Do Gaku Jitsu

Quando andai per la prima volta a studiare il chanoyu a Kyoto c’erano tre grandi ideogrammi all’entrata delle classi del secondo piano dove seguivamo le nostre lezioni. Essi erano: Do – Gaku – Jitsu. Alla prima occasione, chiesi all’insegnante Mori che cosa significassero queste tre parole e perché fossero importanti.

Disse che studiare il Chado, non è qualcosa che si impara dai maestri. Le cose che cerchi sono già dentro di te e le devi scoprire da solo. I sensei sono lì a indicare la strada, ma il modo in cui progredisci nel tè dipende da te non dall’insegnante. Essi possono solo aprire le porte ed esporre gli studenti ai molti, molti aspetti del Chado. La via del tè è un processo di autorivelazione del sé, del mondo attorno a te e di come tu sei nel mondo.

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Geisha: i quartieri di piacere

Lo Shogun Ieyasu Tokugawa, nel 1600, adottò come religione di Stato il Neoconfucianesimo e questa filosofia religiosa influenzò moltissimo la vita delle persone durante tutti i 250 anni di questo periodo storico.

Il Neoconfucianesimo imponeva obbedienza assoluta all’Imperatore e, in famiglia, al padre. La donna doveva obbedire al padre, poi al marito e infine al figlio, in caso di morte del marito.

I matrimoni erano combinati, i giovani sposi molto spesso si incontravano solo nel giorno del loro matrimonio e la moglie veniva adottata dalla famiglia dello sposo, andando a vivere insieme a lui e ai suoceri. Il suo scopo era quello di concepire un figlio.

Un altro aspetto importante dell’influenza che il Neoconfucianesimo ha avuto sulla società Tokugawa è la divisione in classi. Daimyo, Samurai, Contadini, Artigiani e infine Mercanti. Ogni classe sociale era regolata da un suo preciso sistema di norme. Leggere di più


La vestizione del kimono: tradizione e bellezza

091012_gi_fronte-cartolina-15x10_31Giovedì 14 gennaio 2010 ore 18.30

 

La Vestizione del Kimono: tradizione e bellezza

A cura della sig.ra Tomoko Mizu con il commento della dott.ssa Rossella Marangoni

In collaborazione con Associazione Giappone in Italia

Sponsor: Moro Real Estate e RasenBudo Zen

Palazzo Reale, Sala delle Otto Colonne (accesso dalla mostra)

Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

I posti verranno assegnati in biglietteria a partire dalle ore 18.

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Musica giapponese

sorikoUn altro punto di particolare delicatezza e complessità, sia linguistica che concettuale è il ritmo del gagaku, ma anche questo potrebbe definirsi un facile mistero. Il ritmo, chiamato chōshi, è diviso in cinque tipi, regolari, chiamati haya hyōshi e nobe hyōshi, e irregolari, distinguibili dalla scansione ritmica delle percussioni e tutti riferiti alla musica del lato sinistro (il ritmo regolare del lato destro è un traslato di questi). I termini haya e nobe altro non sono che una traduzione quasi letterale di veloce e prolungato, il primo potrebbe essere letto come una scansione di solfeggio di uno-due-tre, ecc..., mentre il secondo come uno-e, due-e, tre-e, ecc... Se pensiamo in termini occidentali, i metri regolati possono essere segnati all'interno di uno schema fisso di quattro battute, haya yo hyōshi, od otto battute haya ya hyōshi (yo è quattro e ya è otto). In aggiunta a questo e per evitare schematismi si aggiunte un terzo ritmo regolare di sei battute, chiamato haya mu hyōshi (mu è sei). Leggere di più


Dalla Cina al Giappone: le scale musicali nel gagaku

amaLa questione delle scale musicali giapponesi antiche è una questione assai spinosa, per prima cosa è bene specificare che tali scale, unitamente all'intera teoria musicali, si svilupparono interamente in Cina e poi adottate in Giappone con quel sistema selettivo che contraddistingueva ogni parte dell'assimilazione culturale continentale. Il problema centrale è che durante ogni dinastia cinese si  cambiava la nota di riferimento, cioè quella nota che permette la distribuzione di tutte le altre all'interno della scala. Essendo questa musica importata nel periodo T'ang si usa oggi la nota vigente durante la dinastia, ma essendo le musiche stesse composte in un vasto lasso temporale non possiamo dire in maniera univoca come potessero suonare originariamente. Leggere di più


L'apertura del ro

A novembre si inaugura il braciere invernale. Il ro è un braciere interrato che è più grande del braciere estivo. Un buco ricavato nel pavimento ospita il braciere e il calore che proviene dal fuoco del carbone riscalda il tatami dal di sotto e rende gradevole la stanza.

L’evento che segna l’apertura del ro è chiamato robiraki. È uno dei principali eventi del tè dell’anno. Rikyu diceva che quando lo yuzu (cedro) diventa giallo è tempo di inaugurare il ro. Di solito ciò accade verso il primo di novembre. Per prepararsi a questo evento, si pulisce la stanza da capo a piedi. Viene sostituita la carta degli shoji e i tatami sono ridisposti in modo da poter accogliere il taglio per il braciere interrato.Leggere di più


Kangen e bugaku

dakyurakuIn precedenza abbiamo parlato di come il repertorio gagaku è stato puntualmente importato ed organizzato dalla nobiltà di corte. Ad oggi le musiche e le danze di questo repertorio sono state quasi tutte modificate, ricomposte sia musicalmente che coreograficamente. In generale però si può dire che l'assetto generale è rimasto quello originario datogli sotto l'imperatore Ninmyō, che conservava la classificazione tra i lati destro e sinistro. Questa classificazione divideva in due parti le danze bugaku, letteralmente “musica di danza”, provenienti dalla Corea (umai, danza del lato destro) e quelle provenienti dalla Cina (samai, danza del lato sinistro) con un'unica significativa eccezione, il lato sinistro poteva vantare anche un repertorio strumentale, kangen, letteralmente “fiati e corde”, composto ed eseguito per il piacere dell'esecuzione di cui il brano Etenraku è forse l'esempio più noto.Leggere di più


Le sette erbe d'autunno

I fiori che sbocciano nei campi d’autunno

quando li conto sulle dita

fanno sette.

I fiori di lespedeza,

l’erba della pampa e l’arrowroot,

il garofano, la patrina

anche il fiore della nebbia e la morning glory.

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Gagaku e Heian Jidai

L'origine del repertorio Gagaku, come già scritto, affonda nella storia antica cinese e giapponese, all'epoca dei primi contatti con la Cina, oltre che nel mito e nelle leggende che attraversano tutta l'Asia. Per comprendere appieno tale musica bisogna però guardare al periodo che ne vide il suo massimo sviluppo ed il suo lento declino, il periodo Heian. Heian-Kyō era l'antico nome dell’odierna Kyōto e storicamente copre un arco temporale estremamente vasto rispetto alle precedenti epoche, compreso tra il 794, anno di trasferimento nella nuova capitale voluto dall'imperatore Kanmu dalla città di Heijō-kyō, l'odierna Nara, ed il 1185, anno di inizio del periodo Kamakura. A sua volta è possibile suddividerlo in tre sottoperiodi, quello Kōnin (794 - 866) in cui si proseguì la politica di centralizzazione dello stato, il periodo Fujiwara (866 - 1160) ed il periodo Taira (1160 – 1185), dal nome delle due grandi famiglie, la prima di casta nobiliare mentre la seconda di origine guerriera, il tutto dominato dalle due grandi sette buddiste importate nell'805-806, la Tendai e la Shingon. Leggere di più


Cos'è il Gagaku?

Iniziando a parlare del Gagaku bisogna prima di tutto chiarire perché si utilizza il termine repertorio invece che musica. Il repertorio Gagaku è in effetti una vastissima raccolta di musiche provenienti dalle zone più diverse dell'Asia, pre-codificatosi alla corte cinese della dinastia T'ang e dei regni coreani ed infine importato alla corte Giapponese, grazie a doni, ambasciate e altro ancora, sottoposto infine ad un'ulteriore modifica, ricomponimento e strutturazione secondo il gusto giapponese dell'epoca. Questo processo di importazione della musica e quindi della cultura e dell'arte continentale, in realtà iniziato molto prima durante il periodo Asuka (552–710), attraverserà l'intero periodo Nara (710-794) e arriverà al suo apice con l'epoca Heian (794-1185), quando il Gagaku non solo raggiungerà il suo massimo splendore ma entrerà nel giro di pochi anni in una profonda crisi a causa dei mutamenti sociali e politici che avrebbero plasmato definitivamente la società e, se posso osare, la mentalità giapponese.

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