La prima volta che ho toccato il suolo giapponese fu il 16/06/2015 alle 13 circa. Come dimenticarlo?

Mi ero laureata a luglio dell’anno precedente in Lingue e Letterature Straniere e subito dopo avevo frequentato un corso singolo di Lingua Giapponese presso l’università Statale di Milano. Studiare giapponese era sempre stato il mio sogno, ma fino a quel momento non ero riuscita a realizzarlo. Così, dopo la laurea, mi dissi “Ora o mai più”, trovai un lavoro come insegnante di inglese e, nel frattempo, mi avvicinavo a un mondo che mi avrebbe cambiato la vita.

A febbraio 2015 mi capitò un’occasione più unica che rara: una scuola di Lingue internazionale annunciò una campagna di promozione dei propri corsi in occasione del 50° anniversario della propria fondazione. Parlandone con i miei genitori, ai quali sarò sempre grata per avermi dato la possibilità di vivere quest’esperienza, decisi di partire per un soggiorno studio a Tokyo, da giugno a novembre 2015.

Photo credits: Zucchelli Valentina

 

Fino a quel momento le occasioni di approfondimento della cultura giapponese erano state frammentarie e casuali, perché all’epoca era ancora considerato un argomento di nicchia, bizzarro. In Italia era possibile trovare i manga in fumetteria e alla televisione trasmettevano gli anime più famosi, ma i coetanei che frequentavo non ne parlavano. Cominciai il mio viaggio grazi ai libri, ai film, ai documentari che trovavo in biblioteca. Ero curiosa e affascinata da tutte le differenze che scoprivo, e più ne scoprivo più diventavo affamata di conoscenza. Non era un periodo facile per me a livello personale e ormai posso voltarmi indietro e affermare che il Giappone, in parte, mi ha salvata.

 

Photo credits: Zucchelli Valentina

 

Quando inizio il racconto della mia esperienza di soggiorno studio, la prima cosa che dico sempre è che fu come attraversare uno specchio, come quando Alice cade nella tana del coniglio bianco e da lì raggiunge il Paese delle Meraviglie. Immergermi nella vita quotidiana locale, i cui usi e costumi erano così tanto diversi da quelli a cui ero abituata, mi fece mettere in discussione tutti gli assunti sui quali avevo basato la mia vita fino a quel momento: dai rumori per strada, a come dosare i silenzi e pesare le risposte, dalla gentilezza mai data per scontata alla cura nei gesti. Avendo vissuto tutto questo a 23 anni, so di essere diventata la donna che sono oggi grazie a quegli insegnamenti che conservo nel kokoro (心), cioè nel cuore.

Dopo 8 anni, sono tornata in Giappone lo scorso ottobre con la mia Dolce Metà, che invece non era mai stato prima in questo paese ma è appassionato della sua cultura tanto quanto me. Ha dimostrato così tanta gioia, curiosità e tenerezza da farmi scoppiare il cuore e rivivere quanto avevo provato io la prima volta.

Ho riscoperto questo paese dopo 8 anni, con gli occhi da trentenne e attraverso i suoi, e ho capito che esiste, secondo me, un Giappone diverso per ognuno di noi. È esistito il Giappone di mia madre, che mi insegnò a creare gli Origami quando ero bambina. È esistito il Giappone di mio papà, che per il mio diciottesimo compleanno mi regalò una statuina in kimono che conservo ancora oggi, insieme al dizionario dei Kanji. Esiste il Giappone della cerimonia del tè, con le sue regole e i suoi riti sacri. Esiste il Giappone di Akihabara, per gli appassionati di anime, manga e videogiochi.

Esiste il Giappone dei santuari shintoisti e buddhisti, oasi di silenzio e pace in armonia con la natura, così insoliti per noi occidentali, abituati al rumore e alla confusione. Consiste tutto nel tutelare e proteggere l’armonia con chi ci sta intorno. Ecco allora che rispettando il silenzio rispettiamo l’Altro, mettendo il nostro piano i nostri impulsi, desideri, necessità. Il Giappone che ho vissuto a 23 anni era quello di una ragazza che imparava a stare da sola dopo aver cercato la compagnia per tanto tempo. E’ stato una scoperta, veloce, intensa, frastornante, piena di ricordi da quant’ero vorace di provare tutto, assaporare tutto, vedere tutto, e la realizzazione di un sogno. Il Giappone che ho vissuto a 31 è stato una lezione: imparare il silenzio, accettare i limiti, perdere la strada, cercare la quiete e calmare il cuore. Non c’è niente come tornare negli stessi posti dopo tanto tempo per vedere quanto si è cambiati. Vorrei che i miei lettori potessero scoprire il proprio Giappone e magari avrò io stessa l’occasione di scoprirne di nuovi.

Venite con me?

 

 

Testo di Valentina Zucchelli, valezu92@gmail.com

https://www.giapponeinitalia.org/wp-content/uploads/2023/05/2023-Evento_CampsiragoResidenza.pdf

Segui Giappone in Italia


Unisciti alla Newsletter


Entra in Giappone in Italia


Unisciti a noi! Giappone in Italia è un’associazione culturale no profit. Le nostre attività sono possibili grazie anche al tuo contributo che ti permetterà di godere sempre di nuovi e originali contenuti!

Il tuo grande contributo è per noi vitale20€/ANNO
Iscriviti ora!

I Nostri Eventi


Focus su


Entra in Giappone in Italia


Unisciti a noi! Giappone in Italia è un’associazione culturale no profit. Le nostre attività sono possibili grazie anche al tuo contributo che ti permetterà di godere sempre di nuovi e originali contenuti!

Il tuo grande contributo è per noi vitale20€/ANNO
Iscriviti ora!

Entra in Giappone in Italia


Iscriviti ora!
Il tuo grande contributo è per noi vitale20€/ANNO