Il Kô nella vita quotidiana

cerimonia_dellincenso31Fin dai tempi antichi si dice che l’incenso abbia la capacità di calmare la mente e oggi è stato scientificamente dimostrato. Anche se questo potere è stato esplorato e sviluppato approfonditamente attraverso la disciplina spirituale del Kô, l’incenso è stato largamente impiegato, senza particolari intenzioni, in moltissimi usi della vita quotidiana. Cosicché, mentre all’inizio l’arte dell’incenso era semplicemente un passatempo con cui si misuravano solo gli specialisti, in seguito divenne alla portata di tutti.

A partire dal XIII secolo i gusti cambiarono e ai profumi elaborati si preferì l’aroma puro di Kôbôku (albero profumato). Allo stesso tempo ci si orientò verso una nuova arte dell’incenso, detta Kumiko, che consisteva nell’evocare un tema poetico (Waka) o letterario bruciando diverse varietà di legno profumato secondo un rituale codificato.Leggere di più


Zen Shiatsu, incontrare l'altro per incontrare me stessa

joshin_11La traduzione della parola giapponese Zen, dal sanscrito dhyana, al cinese ch’an, è meditazione.

La parola “Zen” davanti a Shiatsu vuole sottolineare l’aspetto meditativo di questa pratica. Non ci si riferisce alla meditazione immobile dello Za-Zen, ma a quell’identico stato di vuoto raggiungibile con lo Za-Zen, pur essendo in movimento.

Non è uno stato passivo dell’essere ma una disposizione d’animo lucidissima e piena di energia.

Questa condizione che si crea, consente di avere i sensi veramente aperti all’ascolto, senza l’intrusione del pensiero, della volontà.Leggere di più


Antiquariato giapponese

alt491-monju-bosatsu-13Monju Bosatsu

Nara, periodo Nambokuchô (1336 - 1392), XIV secolo.

Legno intagliato con applicazioni in metallo e pietre dure. Tracce di doratura.

Altezza: 37 cm

Questa straordinaria scultura si presenta in ottimo stato di conservazione. Le fattezze del Buddha sono eleganti e la figura, imperturbabile, comunica serenità e pace.

Monju Bosatsu è il Buddha della saggezza. Discepolo di Siddharta, è considerato il più Saggio dei Bodhisattva ed è quindi indicato come voce della Legge buddista. L’iconografia tradizionale raffigura Monju con il Sutra della Saggezza nella mano sinistra e una spada nella destra, per tagliare le illusioni e disperdere le nuvole dell’ignoranza.Leggere di più


L'iki e la sensibilità estetica giapponese

L’Iki è un modus vivendi tipico dei giapponesi che si esplicita nella figura della geisha. Rappresenta la quintessenza della seduzione finalizzata a se stessa. Si differenzia dagli approcci tradizionali perché rinuncia alla conquista grazie alla forza spirituale. La caratteristica principale è la rottura dell’equilibrio ordinario, che si palesa in tutte le “manifestazioni corporee” dell’Iki. Componendosi di vistosità e modestia, distinzione e volgarità, dolcezza e asprezza, Iki rappresenta il “termine medio”, non sbilanciandosi mai verso l’uno o l’altro estremo.

Per i giapponesi la seduzione si limita ad un cenno allusivo. Mostrare pezzi di vestiti più intimi di sfuggita, mentre si cammina, oppure piccoli lembi di pelle, esprime la dualità della seduzione iki: rompendo l’uniformità del kimono che avvolge completamente la figura femminile, si suggerisce un’apertura all’altro sesso. La bellezza si coglie in piccoli accenni, viene sussurrata dalla peculiarità dell’abbigliamento e dalle posture.Leggere di più


Kōdō: la Via dell’Incenso

I giapponesi sono da sempre molto sensibili agli odori. I profumi arrivarono dall’India sia in Oriente che in Occidente, ma il loro utilizzo si è sviluppato qui sottoforma di essenze e là sottoforma di incensi. In Giappone l’incenso è diventato un’arte, una via (il Kodo, la via dell’incenso), elemento integrante della cultura.

L’incenso ha fatto la sua apparizione nell’arcipelago verso la metà del VI secolo, nello stesso momento in cui anche il Buddhismo veniva introdotto dalla Cina. Qualche anno più tardi alcuni documenti parlano di un legno odoroso. In quell’epoca l’incenso era utilizzato per le cerimonie religiose e, in particolare, veniva bruciato davanti alle immagini buddhiste. Nell’VIII secolo il monaco cinese Ganjin portò in Giappone numerosi testi sacri, insieme a ricette di profumi e medicamenti, ed è così che i giapponesi vennero iniziati ai segreti della combinazione degli ingredienti, nell’arte della fabbricazione degli incensi, detti Takimono.Leggere di più


Geisha, il fascino dell'inespresso

 

geisha-11Geisha, termine giapponese dal forte potere evocativo sia nell’immaginario nipponico che in quello occidentale, è composto dai caratteri gei, arte e sha persona. Le geisha sono infatti persone educate nelle arti e nella danza, che intrattengono gli uomini con le loro performance e una conversazione brillante e colta. Spesso, dal punto di vista occidentale, la figura della geisha ha avuto una connotazione legata al commercio sessuale, frutto di certa cinematografia hollywoodiana e di parte del nipponismo. Niente è più lontano dalla realtà. La geisha, così lontana dal mondo della famiglia e da quello degli affari, occupa uno spazio in cui gli uomini si incontrano e socializzano, in un gioco di allusioni e di scambio elegante a cui l’inespresso dona il più grande fascino.

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Oiran, bellezza e sensualità

oiran-17Il termine oiran può essere tradotto con l’espressione “il fiore che primeggia”. Durante il periodo Edo (1600-1868), infatti, le oiran erano cortigiane di altissimo rango e vivevano segregate nei quartieri del piacere (aboliti nel 1958), anche se in posizione di assoluto privilegio rispetto alle normali prostitute. Esse eccellevano nelle arti di intrattenimento come la danza, la musica, la calligrafia, la conversazione brillante ma, a differenza delle geisha, le oiran erano cortigiane nel senso pieno del termine, donne di grande fascino e sensualità la cui compagnia andava prenotata con molto anticipo attraverso un percorso ritualizzato di richiesta formale alla casa da tè che le ospitava, e di presentazione reiterata di doni via via più preziosi alla stessa oiran e al suo entourage.

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Do Gaku Jitsu

Quando andai per la prima volta a studiare il chanoyu a Kyoto c’erano tre grandi ideogrammi all’entrata delle classi del secondo piano dove seguivamo le nostre lezioni. Essi erano: Do – Gaku – Jitsu. Alla prima occasione, chiesi all’insegnante Mori che cosa significassero queste tre parole e perché fossero importanti.

Disse che studiare il Chado, non è qualcosa che si impara dai maestri. Le cose che cerchi sono già dentro di te e le devi scoprire da solo. I sensei sono lì a indicare la strada, ma il modo in cui progredisci nel tè dipende da te non dall’insegnante. Essi possono solo aprire le porte ed esporre gli studenti ai molti, molti aspetti del Chado. La via del tè è un processo di autorivelazione del sé, del mondo attorno a te e di come tu sei nel mondo.

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Geisha: i quartieri di piacere

Lo Shogun Ieyasu Tokugawa, nel 1600, adottò come religione di Stato il Neoconfucianesimo e questa filosofia religiosa influenzò moltissimo la vita delle persone durante tutti i 250 anni di questo periodo storico.

Il Neoconfucianesimo imponeva obbedienza assoluta all’Imperatore e, in famiglia, al padre. La donna doveva obbedire al padre, poi al marito e infine al figlio, in caso di morte del marito.

I matrimoni erano combinati, i giovani sposi molto spesso si incontravano solo nel giorno del loro matrimonio e la moglie veniva adottata dalla famiglia dello sposo, andando a vivere insieme a lui e ai suoceri. Il suo scopo era quello di concepire un figlio.

Un altro aspetto importante dell’influenza che il Neoconfucianesimo ha avuto sulla società Tokugawa è la divisione in classi. Daimyo, Samurai, Contadini, Artigiani e infine Mercanti. Ogni classe sociale era regolata da un suo preciso sistema di norme. Leggere di più