Giardini giapponesi: l’arte di migliorare la natura (2)

Creazione dell’effetto scenico

Dal primo resoconto esistente sulla realizzazione di giardini in Giappone, il Sakutei Ki (il libro della realizzazione dei giardini), di un aristocratico dell’XI secolo, Tachibana-no-Toshitsuna, possiamo cogliere che i giardini giapponesi non furono mai intesi essere copie letterali e indiscriminate o miniaturizzazioni della natura. Anche se la natura fu considerata in generale degna di rispetto estetico, Toshitsuna afferma con chiarezza che non tutte le parti della natura sono apprezzabili:

Alcune persone hanno sottolineato che le pietre posizionate e i paesaggi realizzati dall’uomo non potranno mai superare il paesaggio naturale. Ciononostante, viaggiando attraverso numerose province ho notato in molte occasioni che quando ero profondamente impressionato dalla bellezza di un qualche sito scenico famoso, ho sempre trovato delle visioni non degne di nota che esistevano nelle vicinanze… Nel caso di un paesaggio realizzato dall’uomo, dal momento che le uniche parti attraenti e le migliori dei luoghi sono studiate e modellate,  le pietre e le caratteristiche insignificanti sono fornite raramente insieme all’opera umana.

Questo passaggio indica con chiarezza che i giardini, mentre rappresentano la natura, erano considerati come miglioramenti sulla nuda natura come risultato del loro selettivo design.

La funzione rappresentazionale di un giardino giapponese, anche quando è realizzato selettivamente, è pensata per non essere né letterale né concettuale, ma piuttosto emotiva e atmosferica. Toshitsuna consiglia ai futuri giardinieri di riprodurre l’effetto scenico di una particolare vista: “Riflettete sui luoghi famosi di bellezza scenica in tutto il paese e, rendendo vostro ciò che vi attrae di più, progettate il giardino con l’umore di armonia, modellandovi sull’atmosfera generale di tali luoghi.”6 Ad esempio, l’umore associato con una montagna rocciosa adornata da nodosi alberi di pino differisce dall’atmosfera che circonda un fiume pieno di anse che gentilmente si riversa nell’ampio oceano, ed entrambe differiscono ancora dall’ambiente evocato da un mare interno con molte isole sparpagliate nella nebbia. La sfida posta al designer di giardini giapponesi inizia con un’attenta osservazione della natura per definire queste caratteristiche essenziali di una scena particolare, seguita dalla riproduzione di un’atmosfera scenica distillata per mezzo dell’immaginazione creativa.

Questa riproduzione dell’effetto scenico è resa possibile, almeno in parte, dalla ravvicinata osservazione dell’habitat specifico degli oggetti naturali e dall’adesione a questa corrispondenza nella realizzazione dei giardini. In relazione agli alberi piantati, ad esempio, un trattato di XV secolo, Senzui narabi ni Yagyō no Zu (Illustrazioni per progettare paesaggi di montagne, acqua e campi sui fianchi delle colline), raccomanda di “rendere i loro habitat naturali il vostro modello.”7 Cioè, gli alberi provenienti dalle alte montagne devono essere piantati nella parte montuosa invece che nella parte marina del giardino. L’effetto scenico di un’alta montagna non può essere ottenuto piantando alberi che crescono tipicamente lungo la spiaggia perché l’umore associato con quegli alberi non si armonizza con l’effetto desiderato di un’alta montagna. Le associazioni che accompagnano i materiali naturali devono essere unificate per dare origine a un’impressione generale coerente. Un giardino giapponese, di conseguenza, ha successo quando evoca efficacemente la misteriosa oscurità di un’alta montagna, la gentile pace di un fiume che si snoda lentamente o il minaccioso dinamismo di una cascata che si getta diritta nello specchio d’acqua sottostante.

Comunque, questa espressione di successo dell’umore scenico deve coinvolgere “un piccolo tocco di artificialità”, secondo Toshitsuna. Ad esempio, le pietre sulla parte alta di una cascata dovrebbero essere “posizionate in maniera più casuale come se fossero state lasciate là e dimenticate”, mentre un torrente in un giardino “dovrebbe essere reso in qualche maniera interessante e naturale senza l’aria di artificialità.” In breve, il considerevole design umano richiesto per riprodurre con successo l’atmosfera scenica deve essere nascosto dietro l’apparenza della natura.

Saitō Yuriko

Liberamente tradotto da Mariella Minna da Chanoyu Quaterly N. 83