Lo studio della lingua inglese in Giappone

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Considerando l’enorme crescita economica negli ultimi decenni, si è sentita l’esigenza di una componente educativa che sviluppasse un senso di internazionalizzazione – kokusai ka – per poter comunicare con i Paesi esteri, senza dover utilizzare il complicato sistema di lettura e scrittura giapponese.

Furono suggerite svariate proposte già nel 1984 dal Comitato per lo Sviluppo Economico del Giappone – Keizai Doyuka -, tra cui corsi di lingua e cultura inglese nelle scuole, uno slittamento dell’inizio delle lezioni da aprile a settembre per permettere agli insegnanti, professori e studenti di partecipare a scambi internazionali ed interculturali, ed infine l’apertura ad un numero maggiore di studenti stranieri nelle università giapponesi.

Fin dall’era Meiji (1868-1912) gli studi inglesi erano considerati essenziali per importare la tecnologia europea e statunitense necessaria per la modernizzazioni del Paese, soprattutto dopo il lungo periodo d’isolamento che lo portò a chiudersi in se stesso.

Oggi l’inglese è la lingua straniera più studiata e diffusa nell’arcipelago; tuttavia continuano ad esserci ampie carenze di comunicazione ed è difficile trovare un cittadino giapponese che conosca perfettamente tale lingua. A questo proposito alcuni colpevolizzano l’utilizzo del sillabario katakana giapponese, col quale la popolazione del Sol Levante trascrive tutti i termini straneri: questo potrebbe essere uno dei motivi per cui risulta difficile entrare nell’ottica dello studio di una lingua straniera.

Elena Ghilardi