Deguchi Onisaburō (1873-1948)

Tutte le biografie di Deguchi Onisaburō, come anche quelle dedicate a Ueshiba, reperibili nella letteratura hanno un taglio marcatamente agiografico. Abbondano di riferimenti a fatti eccezionali e scelte di vita motivate da rivelazioni divine.

Deguchi Onisaburō nacque nel 1873 come Ueda Kisaburō nel villaggio di Anao, presso la città di Kameoka da una famiglia di piccoli agricoltori. Dovette abbandonare le scuole ben presto per aiutare i familiari ma riuscí a continuare gli studi da autodidatta, mostrando fin da giovane straordinarie capacità. Nel 1898 si recò sul monte Takakuma presso Kameoka nel santuario associato al culto di Inari (la divinità dei raccolti) per una settimana di ritiro spirituale e per apprendere i rudimenti delle tecniche sciamaniche yūsai, che permettono di entrare in contatto con lo spirito della divinità. Presto raggiunse un alto grado di padronanza dimostrando doti di guaritore, e divenne pienamente cosciente della sua missione. Il soggiorno in montagna costituisce una sorta di rito di passaggio obbligato per chi vuole sviluppare le proprie doti spirituali. L’influenza dello Shugendō, religione sincretica per eccellenza e basata sul culto della montagna, è senza dubbio un elemento importante nell’apprendistato spirituale di Onisaburō.

Questa esperienza, definita come il “viaggio cosmico nel mondo degli spiriti”, sarà ampiamente descritta nella sua opera Reikai monogatari completata nel 1922 e destinata a diventare uno dei testi principali dell’Ōmotokyō. Attraverso questo percorso Onisaburō acquisisce, così afferma, poteri magici e il dono della chiaroveggenza. E sarà istruito sulla magia delle parole e sul loro potere occulto (kotodama). Tutti i nomi delle divinità vengono analizzati secondo la teoria del kotodama e così anche la dea Misogi, omofono del rituale d’abluzione.

Sotto la guida di un sacerdote legato alla corrente di Inari, una delle tredici correnti riconosciute dello Shintō, il giovane Kisaburō apprende le prime tecniche a carattere sciamanico (yūsai) che gli permettono di entrare in contatto con lo spirito della divinità. Forma un gruppo denominato Yūsai kenkyūkai. Il medium Nagasawa Katsutoshi gli insegnerà inoltre il metodo per “il riposo dell’anima e l’unione con il kami” (chinkon kishin). Questo tipo di possessione volontaria e controllata si compone di due fasi: in un primo momento bisogna calmare e tranquillizzare lo spirito; nel secondo vi è la “possessione” della divinità.

Assecondando un avvertimento profetico che gli imponeva di “andare a Nord Ovest”, (1898) Kisaburō ebbe la ventura di entrare in contatto con la mistica Deguchi Nao, che nel 1892 si era dichiarata posseduta da una divinità e aveva iniziato, benché illetterata, la scrittura di profezie e avvertimenti sulla sorte del mondo, vergando più di ventimila pagine. Kisaburō si uní a lei fondando il movimento destinato a diventare l’Ōmotokyō e di lí a poco sposó la figlia di Nao, Sumi (1883 1952). Mutò il proprio nome in Deguchi Onisaburō che poi mantenne per sempre. Alla morte di Nao (1918) divenne il solo capo spirituale della nuova religione.

Una tappa fondamentale nella vita di Deguchi Onisaburō e del gruppo Ōmoto, è la pubblicazione dei “Racconti dal mondo dello spirito (Reikai monogatari) avvenuta nel 1921. In questa monumentale opera di 81 volumi Onisaburō detta le linee di comportamento agli accoliti, raccoglie e illustra le profezie della fondatrice, traccia a grandi linee la storia dell’umanità. Venne fondata una comunità ad Ayabe, città ove la fondatrice aveva ricevuto l’illuminazione. Gli ideali universalistici dell’Ōmotokyō portano Onisaburō a cercare collegamenti con il movimento dell’Esperanto (1923) e con la Federazione Religiosa Mondiale (1925).

Nello stesso anno viene fondata l’Associazione dell’amore Universale e della Fratellanza (Aizenkai) con l’intento di abbattere ogni barriera di razza e religione.

I principi dell’Aizenkai sono:

1. Il mondo è uno e tutti gli uomini sono fratelli.

2. Guerra e violenza devono essere rese impossibili.

3. I mali sociali e le loro cause come egoismo o prevaricazione sui più deboli devono essere sradicati.

4. Imparare a vivere nel rispetto dell’umanità e nella gioia del lavoro.

5. Imparare ad amare la natura e a proteggere la vita e la salute.

6. Rispettare tutte le culture indigene, nella ricerca di comprensione e scambio internazionale.

7. Impegnarsi a realizzare l’ideale di pace nel mondo, basandosi sulla comprensione della comune origine di tutte le religioni, dell’amore universale e della fratellanza.

L’ Aizenkai mantiene tuttora stretti contatti con associazioni analoghe disseminate in tutto il mondo.

Sostenendo che l’arte è la madre della religione, Onisaburō usò per la propria crescita interiore anche la ricerca artistica; si interessò di letteratura, pittura, calligrafia, poesia, ma la sua vera specialità fu la ceramica. Gli ultimi anni della sua vita furono consacrati alla creazione di oltre tremila tazze da tè.

Le attività del gruppo Ōmoto vennero ripetutamente ostacolate dal governo giapponese. Le ragioni reali non sono state ancora studiate a fondo ma è certo che Deguchi era una personalità destinata a suscitare allarme e sospetto nell’autorità. La figura di Onisaburō è circondata da un alone di leggenda. Si diceva che fosse una reincarnazione del Dalai Lama del Tibet e fosse destinato a governare il Giappone, e le sue numerose provocazioni, come scegliere il nome Onisaburō adottando un kanji riservato alla famiglia imperiale, gli causarono l’imputazione di lesa maestà nei confronti dell’imperatore. Nel 1921, Onisaburō venne arrestato e la sede del movimento ad Ayabe venne perquisita e danneggiata. Si tratta del cosiddetto “primo incidente” di Ōmoto. Nel 1924, benché agli arresti domiciliari, Deguchi Onisaburō, accompagnato dalla sua guardia del corpo Ueshiba Morihei e da pochi altri compagni, parte per la Mongolia alla ricerca di una terra promessa in cui fondare il Regno del Cielo sulla Terra.

Il messianismo entra in una fase attiva e utopica. Il gruppo va a cercare all’estero la terra che nutrirà il popolo giapponese e accoglierà la popolazione in eccesso.

Ben presto però il gruppo viene arrestato dalle truppe cinesi e tutti i componenti condannati a morte. Condotti in catene al luogo dell’esecuzione, Deguchi e i suoi vennero risparmiati all’ultimo momento e in seguito graziati ed espulsi grazie all’intervento del console giapponese, ritornando incolumi ad Ayabe.

L’utopia messianica di Onisaburō che tenta di fondare uno stato religioso, rientra in qualche modo nella politica espansionistica giapponese. Questo viaggio infatti, malgrado le premesse ingenue e l’esito disastroso, ridona all’Ōmoto un nuovo vigore, suscitando l’interesse e l’attenzione di una parte dell’ opinione pubblica.

L’anno seguente sulle rovine di un antico castello, fa costruire a Kameoka un nuovo centro religioso, il Ten’on kyō.

Nel 1935 il governo decise di nuovo un intervento contro il gruppo (Secondo incidente di Ōmoto) e dal 1935 al 1945 le attività del gruppo vennero proibite mentre la guida spirituale, Sumiko, moglie di Onisaburō, veniva tenuta in prigione.

Nel 1945 il tribunale giapponese chiuse definitivamente con una assoluzione di fatto il secondo incidente di Ōmoto: venne liberata dalla prigione Deguchi Sumiko, e l’anno successivo ripresero regolarmente le attività.

Deguchi Onisaburō morí nel gennaio del 1948, all’età di 78 anni. Dopo la sua morte una vasta selezione delle sue opere in ceramica, da lui definite “le coppe scintillanti”, venne esibita in una esposizione che attraversó sei nazioni d’Europa e del Nord America. Quattro anni dopo scompariva Sumiko, lasciando la guida a Deguchi Naohi (1902-1990). Attualmente la quinta guida spirituale del gruppo è, seguendo sempre la discendenza femminile, Deguchi Kurenai nata nel 1956.

Chiara Bottelli, nipponista, si occupa di turismo responsabile e artigianato