Il senso della bellezza giapponese e l’architettura sukiya (5)

Numeri dispari e Sukiya

Come dichiarato in precedenza, i giapponesi hanno dimostrato un’affinità per i numeri dispari sin dai tempi antichi. Collegando le riserve di potere implicite nelle rimanenze dei numeri dispari alla religione, arrivano a connettersi con il potere supernaturale dell’assistenza divina. Questo concetto di potere è stato ulteriormente collegato all’estetica giapponese, dando origine all’affinità emotiva per la bellezza della rimanenza espressa nello spazio vuoto e nella risonanza.

Potrebbe essere che, grazie al pensiero ironico degli entusiasti del chanoyu e dei sensualisti di oggi,  questo significato dei numeri dispari abbia cambiato significato, risultando in un’architettura chiamata sukiya. Invertendo i kanji della parola kisu, che significa “numeri dispari”, si producono i kanji di suki (lo “ya” in sukiya significa “casa”), implicando un’origine che deriva dai numeri dispari. La parola “suki” è stata scritta originariamente utilizzando il kanji altrimenti pronunciato ko, che indica il voler bene o l’attaccamento. In seguito, quando l’abitudine del tè importata dalla Cina dai monaci Zen raggiunse una popolarità tale durante il periodo Muromachi (1336-1573) che bisognava avere padronanza nel chanoyu per essere considerati “qualcuno”, “suki” incominciò a riferirsi all’avere una profonda affinità per il sentiero verso la raffinatezza, la “sensualità” e il chanoyu. Questo utilizzo della parola incominciò a diventare scritto usando i caratteri inversi per “numero dispari”. Lo Yamanoue Sōji Ki {Scritti di Yamanoue Sōji (1544-90)] elenca tre proprietà richieste a una “persona suki”; un portamento dignitoso anche in assenza di importanti utensili del tè (ciò in un’epoca in cui la regola era possedere gli utensili cinesi più raffinati), l’originalità e una resa decente del servizio. Suki significa così indifferenza nei confronti degli standard della maggioranza della società, fede nel valore degli oggetti come è dettato dalla propria sensibilità e la creazione di nuove forme di bellezza. Non è un mondo oggettivo di bellezza ma, piuttosto, è una questione di sensibilità soggettiva della persona che apprezza la bellezza nei propri termini.

Il futuro di Sukiya

L’attrattiva dell’architettura risiede nella modalità in cui riflette la propria epoca, inclusa la politica, l’economia, i bisogni, l’arte, il pensiero, la tecnologia e i materiali del proprio tempo. Esattamente come i periodi Edo e Meiji (1868-1912) hanno avuto i propri rispettivi stili architettonici, l’architettura contemporanea è affascinante nel modo in cui riflette la complessità dei tempi moderni. L’attrattiva dell’architettura sukiya risiede analogamente nella creazione del sukiya contemporaneo. Una varietà di kanji sono stati utilizzati per scrivere la parola sukiya nei secoli e la combinazione sempre più complessa di fattori disparati che è l’epoca moderna rende incerto il fato ultimo di questa classe di architettura. A fronte della complessità, comunque, non si deve mai dimenticare la necessità di creare un’unificazione bella e raffinata dell’insieme.

Perché il sukiya consegua l’unificazione in questi termini complessi, gli elementi tradizionali del contrasto duale, dell’intervallo e dello spazio vuoto sono essenziali. Il contrasto duale è l’attrattiva offerta dalle dicotomie quali uomo e donna, vita e morte e bianco e nero. L’intervallo e lo spazio vuoto sono espressi nelle parole di Zeami, “Il godimento risiede nel non fatto”. In architettura, lasciare uno spazio di inframmezzatura lascia agio a una brezza rinfrescante che soffia attraverso, creando raffinatezza e godimento e portando il design a una dimensione superiore.

Il futuro ci troverà molto probabilmente circondati da una gamma infinita e illimitata di materiali e forme, fra i quali i nostri stili di vita diventeranno sempre più variati e complessi. In questo mondo futuro, l’estetica dello spazio di inframmezzatura sarà più necessario che mai.

Izue Kan