Netsuke: Pera con vespa

Pera con vespa
Sangetsu
XIX secolo

Netsuke in legno; occhi intarsiati in corno nero
Firmato entro riserva irregolare: Sangetsu
Altezza: 5 cm

Bibliografia:
R. Bandini, Expressions of Style: Netsuke as Art, New York, 2001, nr. 190

Ottimo esemplare di netsuke raffigurante una vespa che si ciba della polpa di una pera marcita. La pelle del frutto è lavorata in ukibori per renderne la ruvidità.
Sangetsu è il più famoso tra il gruppo dei cinque cosiddetti "wasp carvers" e questo esemplare spicca sugli altri conosciuti per le grandi dimensioni (in genere l'altezza si assesta sui 4,4 cm) e soprattutto per la resa degli himotoshi: se difatti in genere Sangetsu si limita ad utilizzare gli usuali due fori tondi, in questo caso ha  proseguito con il tema della "pera marcia" intagliando in maniera naturalistica il frutto sul retro fino a creare il passaggio per la corda del sagemono.

La tecnica ukibori consiste nel lasciare il decoro in rilievo rimuovendo il materiale attorno ad esso. In questo caso probabilmente la metodologia utilizzata è più complessa: dopo aver schiacciato con un punteruolo la superficie della pera, si è abrasa tutta la superficie allo stesso livello: rianimando successivaente le fibre schiacciate, bagnandole con dell'acqua, queste diventano quindi in rilievo.

Quest'opera e molte altre presso http://www.giuseppepiva.com/index.php/home


Antiquariato giapponese

Otagaki Rengetsu (1791-1875)

Lepre

Ceramica con iscrizione calligrafica,

Firma: Rengetsu

Altezza: 20 cm

La poesia recita:

うさきらか

蒲のほいろの

毛衣は神代

なからや

着かへさるらん

La lepre,

le vesti di pelo

del colore delle tife,

come nell'era degli dei

non si cambia.

Otagaki Rengetsu (1791-1875) fu una monaca buddista la cui vita tragica e intensa ispirò una fertile creatività. Tra le poche artiste femmine giapponesi di rilievo, Rengetsu fu poeta, calligrafa, ceramista e pittrice.

Educata come dama di compagnia nel castello di Kameoka fino all'età di 16 anni, Otagaki studiò la poesiawaka, un tipo di composizione classica giapponese popolare tra le donne durante il periodo Edo. Dopo la moste del secondo marito, all'età di 33 anni diventò monaca della setta buddista  della Terra Pura con il nome di Rengetsu, ovvero "Luna di loto". Il lavoro di Rengetsu combina così la spiritualità con il tangibile, anche se solo raramente mostra riferimenti diretti al buddismo.

Attorno al 1840 Rengetsu iniziò a combinare calligrafia e ceramica: ogni oggetto creato dalle mani della monaca veniva così impreziosito dalla sua aggraziata e riconoscibile calligrafia. La presenza di queste eleganti poemi aggiunge una intima tranquillità alle sue opere, siano esse dipinte sulla carta o modellate in ceramica.


Antiquariato giappponese

Mattônari kawari kabuto

抹頭形兜

Periodo Momoyama (1573-1615)

Fine del XVI secolo

Ferro e harikakeShikoro a sei piastre.

Bibliografia:

Y. Sasama, Nihon no mei kabuto, Tokyo:1972, pp. 142-143

I. Fujimoto, U. Kasahara, Sengoku no kawari kabuto, Gakken: 2010, p.120

La forma mattônari, che letteralmente sarebbe traducibile in "con una sola pennellata" si riferisce alla forma del copricapo che questo kabuto imita, ovvero ottenuto piegando su se stesso un unico drappo, tenuto assieme dai lembi annodati sul fronte.

La straordinaria forma e l'uso dell'argento sulla lacca nera rendono l'elmo di eccezionale eleganza e forza.

Poiché di epoca di guerre civili (sengoku jidai) l'elmo ha una costruzione particolarmente efficace e risulta molto pesante. Anche la struttura in harikake - una mix di lacca e cartapesta - è molto compatta e mantiene una forma semplice, adatta al campo di battaglia.

Lo shikoro non è fornito di fukigaeshi, come spesso accade per gli elmi più antichi, mentre sono presenti duetsunomoto sui lati per l'innesto di decorazioni laterali (wakidate).

Giuseppe Piva

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Antiquariato giapponese

Serpente arrotolato

Inizio del XIX secolo

Legno di bosso; occhi intarsiati in corno nero

Firmato entro riserva ovale: Tanri

Lunghezza: 6 cm

I nati sotto il segno del serpente (ad esempio negli anni 1941, 1953, 1965, 1977 e 1989) sono persone dallo spirito gioioso. Hanno un carattere romantico e passionale, di natura sono saggi, calmi e belli sia interiormente che esteriormente. Possono godere per questo di grande fortuna e prosperità. All’apparenza possono sembrare freddi e misteriosi, ma al contempo emanano un fascino irresistibile e sono molto generosi.

I nativi sotto il segno del serpente, il sesto animale che arrivò in ordine di tempo dinnanzi a Buddha, sono predisposti allo studio e all’amore per la filosofia e la letteratura. Sono persone taciturne, pazienti, diffidenti, ma adorano i complimenti e spesso si lasciano prendere dalla pigrizia, rifuggendo dalla vita mondana per starsene in tranquillità.

In campo sentimentale sono fedelissimi ma gelosi e possessivi. Sono apprezzati per la loro saggezza e per questo sono le prime persone cui è consigliabile rivolgersi in caso di necessità.

 


Antiquariato giapponese

Hanbô

Periodo Muromachi (1336-1573)

Ferro laccato

Rara maschera da samurai di tipo hanbô, ovvero che copre mezzo volto ad esclusione del naso.

La dimensione stretta dell'apertura per il naso suggerisce immediatamente una datazione molto antica e la tipologia del ferro e della lacca confermano che si tratta di un oggetto del XVI secolo.

La forma generale della maschera, al contempo forte ma aggraziata, richiama un modello illustrato nel Meikô-zukan-zokushu firmato da Yoshimichi, nonchè l'hanbô firmato Takayoshi della collezione Orikasa: il labbro corrucciato e le linee decise seguno gli stessi lineamenti, mentre al posto del tubicino per il drenaggio del sudore (ase nagashi) questo menpo regge un singolo otayori per il fissaggio dell'elmo e il sudore passa invece per tre fori posti al suo fianco.

Lo yodarekake è a cinque piastre molto sottili, come in uso nelle armature più antiche.

Giuseppe Piva

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Antiquariato giapponese

Scuola Rimpa

Fine del periodo Edo (1615-1867)

Albero di ginko e crisantemi

Paravento a due ante

Inchiostro, pigmenti e gofun moriage su fondo oro e argento

158,8 x 154,8 cm

Dipinto senza contorni e con l’utilizzo di colori molto diluiti in certe zone del dipinto, questo stile viene definito “senza ossa” (mokkotsu). La delicatezza e la raffinatezza di questo modo di dipingere si identifica certamente con il carattere elegante dei committenti, contrapposto al vigore del monocromatismo ordinato e alle forme dure e virili della scuola Kano, scelta come rappresentativa della classe militare.

La stilizzazione molto spinta delle forme è una delle principali caratteristiche degli artisti Rinpa: il fiume sullo sfondo, individuabile dalle eleganti onde che sembrano ripetere un morbido motivo geometrico, ricorda in realtà anche una nuvola e funge più da motivo di sottofondo che da elemento realistico del paesaggio.

Il termine “Rinpa” deriva dal carattere “pa” (scuola) e dalla seconda sillaba del nome “Korin”: Ogata Korin (1658-1716) non fu in effetti il creatore di questo stile, che deve la sua origine invece a Honami Koetsu (1558-1637) e Tawaraya Sotatsu (?-1640), ma ne fu il maggiore diffusore. Sebbene non si possa parlare di “scuola” in senso stretto, i modelli estetici di Ogata Korin influenzarono intere generazioni di artisti fino all’epoca moderna.


Antiquariato giapponese

Kanshiro Nishigaki

(1613-1693)

Sukashi tsuba in ferro, scuola Higo

Decorata a traforo a motivo di “gru danzante”

Inizio del periodo Edo (1615-1867), XVII secolo

Mumei, 80 x 76 x 5 mm

西垣 勘四郎

La tsuba raffigura una elegante gru stilizzata, rappresentata con le ali aperte in una sorta di danza. La finitura morbida e accurata esemplifica i livelli più alti raggiunti dalle else giapponesi: il lavoro a traforo (sukashi) è superbo e ben bilanciato, con ogni piuma definita da linee sottili contrapposte a quelle più marcate delle altre parti del disegno. La patina è eccellente e il ferro di ottima qualità; il dinamismo della composizione e la bellezza del materiale concorrono a produrre una sensazione molto ricca ed elegante.

Il disegno della gru danzante è noto: una tsuba di Hayashi Matashichi (1613-1699) conservata al museo Eisei-Bunko mostra lo stesso motivo, con l’unica differenza del diverso trattamento del ferro.

 

Esistevano quattro principali scuole nella regione di Higo: Hirata, Hayashi, Nishigaki e Shimizu; ogni fabbro di queste quattro scuole lavorava sotto la supervisione del raffinato lord Hosokawa Sansai e produsse raffinate tsuba e kodogu. Kanshiro, il primo maestro della scuola Nishigaki, fu primo allievo di Hirata Hikozo, che era alle dirette dipendenze deldaimyô.

Nishigaki Kanshiro aveva una speciale passione per il ferro, considerato nella sua semplicità e naturalezza come materiale di uso quotidiano. Profondo conoscitore delle tecniche di lavorazione, produsse lavori di estrema eleganza e bellezze: il suo ferro, più morbido e rilassato di quello prodotto da Hayashi, è la chiave per capire le differenze tra questa tsuba e quella del museo Eisei-Bunko.

Giuseppe Piva

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Estetica e funzionalità nel periodo Edo


Nel riscoprire le arti tradizionali del Giappone di epoca pre-moderna risulta immediato un modo di approcciarsi alla produzione artistica e artigianale mirato a sviluppare la funzionalità degli oggetti d’uso comune e al tempo stesso attento ad esaltarne bellezza  e preziosità.
Fin dal XVI secolo il Giappone assiste infatti ad uno straordinario sviluppo culturale, di fioritura delle arti decorative e delle arti applicate. Quest’epoca può essere identificata come una sorta di Rinascimento giapponese, accompagnato però da una difficile situazione dove guerre tra clan rivali portano il Giappone ad essere disgregato in numerosi feudi governati da una élite militare. L’apparente contrasto tra innovazione artistica-culturale e violenza distruttiva riflette il fatto che i protagonisti del campo di battaglia fossero al tempo stesso i promotori delle arti e della cultura.
Anche dopo l’unificazione del Giappone sotto lo shogunato Tokugawa e per tutto il successivo periodo Edo (1615-1867) le arti promosse della classe militare, estranea alla corte imperiale, rappresentano il culmine del connubio tra eleganza e praticità. Ogni singolo oggetto nasce dunque con un fine pratico atto a soddisfare uomini pragmatici e di potere, dal gusto sottile e raffinato; la ricerca dei dettagli nelle lacche maki-e, come l’ironia sottile che traspare dai precisi intagli dei netsuke e la ricchezza dei decori nelle armature da samurai, lasciano trasparire richiami poetici ed echi del passato, specchio di un animo eccentrico ma colto. Emblematico è lo sviluppo artistico e tecnico-costruttivo della spada giapponese, che ha prodotto veri e propri esempi di arte astratta, dove linee e forme si intrecciano in un equilibrio di forze al tempo stesso efficienti ed armoniose.
L’estetica funzionale, atta ad abbellire gli oggetti di uso comune e ad elevare gli animi di chi li utilizza, si rivela in un’attenzione al dettaglio e nell’amore per la materia; il gesto quotidiano diventa così un rituale che riflette la consapevolezza del fine ultimo delle cose.
Giuseppe Piva
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Antiquariato giapponese

Scuola Kano
Prima metà del periodo Edo (1615-1867), XVII-XVIII secolo
Papaveri
Paravento a due ante, 155,5 x 169 cm
Inchiostro, gofun e pigmenti su fondo oro
 Questo splendido paravento raffigura un cespuglio di papaveri in fiore intrecciati in un esuberante reticolo. Il gusto riccamente decorativo è tipico del linguaggio estetico della scuola Kano, destinato ad ornare le magnifiche residenze dei nuovi daimyo con colori ricchi e forme forti e decise.
La composizione ricorda immediatamente il paravento con "papaveri, grano e bambù" conservato al Kimbell Art Museum di Forth Worth, opera di Kano Shigenobu databile verso il 1620-30.
Giuseppe Piva
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Antiquariato giapponese

Kano Tomokazu
Scuola di Gifu, inizio del XIX secolo

Tigre
Netsuke in legno, occhi intarsiati in corno chiaro e scuro
Firmato entro riserva ovale: Tomokazu
Lunghezza: 4,4 cm

Affascinante netsuke raffigurante una tigre intenta a leccarsi una zampa anteriore. Gli occhi sono in corno trasparente, con le pupille in corno scuro.

Kano Tomokazu è il principale artista della scuola di Gifu, che comprende un piccolo gruppo di artisti vicini ai lavori della linea Ittan della scuola di Nagoya. Lavorò esclusivamente in legno utilizzando, come in questo caso, una finitura nera che mette in risalto la tridimensionalità delle forme. Altre caratteristiche di questo netsukeshi che sono riscontrabili in questo pezzo sono l'assenza di himotoshi, a favore invece degli spazi realizzati seguendo le forme naturali del soggetto, gli occhi intarsiati in corno di due gradazioni, la raffinata lavorazione del manto dell'animale, qui visibile in particolar modo nelle zone inferiori dove il netsuke non è mai stato maneggiato.
La tigre è il terzo segno dello zodiaco cinese; era anche simbolo di coraggio e durante il XVIII secolo fu uno dei soggetti preferiti dai pittori. tuttavia in Giappone la tigre non era conosciuta e gli artisti dovevano ispirarsi a dipinti precedenti e studiare le pelli che venivano importate dalla Cina.
Giuseppe Piva
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