Teiera con foglia di loto e rana

La poesia è di Otagaki Regetsu (1791- 1875) ed incisa da lei stessa su un’elegante teiera, opera di Kuroda Koryo (1823-1895).

Una voce
mi scende sulle maniche
mentre raccolgo germogli
sul monte Uji, lontano dal mondo:
ah, un piccolo cuculo ..

La teiera, finemente eseguita, ha la forma di un fiore di loto. Sul coperchio, che rappresenta la foglia del loto, è adagiata una piccola rana.
Solitamente il monte Uji nella poesia waka, evoca il tè dato che fu piantato in questo luogo tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo dal monaco Eisai che portò in Giappone lo Zen Rinazai e i primi semi di tè da un pellegrinaggio in Cina
Dal momento che il cuculo annuncia l’arrivo dell’estate, il periodo ideale per utilizzare questa teiera sarebbe in primavera inoltrata, quando sta per arrivare, o all’inizio dell’estate, quando i cuculi sono appena arrivati.
Un oggetto virtualmente identico è pubblicato sul catalogo “Poetry and Artwork from a Rustic Hut” (Nomura Art Museum, Kyoto, 2014) pag. 100.

Otagaki Rengestu fu poetessa, calligrafa, pittrice e ceramista. Suora buddista, è stata una della più importanti artiste donne giapponesi. Orfana, venne adottata da una famiglia di samurai e passò la sua infanzia, fino all’età di sedici anni, nel castello di Kameoka come cortigiana. Durante la sua permanenza nel castello, Otagaki eccelse nella poesia waka, un verso classico giapponese particolarmente popolare tra le donne durante il periodo Edo. In seguito ad un periodo sfortunato durante il quale morirono i suoi due mariti e tre figli, decise di cambiare radicalmente vita: nella notte in cui morì il suo secondo marito, si tagliò i capelli, palesando così la decisione di dedicarsi alla vita monacale e di non sposarsi mai più. All’età di 33 anni prese il nome di Rengetsu, Loto di Luna, e divenne monaca della setta buddista della Terra Pura.
Nonostante le difficoltà che Rengetsu incontrò durante la sua vita, la produzione artistica non ne risentì; al contrario, fu caratterizzata da una serie di delicati e sofisticati dipinti e di calligrafie che non rispecchiano affatto la durezza della vita dell’artista. Nella sua poetica, Rengetsu predilesse la celebrazione di ciò che sperimentava nella vita di tutti i giorni, unendo lo spirituale con il tangibile, senza però mai fare espliciti riferimenti al buddismo.

Per ulteriori informazioni: Giuseppe Pica Arte Giapponese