Geisha: i quartieri di piacere

Lo Shogun Ieyasu Tokugawa, nel 1600, adottò come religione di Stato il Neoconfucianesimo e questa filosofia religiosa influenzò moltissimo la vita delle persone durante tutti i 250 anni di questo periodo storico.

Il Neoconfucianesimo imponeva obbedienza assoluta all’Imperatore e, in famiglia, al padre. La donna doveva obbedire al padre, poi al marito e infine al figlio, in caso di morte del marito.

I matrimoni erano combinati, i giovani sposi molto spesso si incontravano solo nel giorno del loro matrimonio e la moglie veniva adottata dalla famiglia dello sposo, andando a vivere insieme a lui e ai suoceri. Il suo scopo era quello di concepire un figlio.

Un altro aspetto importante dell’influenza che il Neoconfucianesimo ha avuto sulla società Tokugawa è la divisione in classi. Daimyo, Samurai, Contadini, Artigiani e infine Mercanti. Ogni classe sociale era regolata da un suo preciso sistema di norme.

C’erano poi i fuori casta, i Kawaramono (gente della riva del fiume) e i Kawara Kojiki (mendicanti della riva del fiume).

I kawaramono erano gli attori, gli artisti, i poeti ecc.. ed erano chiamati gente della riva del fiume a causa del luogo in cui originariamente allestivano i loro spettacoli.

Erano i “fuoricasta”, perchè non rientravano nelle caste Confuciane predisposte dallo Shogun.

Lo Shogun Iemitsu Tokugawa, secondo shogun del periodo Edo, nel 1630 per evitare eventuali rivolte o tradimenti da parte di daimyo (i proprietari terrieri) e dei loro vassalli, portò avanti lo stesso tipo di politica adottata dai suoi predecessori Nobunaga e Hideyoshi, ovvero il San Kin Kotai, la residenza alternata dei daimyo e dei membri delle loro famiglie presso la corte shogunale. Questo permise alla città di Edo di crescere rapidamente e di svilupparsi in ogni aspetto, economico e sociale in quanto i Daimyo e le loro famiglie, durante il periodo di residenza forzata, dovevano comunque mantenere uno stile di vita consono alle loro abitudini e al loro status sociale.

 

IZUMO NO OKUNI e le origini del teatro Kabuki

Le origini del teatro Kabuki risalgono al 1603 a quando una giovane ragazza chiamata Izumo no Okuni eseguiva delle danze sulle rive del fiume Kamo insieme ad un gruppo di artiste.

Okuni era una Miko del tempio di Izumo. Essendo usanza dell’epoca inviare i monaci e le Miko in altri paesi a chiedere contributi per il tempio, Okuni venne inviata a Kyoto. Lì si esibì in canti e danze sacre.

Divenne immediatamente molto popolare, tanto che erano molte le ragazze che vollero imparare a danzare da lei. Non tornò più a casa.

Inventò un nuovo tipo di spettacolo dove le donne interpretavano sia i ruoli femminili che maschili e divenne in brevissimo tempo tanto famosa che arrivò ad esibirsi per lo Shogun. Erano molti gli uomini che si contendevano i favori di queste donne e, a seguito delle numerose risse e per il rischio che questi spettacoli si trasformassero i luoghi di prostituzione, nel 1629 lo Shogun proibì alle donne di esibirsi negli spettacoli.

Fu così che il Kabuki divenne una forma di teatro tutta maschile, dove i ruoli sono interpretati solo da uomini. Per i ruoli femminili venivano scelti i ragazzi più giovani o dall’aspetto più aggraziato. I ragazzi che interpretano ruoli femminili si chiamano Onnagata.

La parola Kabuki è formata da tre ideogrammi: ka di canto, bu di danza, ki di tecnica.

Le donne estromesse da questa forma di teatro, per vivere divennero insegnanti di musica, mantenute o prostitute.

Nel 1652 il Kabuki fu nuovamente coinvolto da scandali legati alla prostituzione ma questa volta maschile, a causa dei giovani Onnagata 15enni e lo Shogun proibì anche a loro di esibirsi in pubblico.

L’omosessualità era vissuta molto liberamente nel Giappone medievale, specialmente da monaci e dai samurai, che vedevano in una relazione con una donna, solo il mezzo per procreare. L’omosessualità veniva chiamata Wakashudo, “la via dei giovinetti”. Con il teatro Kabuki il Wakashudo si diffuse anche fra i ricchi mercanti.

Da allora solo gli uomini adulti recitano nel teatro Kabuki ed è così anche oggi.

I giovani Onnagata di Kyoto vivevano nel quartiere di Miyagawa Cho, ora distretto delle Geisha.

 

 

I QUARTIERI DI PIACERE

 

Il primo quartiere del piacere fu inaugurato prima della riunificazione del Giappone nel 1589, quando Saburoemon Hara ottenne da Toyotomi Hideyoshi il permesso di aprire a Kyoto il primo bordello autorizzato del Giappone. Venne chiamato 柳町 Yanagi Machi, la città dei salici.

La prostituzione poteva essere esercitata però solo all’interno dei quartieri autorizzati. Furono poi costruiti altri quartieri, ad Osaka quello di 新町 Shinmachi (la città nuova) e a Edo, 吉原Yoshiwara (il campo della buona fortuna).

La zona assegnata per il quartiere di Yanagi Machi era però troppo vicino al castello imperiale e nel 1641 venne trasferito più a sud rispetto alla corte. Fu ribattezzato 嶋原 Shimabara.

Vi andarono a vivere e lavorare moltissime donne che, oltre ad essere molto belle erano anche colte e raffinate. Questo perchè la maggior parte di loro erano le figlie delle famiglie nobili vicine al regime di Hideyoshi e che, dopo la vittoria dello Shogun Tokugawa, caddero in povertà. Infatti pare che l’alto livello delle cortigiane del primo 1600 rimase insuperato durante tutto il periodo Tokugawa.

Yoshiwara

Il Kanji di Yoshi era scritto inizialmente per indicare “paglia” o “canne” in quanto la zona assegnata dalle autorità per la costruzione del quartiere dei piaceri era una zona paludosa e piena di giunchi. La zona fu immediatamente bonificata e vi fu costruito quello che per oltre due secoli fu la “città nella città” di Edo.

Fu pensato per riunire tutti i bordelli illegali della città in primo luogo per tassare le cortigiane e i loro protettori, ma anche per proteggere la morale pubblica.

Il termine “città nella città” non poteva essere più appropriato. Edo nel 18° secolo era la città più popolosa del mondo con oltre un milione di abitanti e l’1% della popolazione risiedeva a Yoshiwara.

Nonostante fosse stato pensato per riunire vari bordelli, al contrario di quanto si possa pensare solo una minima parte di questo 1% erano cortigiane o prostitute.

Come “quartiere dei piaceri” si intendevano “tutti” i piaceri e non solo quelli sessuali. Vi si potevano quindi trovare le Ogeya (le case da Te) con le cortigiane ma anche negozi e locali di ogni tipo dove poter bere del sake, mangiare, fare acquisti, ecc.. dove potersi divertire e rilassare.

Inoltre nel mondo delle cortigiane giravano moltissime persone. Oltre al padrone della casa da te, c’erano le Kamuro, ragazzine che per le Tayu erano come sorelle minori e che stavano sempre accanto a loro, c’erano i Taikomochi, i buffoni che intrattenevano la serata, ma anche semplici cameriere, servitori, suonatori di shamisen, ecc.

Se all’inizio Yoshiwara tendeva ad imitare il quartiere Shimabara di Kyoto sia per gli usi che per i costumi, piano piano ne sviluppò di propri tanto che divenne in breve tempo il più importante centro culturale dell’epoca per l’intero Giappone.

Moltissimi sono gli artisti che, ispirati dallo Yoshiwara e dal mondo che lo circondava, ci hanno lasciato importanti opere e testimonianze. Innanzitutto le meravigliose stampe Ukiyoe, dove autori come Utamaro, Hokusai e Kunisada ci hanno aperto le porte delle case da te, facendoci entrare in quelle stanze e sbirciare dietro i paraventi colorati. Come non nominare poi il più rappresentativo degli scrittori del mondo fluttuante Ihara Saikaku, che pare scrivesse libri solo per potersi pagare il lusso di frequentare i quartieri dei piaceri.

Il fatto che abbiamo così tante testimonianze dell’epoca è dovuto al fatto che la cultura, dopo il 1600, era scesa ai ceti più bassi. Erano moltissimi i figli di mercanti e artigiani ad essersi istruiti e ad avere intrapreso una carriera artistica. Ricordo però che all’interno del sistema di caste confuciane l’artista (sia esso pittore, poeta, attore ecc..) non era nemmeno previsto. Erano dei fuori casta in quanto non producevano nulla per la società.

Le cortigiane entravano in questo mondo da bambine, a 5 o 6 anni, iniziando come Kamuro. Avevano la funzione di imparare il mestiere e di aiutare la cortigiana cui erano assegnate, nell’intrattenimento del cliente. Verso i 13 anni veniva organizzata una grande festa per la “promozione” a Cortigiana. Il suo debutto consisteva in una parata per le strade del quartiere e in cinque giorni di festeggiamenti.

A debutto completato, diventava “apprendista cortigiana”, una Shinso.

Per soddisfare i gusti dei clienti, c’erano molti tipi di cortigiane e variavano per costo e per aspetto.

Il grado più alto erano le Tayu, poi le Koshi joro. Queste donne erano le più belle e raffinate e agli occhi delle donne comuni sicuramente saranno sembrate molto vicine ad un ideale di donna libera in quanto un uomo, per poter passare una notte con loro doveva vederla per almeno tre sere consecutive e, in caso un particolare cliente non fosse gradita alla Tayu, lei aveva facoltà di rifiutare la sua compagnia notturna, ma In realtà erano donne in gabbia in quanto vincolate al loro padrone da un grande debito economico.

Per potersi riscattare avevano due modi, o pagare tutto il debito, impresa altamente improbabile, oppure farsi sposare da un uomo che avrebbe pagato il debito per lei, ma era ancora più improbabile. Questo debito era costituito da un conteggio molto scrupoloso di ogni singola spesa sostenuta dalla casa da te per il sostentamento, vitto e alloggio e le spese per le lezioni di danza o di cerimonia del te, i preziosi kimono ecc..

Quando, verso la metà del 1700, le Tayu e le Koshi-joro vennero oscurate in popolarità dalle Sancha-joro, si pensò di creare una nuova categoria di cortigiana di alto livello, le Yobidashi.

Le Yobidashi furono poi divise in altre due categorie molto simili alle Tayu e le Koshi-joro e la stessa cosa fecero con le Sancha-joro.

 

Di seguito un elenco dei vari tipi di cortigiana.

Inizialmente Shimabara offriva la compagnia di due tipi diverse di cortigiana:

 

– Tayu

 

– Hashi-joro

 

Yoshiwara aggiunse poi 3 categorie:

 

– Koshi-Joro

 

– Tsubone-joro

 

– Kirimise-joro – erano molto economiche

 

Quando lo Yoshiwara fu spostato nel quartiere periferico di Asakusa, venne rinominato Shin Yoshiwara (Nuovo Yoshiwara), le categorie Hashi-joro e Tsubone-joro furono eliminate dalle nuove arrivate:

 

– Sancha-joro

 

– Umecha-joro

 

Le Sancha-joro erano all’inizio delle semplici prostitute che lavoravano illegalmente nei bagni pubblici. In seguito vennero reclutate come cortigiane dello Yoshiwara.

Chobunsai Eishi – Hanaogi della Ogiya

 

Le cortigiane Sancha-joro si acconciavano i capelli in uno stile chiamato Katsuyama.

Katsuyama era una prostituta che lavorava illegalmente nei bagni pubblici, quando si trasferì a Yoshiwara, divenne una Tayu e fu riscattata da un feudatario.

Ihara Saikaku scrive di lei “Ricca di profonda sensualità, si distingueva per la pettinatura, l’aspetto, le maniche dalla larga apertura, la veste rialzata: lei era profondamente diversa da tutte le altre.” da “Vita di un Libertino”. pag 26

Attualmente questo stile viene usato dalle Geisha solo durante il Gion Matsuri, una delle principali feste di Kyoto.

Infine alla fine del 1700 nacquero altre due nuove categorie:

 

– Sashikimochi (meglio conosciute ai giorni nostri come Oiran )

 

– Heyakimochi

 

Era una continua sfida per proporre al cliente qualcosa di nuovo.

Ma in cosa consisteva la compagnia di una Cortigiana di alta classe? Si ispiravano molto allo stile delle dame del periodo Heian, leggevano poesie, commentavano il mutare delle stagioni. Poi danzavano accompagnate dalla musica di Taikomochi, i tamburini, eseguivano la cerimonia del Te e conversavano amabilmente con gli ospiti.

Verso la metà del 1700 ci fu un generale declino della popolarità delle Cortigiane a favore di un nuovo tipo di intrattenitrice, la Geisha.

I quartieri di Shimabara e Yoshiwara esistono tuttora, ma ovviamente non sono più considerati “quartieri di piacere”.

Francesca Gambera