Giardini giapponesi: l’arte di migliorare la natura (3)

Il principio di “Seguire la richiesta”

Quando è allora possibile creare un’illusione tale di casualità e naturalezza mentre si distilla selettivamente e si rappresenta l’atmosfera caratteristica di una scena particolare? Come può essere conseguita “una bellezza artificiale” che è “calcolata per apparire quanto più naturale è possibile”?

La risposta può essere trovata nel principio di design più importante e intrigante dei giardini giapponesi, kowan ni shitagau (seguire la richiesta),  proposto per primo nel Sakutei Ki e a cui si è aderiti fedelmente da quel momento. Originariamente proposto come un metodo di disporre le pietre, questo principio richiede che il designer selezioni la pietra principale osservando da vicino le sue caratteristiche native e di scegliere e disporre le altre pietre per fare da complemento alla pietra principale. Secondo il Sakutei Ki, il giardiniere “dovrebbe inizialmente installare una pietra principale, e quindi posizionare le altre pietre, in numeri necessari, in moto tale da soddisfare l’umore che la pietra principale richiede.”  L’unità dell’intero arrangiamento si consegue con la selezione e la disposizione che accentuano le caratteristiche di ciascuna pietra attraverso il contrasto piuttosto che la ripetizione. Ad esempio, il Sakutei Ki suggerisce che le pietre “che corrono via” dovrebbero essere accompagnate da pietre “che rincorrono”, una pietra che si appoggia da una pietra che sostiene, una pietra “che calpesta” da una pietra “che è calpestata”, una pietra “che guarda in alto” da una pietra “che guarda in basso” e una pietra eretta da una pietra sdraiata.  Analogamente le Illustrazioni raccomandano il posizionamento verticale della “pietra che non invecchia mai” (pietra appuntita con una grana netta e definita) che sarà completato dal posizionamento orizzontale della “pietra dei diecimila eoni” (una pietra relativamente liscia con una gentile superficie superiore simile a un cuscino).

Questo principio estetico del “seguire la richiesta”, proposto inizialmente per disporre le pietre, è stato in seguito applicato al design di altri aspetti, includendo persino gli aspetti funzionali, del giardino giapponese. Ad esempio, nel realizzare un ponte, si sceglieva spesso una pietra lunga e piatta contrassegnata da una grana sporgente. Il suo orientamento laterale è amplificato sia dal suo posizionamento orizzontale che da una pietra di accompagnamento o dalla disposizione della pietra con una notevole spinta verticale. Analogamente, le pietre di camminamento erano disposte giustapponendo le pietre di colori, forme e trame diversi e spesso in contrasto al fine di articolare reciprocamente le rispettive qualità sensorie.

La stessa considerazione estetica opera nel posizionare le pietre che sono essere stesse già modificate dal design umano, come i conci prodotti per la costruzione dei castelli, le pietre da fondamenta dai templi in rovina, le vecchie pietre base dai piloni dei ponti e le pietre di scarto dei mulini e dei mortai. Quando disposte come un ponte o pietre di camminamento, le forme relativamente geometriche di queste pietre e la liscia trama furono accentuate sia dalla disposizione non geometrica che dall’essere posizionate accanto a quelle pietre che si trovano in natura che presentano forme più irregolari e una trama grezza. Mediante tale giustapposizione, le caratteristiche contrastanti di entrambi i tipi di pietre sono rese importanti.

Il principio di incrementare le caratteristiche individuali di un oggetto governa anche la disposizione e la manipolazione degli alberi e dei cespugli. Ad esempio, quando si piantano  gli alberi e le piante, una considerazione importante è creare un contrasto di colore, forma e trama, derivata in particolare dalla differenza fra i sempreverdi e gli alberi a foglie decidue.  Inoltre, invece di consentire una crescita libera e non mitigata, i giardinieri giapponesi danno meticolosamente forma agli alberi e ai cespugli potando, tagliando, recidendo, pizzicando o strappando in maniera estensiva e talvolta arrestando la crescita di alcune parti utilizzando un ritardante. In realtà, un commentatore definisce addirittura il segreto dei giardini giapponesi con le pinze e le forbici: “Chiedete a un giardiniere giapponese il segreto del giardinaggio ed egli vi mostrerà le sue forbici da potatura.”  Talvolta vari dispositivi come cavi di ferro, funi, pali e pesi sono utilizzati per mantenere la forma unica di un particolare albero.

Comunque, a differenza del taglio ornamentale dei giardini formali occidentali, in cui le forme – ad esempio, quella di una vite o di un animale – sono disegnate a prescindere dalle caratteristiche della pianta utilizzata, la forma desiderata di un albero in un giardino giapponese è definita dalla forma particolare dell’albero stesso. Ad esempio, le Illustrazioni raccomandano specificatamente:

Quando si arriva agli alberi orizzontali, osservate il naturale modello di crescita dell’albero e quindi potatelo per portare alla superficie le sue qualità sceniche innate… Non potate i rami più lunghi inerenti al modello di crescita naturale dell’albero… Potate soltanto qui rami che vagano errabondi o che sono lunghi e trascurati, in modo da conseguire un effetto visivamente armonioso.

Al giardiniere è quindi richiesto di distinguere fra le caratteristiche essenziali di un materiale particolare e i suoi aspetti occasionali, inessenziali e irrilevanti. La potatura consiste dell’eliminazione di questi secondi elementi per dare spazio a un’articolazione chiara e forte dei primi. Questo processo di design per “eliminazione” o “sottrazione” è utilizzato anche in numerose forme artistiche giapponesi, dal bonsai, dalla disposizione dei fiori e dalla pittura a inchiostro fino ai media teatrali e letterari, tutti i quali cercano un’espressione minimalista distillando l’essenza della materia.

Questo principio di design di portare alla superficie le caratteristiche essenziali delle piante può essere visto con chiarezza nella maniera di sottolineare i rami orizzontali dei pini giapponesi. Ciò si ottiene ripulendo gli aghi di pino che crescono al di sotto dei rami, oltre che a inserire un supporto per garantire che la crescita orizzontale del ramo rimanga intatta. Analogamente, i rami di alcuni alberi di ciliegio sono sostenuti per migliorare l’effetto pendente delle fioriture. Ancora una volta, la forma arrotondata e a collinetta dei cespugli di azalea creata da una potutatura meticolosa è intesa portare alla luce il modello di crescita innato caratteristico di questa particolare pianta. Talvolta questa rotondità diventa ulteriormente enfatizzata venendo giustapposta a un modello rigidamente quadrato.

Attraverso queste varie tecniche di disporre le pietre e di dar forma agli alberi, il giardino giapponese tende ad assistere la natura nella sua articolazione più eloquente delle proprie caratteristiche intrinseche. Che i materiali siano pietre o alberi, al giardiniere giapponese è richiesto di essere un buon ascoltatore di quello che “richiedono” e di modificarli o di disporli al fine di “seguire la loro richiesta”. Alcuni commentatori chiamano questo aspetto della realizzazione di giardini giapponesi “l’estetica della scoperta”.  Cioè, il particolare design, che sia la disposizione delle pietre o il dare forma a un albero, è determinato dal potenziale estetico latente del materiale che si è scoperto; non è qualcosa concepito anticipatamente e imposto sul materiale.  Chi realizza giardini deve, pertanto, possedere, oltre a un’acuta sensibilità e a una capacità di discriminazione artistica, un atteggiamento deferente e rispettoso del diktat della natura. Sono sia scopritori che designer delle caratteristiche che definiscono ciascun oggetto naturale che sono spesso oscurate da elementi turbativi e da crescite accidentali. Il giardino realizzato in questa maniera deferenziale, con la natura stessa come suo principio guida, pertanto, si dice appaia “naturale” perché le caratteristiche che definiscono ciascun oggetto sono distillate nelle loro forme essenziali. Il risultato è un miglioramento della natura nuda e intatta; comunque, è un miglioramento in conformità alle caratteristiche della natura piuttosto che invece delle o non tenendo conto delle stesse.

Saitō Yuriko

Liberamente tradotto da Mariella Minna da Chanoyu Quaterly N. 83