La vestizione del kimono: tradizione e bellezza

091012_gi_fronte-cartolina-15x10_31Giovedì 14 gennaio 2010 ore 18.30

 

La Vestizione del Kimono: tradizione e bellezza

A cura della sig.ra Tomoko Mizu con il commento della dott.ssa Rossella Marangoni

In collaborazione con Associazione Giappone in Italia

Sponsor: Moro Real Estate e RasenBudo Zen

Palazzo Reale, Sala delle Otto Colonne (accesso dalla mostra)

Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

I posti verranno assegnati in biglietteria a partire dalle ore 18.

 

Sulla scia del grande successo ottenuto dagli eventi collaterali alla mostra Samurai, Palazzo Reale e la Fondazione Mazzotta hanno proposto un fitto carnet di appuntamenti che ruotano intorno al complesso mondo indagato in Shunga. Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo. E’ stata così offerta l’occasione di approfondire in diverse direzioni i contenuti di una mostra raffinata, innovativa e fuori dagli schemi. Nel mese di novembre, oltre alle conferenze a Palazzo Reale, è stata allestita presso Yamato Shop la mostra Shunga e manga; con il mese di gennaio proseguiamo con la cerimonia di vestizione del kimono e una ricca rassegna di cinema erotico.

 

Il kimono – letteralmente, cosa da indossare – è l’indumento tradizionale nonché costume nazionale giapponese. In origine il termine veniva usato per ogni tipo di abito, in seguito è passato a indicare specificatamente l’abito lungo tradizionale, portato ancor oggi da persone di ambo i sessi e di ogni età. Il kimono è una veste a forma di T, dal taglio a linee diritte, che arriva fino alle caviglie, con colletto e maniche lunghe. Tradizionalmente, per le cerimonie le donne nubili indossano un kimono con maniche estremamente larghe che arrivano fin quasi a terra, chiamato furisode. La veste è avvolta attorno al corpo, sempre con il lembo sinistro sopra quello destro ed è fissata da un’ampia cintura annodata sul retro, chiamata obi. Tabi sono le famose calze infradito che ben si adattano agli zoori (sandali originariamente creati con stoffa e paglia). Il kimono è composto da svariate parti, ognuna con un nome specifico: hada-juban (abbigliamento intimo), naga-juban (sotto veste), alle volte si usa anche l’han-eri (colletto decorativo). Esistono vari tipi di kimono: l’hitoe (per la mezza stagione, senza fodera), l’awase (per l’inverno, con la fodera), il ro (per l’estate, senza fodera e di stoffa particolare). Ci sono poi diversi kimono per le varie occasioni: a una festa di famiglia si deve indossare il mon-tsuki (un kimono che ha inserito lo stemma familiare), a un funerale il mofuku (deve essere a tinta unita nero o viola scuro, con obi nero), invece a una festa si utilizza lo tsukesage o tome-sode (con motivo verticale dal basso verso l’alto). L’elevato numero delle parti che compongono il kimono rendono a volte necessaria la presenza di un’aiutante per la vestizione, soprattutto per annodare l’obi. Nella favolosa cornice della Sala delle Otto Colonne assisteremo alla vestizione da parte della Sig.ra Tomoko Mizu che aiuterà una modella a indossare un kimono tradizionale.

L’evento sarà arricchito dalle fotografie della serie “Printemps” del giovane fotografo Giuseppe De Francesco. La selezione delle immagini presentate avrà come unico soggetto il volto di una donna giapponese su sfondi di cieli, ora bianchi ora azzurri. Cieli dai colori sbiaditi, tenui che ricordano i colori della primavera, traduzione italiana del termine “shunga”. Una rivisitazione in chiave contemporanea delle antiche stampe ospitate nelle sale limitrofe e che hanno ispirato questa ricerca. Nessuna spregiudicata libertà sessuale edonistica apparirà nelle fotografie, che invece catturano lo sguardo per la forte carica erotica e sensuale che trasmettono. Gli occhi chiusi, le labbra semiaperte, il totale abbandono dell’espressione lasciano ampio spazio alla nostra immaginazione. Quasi fosse un gioco fatto di passioni, sentimenti, impulsi cui chi guarda è invitato a partecipare.