Geisha

Geisha - Il tirocinio

Continua il nostro viaggio alla scoperta del mondo delle Geisha. Dopo averne indagato le origini, affrontiamo ora il percorso che una giovane deve intraprendere presso le Okiya (Casa delle Geisha).

Lo Shikomi (apprendistato)

All’inizio sarà una Shikomi (仕込み), un’apprendista Maiko, e per un periodo di circa un anno il suo lavoro somiglierà a quello di una domestica. Dovrà, oltre a frequentare i corsi di musica, danza, canto e fare pratica di cerimonia del tè, attendere il rientro delle Maiko e Geisha dai loro impegni serali, di solito a notte inoltrata, e svegliarsi prima di loro per preparare il necessario per la loro nuova giornata di lavoro e poi recarsi ai corsi, che si tengono al Nyokouba (女紅場), la scuola dove si apprendono queste antiche arti dalle Iemoto (家元), le Gran Meastre. Dovrà imparare a indossare correttamente i kimono, ma anche imparare a piegarli e conservarli negli appositi armadi, lavoro non semplice. Per tutto il periodo come Shikomi, indosserà un semplice kimono di cotone. Inoltre un’apprendista di Kyoto dovrà assolutamente imparare il dialetto locale, il Kyo-Kotoba (京言葉) 

Dal Minarai (見習い) al Misedashi (店出し)

La vita di una Geisha è segnata da alcuni passaggi e il primo si chiama Minarai (imparare osservando). Appreso per bene queste arti, entrerà nella fase Minarai della durata di circa un mese, dove l’apprendista Maiko può accedere agli Zashiki (座敷) per capire l’arte della conversazione e il modo corretto di servire i clienti. Il viso verrà truccato con la cipria bianca chiamata ShironuriAppena avrà acquisito le competenze necessarie e il giorno prima di fare il Misedashi (店出し), il debutto come Maiko, dovrà fare la “cerimonia di sorellanza” con una Maiko già esperta, il sopraccitato San San Ku Do (三々九度 )A questo punto è pronta per debuttare. Il Misedashi consiste in questo: dovrà recarsi in ogni singola Okiya e Ochaya del suo Hanamachi (花街) insieme all’Okasan (お母さん), presentandosi come nuova Maiko per chiedere di essere gentili con lei. L’Okasan si farà carico delle spese necessarie per il suo debutto, come quello di acquistare i kimono e tutto il necessario per le sue serate come Maiko.

In passato, fin da quando una Maiko veniva adottata dall’Okiya, l’Okasan prendeva scrupolosamente nota di tutte le spese sostenute per il suo mantenimento e per l’istruzione e quindi anche delle spese per il Misedashi. Diventava una Geisha verso i 14 anni con due riti molto importanti, il Mizuage (lett. sollevare le acque, in pratica la perdita della verginità) e l’Erikae (cambio del collare). 

Il Mizuage (水揚げ)

Una Maiko era e doveva assolutamente restare vergine fino alla fine del suo apprendistato in attesa che un “defloratore” si offrisse per il suo Mizuage. Era obbligatorio e ogni singola Geisha (fino al 1958, quando la prostituzione fu abolita insieme a questo rituale) ha dovuto affrontarlo. Segnava il suo passaggio all'età adulta, anche dal punto di vista sessuale. Essendo le Maiko indebitate con l’Okasan fin dal loro ingresso nell’Okiya, il Mizuage era un’occasione per ridurre di molto il loro debito. 

Appena ci si avvicinava all'età fatidica, i vari clienti cominciavano a farsi avanti per avere il privilegio di “far diventare una donna” la futura Geisha. Era una specie di asta e la Okasan doveva valutare, oltre alla cifra più alta, anche il prestigio sociale del pretendente, che di solito era un uomo di mezza età. Se una giovane non riceveva proposte e arrivava a 15 anni senza avere affrontato il Mizuage, avrebbe vissuto l’imbarazzo di sentirsi addosso gli sguardi di tutto l’Hanamachi, come se avesse qualcosa di strano per il quale non riusciva a trovare nessun pretendente. In questo caso intervenivano i “defloratori di professione”, uomini noti nella comunità come amanti delle Maiko ma non così ricchi da poter ambire al Mizuage di una Maiko di successo. Venivano contattati dalle Okasan per evitare che la propria protetta venisse a lungo derisa dalle colleghe e, visto che l’Hanamachi è una realtà estremamente piccola ed essendo una Maiko riconoscibile da molti aspetti del suo abbigliamento, una 15enne vestita e acconciata ancora da apprendista, non passava certo inosservata. 

Riguardo la dura e triste esperienza del Mizuage, possiamo aggiungere che era sì un passaggio obbligato per ogni apprendista Geisha, ma la situazione non era poi molto diversa per le figlie di normali famiglie giapponesi, infatti, la prima notte di nozze di una qualunque altra ragazza era altrettanto spiacevole. La maggior parte dei matrimoni era combinata dalle famiglie e tipicamente gli sposi si conoscevano proprio nel giorno delle nozze. All'epoca quasi tutte le giovani avrebbero avuto quindi come primo amante, uno sconosciuto. La condizione di una Geisha, vista da questa prospettiva, era migliore di quella di una semplice ragazza, in quanto non avrebbe dovuto lavorare e convivere con la famiglia del marito, ma anzi, il “defloratore” o il “Danna” (旦那) l’avrebbe mantenuta e fatta vivere in una condizione di vita estremamente agiata. Bisogna sottolineare poi che era dovere della Okasan, oltre a quella di procurare un buon pretendente, quella di vigilare che la Geisha o ancora peggio la Maiko, non avesse amanti non ufficiali. Sarebbe stata una grave perdita di denaro e d’immagine se una Maiko non fosse arrivata vergine al Mizuage. La stessa cosa se una Geisha avesse avuto un amante mentre un Danna la manteneva. 

L'Erikae (襟替え)

Erikae significa letteralmente “cambio del collare” (da rosso a bianco). Rappresentava, insieme al Mizuage, il passaggio all’età adulta, ma in realtà sono molte le cose che cambiano nell’abbigliamento da Maiko a Geisha, non solo il collare. Questi cambiamenti sono in uso tuttora:
- gli Okobo (おこぼ) sono tipici dell’abbigliamento di una Maiko, i Geta (下駄) quelli di una Geisha;
- le maniche del Kimono (Furisode 振袖) da lunghe diventano corte, quando si diventa una Geisha;
- l’acconciatura di una Maiko si chiama Ware Shinobu (割れ偲ぶ) ed è molto appariscente in quanto porta molti fermagli chiamati Kanzashi (che cambiano in base alle stagioni), una Geisha invece ha un look più serio e, sull'acconciatura chiamata Ofuku, avrà solo un paio di pettinini di tartaruga.
Un mese prima dell'Erikae, la Maiko porterà un acconciatura chiamata Sakko.

Articolo di Francesca Gambera

 

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geisha

Geisha - Le origini

geishaLa parola Geisha per noi occidentali evoca l’immagine della bella bambolina dal kimono sgargiante, che sorride accanto ad un ciliegio in fiore o ad una pagoda. Un simbolo, come può esserlo il Kinkakuji o il monte Fuji. La realtà è molto più complessa e cercherò in questo mio scritto di descrivere le varie fasi della vita di una Geisha, dal suo ingresso nell’Okiya, fino al raggiungimento della sua maturità professionale.

Origini Geisha

Se è vero che le Geisha non sono prostitute, è anche vero che questa figura storica del Giappone nasce da un particolare modo di vedere le donne da parte degli uomini giapponesi del 1600. La donna era inferiore all'uomo nella società, i matrimoni erano combinati dalle rispettive famiglie e la moglie diventava una domestica che viveva insieme a lui e ai suoi genitori, il cui compito principale era quello di concepire un figlio.
La figura della cortigiana nasce dunque per la soddisfazione sessuale dell’uomo e vi erano vari tipi di classi di cortigiane in base alla loro bellezza e raffinatezza.
La figura della Geisha nascerà invece per soddisfare un desiderio non per forza sessuale ma anche, e a mio avviso, soprattutto, di corteggiare una donna, di poterla frequentare e forse conquistare. La donna nel minuscolo mondo delle Geisha, non sarà solo un oggetto sessuale ma più che altro una persona di piacevole compagnia. Esperta nelle arti tradizionali e capace di intrattenere brillanti conversazioni, al contrario di quanto si pensa, la Geisha è un personaggio apparso solo di recente nella storia del Giappone.
Molti sono i personaggi che nei secoli hanno contribuito a far nascere questa figura leggendaria, ormai simbolo del suo paese. A partire dalle Saburuko del periodo Nara, alle danzatrici Shirabyoshi del periodo Kamakura fino alle cortigiane del primissimo periodo Edo. Un minimo comune denominatore le unisce, erano tutte donne forti, con una gran voglia d’indipendenza.
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SABURUKO

Saburuko significa “persona che serve” e sono il risultato del cambiamento della società alla fine del 7° secolo. Molte donne dovettero prostituirsi per sopravvivere. La maggior parte di queste donne proveniva dal basso ceto, ma c’erano fra queste molte donne istruite e di talento, provenienti famiglie benestanti cadute in povertà.
Queste in particolare erano ballerine o cantanti e spesso venivano invitate per intrattenere e servire gli aristocratici. Fra la fine del periodo Heian e l’inizio del periodo Kamakura la storia si ripete. Nascono le danzatrici Shirabyoshi.

SHIRABYOSHI

白拍子Shirabyoshi è il nome di un tipo di danza praticato da giovani donne provenienti da famiglie aristocratiche cadute in povertà e che, per sopravvivere hanno cominciato a danzare.
geishaEssendo esperte musiciste, ballerine o cantanti, erano spesso ospiti di aristocratici come i Fujiwara e i Taira
Le danzatrici Shirabyoshi si vestivano in stile Shinto con un cappello da uomo, una spada ed eseguivano danze per i Kami, le divinità giapponesi. Recitavano inoltre ballate basate su preghiere buddhiste.
Le più famose erano Kamagiku, concubina dell’imperatore in ritiro a Gotoba, e Shizuka Gozen, concubina di Minamoto No Yoshitsune.
La storia di Shizuka Gozen è molto triste. Lo Shogun Yoritomo ordinò l’assassinio del fratello Yoshitsune, al quale lei era legata, perchè credeva che volesse, grazie alla sua popolarità, salire al trono al suo posto. Lei venne dunque arrestata e quando Yoritomo si accorse che era incinta, attese la nascita del figlio e, scoperto che era un maschio, lo uccise per evitare eredi che potessero vendicarsi. Yoshitsune fu catturato e ucciso a Kamakura. Yoritomo volle Shizuka accanto a se quando gli portarono la sua testa, poi la costrinse ad esibirsi per lui e sua moglie. Lei danzò, dedicando però la sua esibizione all’amato. Una volta liberata, la giovane Shizuka, allora solo 18enne, entrò in convento. Morì di crepacuore nel 1189.
geishaSe 芸 Gei di Arte e 者 Sha di persona, significano Artista, forse possiamo definire le danzatrici Shirabyoshi le prime Geisha in assoluto. Donne che, per sopravvivere, reinventarono se stesse. Forti e indipendenti, in un’epoca in cui le donne non potevano esserlo.

Articolo di Francesca Gambera.

 

 

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Kokoro

Camera16 contemporary art

Camera16, via Pisacane 16, 20129 Milano tel +39 02 36601423 www.camera16.it

info@camera16.it

Edoardo Hahn

KOKORO

a cura di Serena Zacheo, Enzo Dal Verme e Carlo Madesani

con il Patrocinio del Consolato Generale del Giappone a Milano

Inaugurazione: giovedì 26 maggio ore 18.00

26 – 28 maggio 2011

Camera16, via Pisacane 16, Milano

orari: martedì - sabato / 15.00 - 19.00

A due mesi dalla catastrofe naturale che ha colpito il Giappone, Camera16 propone una iniziativa benefica a sostegno delle vittime.

Ottanta fotografi hanno donato un’immagine per dare vita alla mostra fotografica KOKORO (in Giapponese significa cuore).

Tutte le opere (di autori conosciuti o emergenti) saranno in vendita al prezzo simbolico di 50 euro ciascuna. Chi lo desidera potrà aggiungere una donazione extra. Il ricavato sarà interamente devoluto in beneficenza tramite il conto speciale attivato dal Consolato Generale del Giappone a Milano.

Sul sito di Camera16 si possono visionare le immagini degli artisti che hanno aderito all’iniziativa.

KOKORO è stata organizzata con l’aiuto di: Associazione Culturale Giappone In Italia, Associazione Nazionale Fotografi Professionisti Tau Visual, Tommaso Basilio, cpf Bauer, Emanuele Beluffi, Sara Cervo, Franco Fino, Fotografi Senza Frontiere, Fondazione Studio Marangoni, Andrea Mineo, Photogalleria, Photographers Pro, Giorgio Repossi, Arianna Rinaldo, Shoot For Change, Ilenia Zane, Zoom.

Un ringraziamento particolare a Shades International per la sponsorizzazione tecnica.Leggere di più


La vestizione del Kimono


La vestizione del kimono

a cura di Tomoko Hoashi
con commento di Rossella Marangoni

Il kimono - letteralmente, cosa da indossare - cela particolari complessità di indossamento e accorgimenti non visibili all'occhio inesperto. L'eleganza del tradizionale abito femminile giapponese verrà illustrata e mostrata durante il sesto incontro della rassegna "Frammenti di Giappone".

giovedì 21 aprile ore 18.30

"Frammenti di Giappone al Museo d’Arte e Scienza" nasce dalla collaborazione tra l’Associazione culturale Giappone in Italia e l’Associazione Amici del Museo d’Arte e Scienza di Milano.
Il progetto si articola in otto serate che hanno lo scopo di presentare alcuni aspetti propri della cultura classica giapponese proponendo degli incontri che siano lontani da una facile banalizzazione e che esaltino la ricchezza del patrimonio culturale nipponico.

Per il programma completo dell'iniziativa clicca qui.
Si consiglia la prenotazione.

Museo d'Arte e Scienza di Milano
via Quintino Sella 4, 20121 Milano
(angolo Piazza Castello - M1 Cairoli, M2 Lanza)

Per informazioni:
Telefono: +39 02 72 022 488
E-mail: info@museoartescienza.com
Sito: www.giapponeinitalia.org


Maiko Ichimame

Nel 2008, ai tempi della mia tesi, Ichimame era  una Maiko di Kamishichiken che da un paio d’anni curava un blog dove annotava gioie e dolori della vita all’interno del mondo fluttuante. Raccontava di estenuanti prove per gli spettacoli primaverili ma anche la soddisfazione per gli spettacolo ben riusciti, e poi particolari sulle ricorrenze, usi e costumi di questo mondo riservato a pochi. È riuscita a far entrare un pizzico di modernità in una realtà completamente anacronistica come quella delle case da tè. Inizialmente il blog era solo in giapponese ma data la grande richiesta di utenti di internet occidentali, ha deciso di farlo tradurre in inglese.

Oggi è ormai una Geiko affermata del quartiere di Kamichichiken. Da qualche mese prima del suo Erikae (cambio del collare e passaggio da Maiko a Geiko) nella primavera del 2009, ha smesso di aggiornare il blog per dedicarsi a tempo pieno alla sua preparazione per questo importante obiettivo.
Per qualche tempo il blog è passato ad Ichimomo, un'altra Maiko dell'okiya "Ichi" di Kamishichiken. http://www.ichi-kyoto.jp/index.php?catid=3 , ma da qualche mese è fermo, probabilmente per i molti impegni che sia Ichimomo che Ichimame hanno quotidianamente.

Francesca Gambera


Geisha: Peter MacIntosh

Peter MacIntosh è canadese e da anni vive a Kyoto. È un grande appassionato del mondo fluttuante e grazie al suo blog, è possibile recuperare preziose informazioni, oltre che foto e video interessanti.

Possiede il bar Hanagumo dove è possibile essere serviti dalle Geisha e Maiko di Gion.

Inoltre da molti anni organizza tramite il sito www.kyotosightsandnights.com degli Zashiki per turisti, non eccessivamente costosi.

Peter MacIntosh cerca di far avvicinare la cultura delle Geisha ai turisti che non hanno la possibilità economica o le giuste conoscenze per potervi accedere autonomamente.

Francesca Gambera


Geisha moderne: Fiona Graham

Più di vent’anni dopo l’esperienza di Liza Dalby, un’altra antropologa occidentale è stata accettata nel mondo delle Geisha, l’australiana Fiona Graham. Ma al contrario della sua collega americana, lei ha fatto tutto il tirocinio e il 18 dicembre 2007 è diventata formalmente la Geisha Sayuki del quartiere di Asakusa a Tokyo.

Nei siti internet dei più importanti quotidiani giapponesi, viene definita la “Gai Geisha” (geisha straniera) o “White Geisha (Geisha bianca)”.

Vive in Giappone dall’età di 15 anni e quindi parla un ottimo giapponese. Inizialmente è entrata in contatto con questa realtà per poter realizzare un documentario sul mondo del fiore e del salice e pare che voglia proseguire questa professione finché non l’avrà completato.

Francesca Gambera


Geisha moderne: Liza Dalby

Trent’anni fa l’americana Liza Dalby, all’epoca poco più che ventenne e laureanda in antropologia, decise di dare la sua tesi di laurea sul mondo delle Geisha. Si trasferì in Giappone e visse a Tokyo e Kyoto per conoscerle, intervistarle e studiarle da vicino.

Ottenne il permesso di diventare una Geisha di Pontocho per poco più di un anno, solo per poter conoscere più a fondo questo mondo e poter partecipare agli zashiki.

È la prima occidentale ad avere avuto un tale privilegio.

La sua esperienza nel mondo fluttuante è narrata nello splendido libro “La mia vita da Geisha”, strumento prezioso per chi vuole avvicinarsi a questa realtà.

Francesca Gambera


Geisha: le retribuzioni

Anticamente la tariffa oraria delle Geisha veniva chiamata Hanadai (soldi floreali) e il tempo trascorso in loro compagnia era calcolato dal bruciare di bastoncini d’incenso. Lesley Downer nel suo libro “Geisha” spiega che “a seconda dei quartieri, la lunghezza dei bastoncini d’incenso era arbitrariamente diversa e che un’ora a Gion equivaleva dodici bastoncini d’incenso, un’ora a Pontocho invece a quattro bastoncini d’incenso.”

Gli incassi entravano tramite il Kenban.

Attualmente la compagnia di una Maiko costa circa 13.000 Yen l’ora (più o meno 100 €) e dato che uno Zashiki dura alcune ore e che vi partecipano più Geisha e Maiko, una cena di questo tipo può costare alcune migliaia di euro.

Lo stipendio mensile di una Maiko è di circa 3000 € ma, essendo in debito con l’Okiya per tutte le spese sostenute per le lezioni di musica, canto, danza, cerimonia del Te, i vari Kimono e l’organizzazione del Misedashi oltre che per il vitto e l’alloggio, tutti gli incassi della Maiko andranno direttamente all’Okasan per i primi 5 anni di apprendistato.

Francesca Gambera


Geisha: le superstizioni

Il mondo fluttuante è molto superstizioso.  Dal 1600 viene pubblicato annualmente un almanacco basato sui pronostici degli astrologi della casa imperiale. In questo almanacco ci sono tre sezioni e nella parte di mezzo sono indicati i giorni fausti e gli infausti. Le Geisha non fanno praticamente nulla senza consultare l’almanacco. La Shikomi Yukina nel documentario “Geisha Girl” della BBC, insieme con la sua Okasan, si reca da un monaco per scegliere il giorno più adatto per il Misedashi e il suo nuovo nome per la carriera all’interno del Mondo del fiore e del salice.

Il nome scelto per la nuova apprendista deve avere una parte del nome che possa far capire a quale Okiya appartiene e una parte del nome che la leghi alla sua Onesan ma, in caso di un riscontro infausto, è preferibile scegliere un nome alternativo.

Si consulta anche per decidere il giorno più adatto per l’Erikae.Leggere di più