisse la vita,
se fosse in mio potere,
perché quanto più
vivo tanto più perdo
la pazienza.
Principessa Shokushi (1034)

Nel mondo estetico espresso nello Shin-kokin–shū, intrecciati alle espressioni del sentimento amoroso emergono timbri di viva voce, difficili da osservare altrove fra le opere maschili.

Per quanto insensibile,
anch’io ho compreso bene
l’emozione
mentre vedo beccacce sulla riva
nella sera d’autunno.
Saigyō-Hōshi (362)

Saigyō sottolinea nei suoi versi il valore dell’ esistenza parlando della natura e del suo amore per il mondo, e cerca una liricità capace d’infrangere il guscio del waka del periodo Heian.
Nello Shin-kokin-shū ci fu dunque un’evoluzione del waka nel senso dell’intensità poetica.
In seguito, pur essendoci molte altre compilazioni per ordine imperiale, non si fece che ripetere lo stile dello Shin-kokin-shū fino a renderlo stereotipato, quindi i risultati furono poveri di sostanza.

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Tratto da:
Makiko Kasuga, La Nuca di Maitreya, a cura di Paolo Lagazzi e Yasuko Matsumoto, Bergamo, ed. Moretti e Vitali, 2011.