PERIODO YAYOI – IL SEME DEL GIAPPONE E’ PIANTATO

Circa nel IV a.C. il Periodo Yayoi vede il proprio inizio, il seme del Giappone è piantato. Letteralmente.

In un veloce passo indietro all’articolo precente di questa serie, troviamo il Periodo Jōmon e una società di cacciatori – raccoglitori seminomadi ormai in declino. Dopo millenni di incontrastato dominio sull’arcipelago, la difficoltà di reperire risorse naturali ed adattarsi ai mutamenti ambientali li ha indeboliti sempre di più. Quand’ecco che in una provvidenziale migrazione dal continente, videro arrivare delle nuve popolazioni, con nuove tecniche e soluzioni per trasformare le terre di quei luoghi.

Secondo la maggioranza degli storici, la convivenza durò quanto bastava perchè gli Jōmon fossero assimilati nella società dei nuovi arrivati, senza particolari scontri. I segni inequivocabili di questo cambiamento vennero ritrovati nel quartieri Yayoi di Tokyo. Furono, senza molte sorprese, un nuovo tipo di ceramica, meno elaborata ma di qualità e durevolezza maggiori. Per quanto inferiore in termini temporali, questa Era vide una rapida evoluzione verso un Giappone maggiormente definito, e gettarono le basi per i suoi aspetti più significativi.

Primo fra tutti, per importanza e processione causale, la risicoltura.

Il popolo Yayoi portò in Giappone la risicoltura, insieme ad un’agricoltura complessa e organizzata. La divisione delle zone coltivabili portò alla separazione dei territori, mentre la diversificazione del lavoro portò alla formazione delle classi sociali. Il piccolo chicco di riso, che portò la prosperità economica e al conseguente boom demografico, aveva ironicamente condotto anche la violenza delle battaglie. I reperti archeologici comprendono palizzate, fossati e torri di guardia, e molti scheletri inumati presentano ferite mortali. Se il periodo precedente non aveva visto morti violente, il Periodo Yayoi fu un Sengoku ante litteram, con una costellazione di piccoli paesi, cento stando alle cronache cinesi, in costante lotta fra loro.

La letteratura cinese di questo periodo è la nostra unica fonte scritta della società Yayoi, le prime autoctone compariranno in Giappone soltanto con il buddhismo. Due sono i testi che ci danno maggior materiale a riguardo, soprattutto della fitta rete di rapporti commerciali tra i due popoli: le Memorie degli Han posteriori e gli Annali del regno di Wei. Il primo fu redatto nel v secolo, il secondo alla fine del III. Le diverse spedizioni diplomatiche che dal paese di Wa (il Giappone) ragginsero la Cina portavano doni in onore dell’imperatore chiedendo il riconoscimento della loro autorità governante come loro vassalli. A prova di questo rapporto, venivano offerti simboli di potere ai re Yayoi, come specchi di bronzo e sigilli. Uno di questi, il Sigillo d’Oro del Re di Na, scoperto nel 1784 da un contadino nell’isola di Shiga, è considerato uno dei Tesori Nazionali del Giappone.

 

Questo tipo di subordinazione era in una forma di legittimazione decisiva tra i diversi regni del Periodo Yayoi.

Insieme al territorio più fertile e adatto alla crescita del riso, il clan dominante era quello che più facilmente intratteneva contatti con la corte cinese. Per questo le principali coalizioni e spinte unificatrici giunsero dal Kansai e dallo Yamato. Non Yamato invece, ma Yamatai è protagonista della più significativa esperienza di accentramento del potere Yayoi: negli Annali del regno di Wei compare il primo nome di un individuo Giapponese, la regina Himiko. A capo di un grande numero di tribù, la regina del Yamatai si fece riconoscere dall’imperatore cinese come autorità dominante in tutto Wa.

Circondata unicamente da figure femminili, ne vengono numerate mille, e protetta da un esercito di uomini, la regina seguiva una vita spirituale totalizzante come sacerdotessa del kami protettore degli Yamatai, mentre suo fratello era messaggero del suo potere all’esterno. Fu una sua parente, Iyo, che a tredici anni le succedette come ultima regnate storicamente nota, eppure sulla sua eredità si passa dalla storia al mito.

Un dibattito vede infatti la regina Himiko, il cui nome secondo una tradizione significherebbe “figlia del sole”, antenata del clan Yamato, discendenti a loro volta secondo la leggenda da Amaterasu, il kami del sole. Che a Yamatai il sole fosse oggetto di un culto particolare è comprovato dalla presenza di numerosi specchi di bronzo. Tuttavia la storiografia principale non collocherebbe questo regno nelle future zone di Nara, bensì a Fukuoka, mettendo in dubbio di fatto questa ipotesi.

Nel Periodo Yayoi i kami discesero dal cielo, emersero dalla terra e affiorarono dalle acque. Il chicco di riso portò in Giappone il seme dello shintō.

La religione shintō è infatti, legata indissolubilmente all’agricoltura. La trascendentalità dei kami, tradotti più correttamente con il termine spiriti che con il termine divinità, è un parto della trasformazione culturale avvenuta nel Periodo Yayoi, attraverso l’intensificarsi della sedentarietà dei popoli. Il territorio nel quale una famiglia dominante si insedia, le montagne e i fiumi di cui “prende possesso” sono kami presenti nel luogo. Ogni famiglia ha un suo kami protettore, e le battaglie che comportavano la conquista di altri clan si riflettevano nella costruzione di una piramide spirituale. Yamatai portò ad esempio alla diffusione e all’innalzamento del kami del sole ad un’importanza primaria.

Questo tipo di rapporto con il mondo spirituale era talmente intrinseco con l’organizzazione sociale che il re era soprattutto la guida sacerdotale della comunità. I rituali sempre più elaborati portarono gli abitanti del Periodo Yayoi a migliorare notevolmente la fusione dei metalli. Il bronzo è l’indiscusso protagonista di questa fase della storia del Giappone : abbiamo già parlato degli specchi, tanto inutili per la toeletta quanto pregni di valore simbolico, ma altrettanto importanti furono le dōtaku. Si tratta di campane di bronzo di diverse dimensioni, spesso decorate con scene legate all’agricoltura o varie attività umane, prive di batacchio. Secondo alcune fonti si usavano anche per scopi militari, sulle torrette di vedetta per avvertire di un imminente attacco.

Periodo Yayoi

Il bronzo portò chiaramente anche alla creazione delle armi, di cui ricchissimo corredo si adornano i siti archeologici Yayoi.

Come sopradetto, il miglioramento della vita ha avuto uno scotto da pagare, ciò nondimeno, accanto ad esso il progresso è evidente. Troviamo un sistema di imposte, fiere e mercati di ampio respiro, economia e istruzione sviluppata dovuta ad un comprovato scambio di corrispondenze con il continente. Sembrerebbero pure presenti indizi dell’utilizzo di ideogrammi cinesi nel Giappone dell’epoca.

Queste ultime righe presentano in sintesi la società così come nuovo punto di partenza per tutto il prossimo periodo, il Periodo Kofun, o delle tombe a tumulo. Saranno espressione della società uji-kabane, dove le grandi famiglie aumenteranno la loro cerchia di influenza fino alla supremazia di una su tutte: quella imperiale.

 

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