Kangen e bugaku
In precedenza abbiamo parlato di come il repertorio gagaku è stato puntualmente importato ed organizzato dalla nobiltà di corte. Ad oggi le musiche e le danze di questo repertorio sono state quasi tutte modificate, ricomposte sia musicalmente che coreograficamente. In generale però si può dire che l'assetto generale è rimasto quello originario datogli sotto l'imperatore Ninmyō, che conservava la classificazione tra i lati destro e sinistro. Questa classificazione divideva in due parti le danze bugaku, letteralmente “musica di danza”, provenienti dalla Corea (umai, danza del lato destro) e quelle provenienti dalla Cina (samai, danza del lato sinistro) con un'unica significativa eccezione, il lato sinistro poteva vantare anche un repertorio strumentale, kangen, letteralmente “fiati e corde”, composto ed eseguito per il piacere dell'esecuzione di cui il brano Etenraku è forse l'esempio più noto.Leggere di più
Le sette erbe d'autunno
I fiori che sbocciano nei campi d’autunno
quando li conto sulle dita
fanno sette.
I fiori di lespedeza,
l’erba della pampa e l’arrowroot,
il garofano, la patrina
anche il fiore della nebbia e la morning glory.
Gagaku e Heian Jidai
L'origine del repertorio Gagaku, come già scritto, affonda nella storia antica cinese e giapponese, all'epoca dei primi contatti con la Cina, oltre che nel mito e nelle leggende che attraversano tutta l'Asia. Per comprendere appieno tale musica bisogna però guardare al periodo che ne vide il suo massimo sviluppo ed il suo lento declino, il periodo Heian. Heian-Kyō era l'antico nome dell’odierna Kyōto e storicamente copre un arco temporale estremamente vasto rispetto alle precedenti epoche, compreso tra il 794, anno di trasferimento nella nuova capitale voluto dall'imperatore Kanmu dalla città di Heijō-kyō, l'odierna Nara, ed il 1185, anno di inizio del periodo Kamakura. A sua volta è possibile suddividerlo in tre sottoperiodi, quello Kōnin (794 - 866) in cui si proseguì la politica di centralizzazione dello stato, il periodo Fujiwara (866 - 1160) ed il periodo Taira (1160 – 1185), dal nome delle due grandi famiglie, la prima di casta nobiliare mentre la seconda di origine guerriera, il tutto dominato dalle due grandi sette buddiste importate nell'805-806, la Tendai e la Shingon. Leggere di più
Cos'è il Gagaku?
Iniziando a parlare del Gagaku bisogna prima di tutto chiarire perché si utilizza il termine repertorio invece che musica. Il repertorio Gagaku è in effetti una vastissima raccolta di musiche provenienti dalle zone più diverse dell'Asia, pre-codificatosi alla corte cinese della dinastia T'ang e dei regni coreani ed infine importato alla corte Giapponese, grazie a doni, ambasciate e altro ancora, sottoposto infine ad un'ulteriore modifica, ricomponimento e strutturazione secondo il gusto giapponese dell'epoca. Questo processo di importazione della musica e quindi della cultura e dell'arte continentale, in realtà iniziato molto prima durante il periodo Asuka (552–710), attraverserà l'intero periodo Nara (710-794) e arriverà al suo apice con l'epoca Heian (794-1185), quando il Gagaku non solo raggiungerà il suo massimo splendore ma entrerà nel giro di pochi anni in una profonda crisi a causa dei mutamenti sociali e politici che avrebbero plasmato definitivamente la società e, se posso osare, la mentalità giapponese.
Obon
"Mokuren, uno degli allievi sovrani di Shaka (Godama Siddarta) vide la madre defunta che soffriva nell'Inferno della Fame. Mokuren chiese un aiuto a Shaka e questi gli consigliò di offrire cibo e bevande ai monaci il 15 luglio di ogni anno. Mokuren fece come gli fu detto e la madre salì in cielo grazie al gesto generoso del figlio."
Questa leggenda è considerate l’origine dell’Obon.
L'Obon è una festività buddhista durante la quale le anime dei morti fanno ritorno alle loro case per riunirsi alla famiglia.
Per l'occasione molti giapponesi trasferitisi nelle metropoli tornano al loro paese natale. Leggere di più
La cerimonia dell'incenso
Profumi elusivi, la via di Koh
Ho avuto l’opportunità all’inizio di questa settimana di partecipare a una conferenza e a una dimostrazione sul kodo, la via dell’incenso. Il kodo è un’arte tradizionale giapponese, un rituale che è meditativo come natura ma, a differenza del chado, è anche giocoso. Il kodo ha profonde radici nella cultura giapponese e risale al periodo Heian (794-1192). È citato ne "La storia di Genji" ed evoca immagini di bellezza e meraviglia del Giappone antico.
Kihachiro Nishura di Tokyo è un maestro di kodo e ha preparato per 60 persone una versione breve del genjiko, una cerimonia dell’incenso in cui agli ospiti sono dati tre diversi profumi ed essi devono distinguere se sono gli stessi o sono diversi.Leggere di più
Shichi go san
Il 15 novembre in Giappone si celebra il Shichi go san, una ricorrenza nella quale si prega per la crescita in buona salute dei bambini.
Shichi go san, letteralmente significa sette, cinque e tre. Queste età sono considerate un traguardo importante nella vita dei bambini: all'età di sette anni le bambine indossano per la prima vota l'obi, la cintura a fascia che chiude il kimono; mentre a cinque anni i bambini indossano per la prima volta i pantaloni hakama in pubblico. I tre anni simboleggiano l'età in cui ai bambini e alle bambine viene dato il permesso di fare crescere i propri capelli.
La data del 15 novembre fu scelta per questa celebrazione in quanto considerata una delle più fortunate secondo il calendario tradizionale giapponese.Leggere di più
Il teatro Bunraku
Il teatro Bunraku (文楽)è il teatro dei burattini giapponese. Sviluppatosi nel corso del XVII e XVIII secolo è, assieme al Kabuki, al No e al Kyogen, una delle quattro forme di teatro tradizionale. Il Bunraku è chiamato anche Ningyo Joruri (人形浄瑠璃 ningyo: bambola, joruri: forma di narrazione drammatica), poiché quando nel XVI secolo i burattinai itineranti si stabilirono a Kyoto, allora capitale del paese, quest’arte si fuse con quella del Joruri, i cui precursori erano degli attori itineranti ciechi che cantavano le gesta dello Heike Monogatari, un poema epico militare, accompagnando il canto al suono di uno strumento musicale chiamato biwa. Successivamente, quando il biwa fu sostituito dallo shamisen, una chitarra a tre corde la cui cassa è costruita con pelle di gatto, iniziò a svilupparsi lo stile Joruri, che deve il suo nome a una delle opere più conosciute: la leggenda dell’amore tra Minamoto no Yoshitsune e Lady Joruri.Leggere di più
L'arte del tè
L’arte del tè non è come le belle arti, è in qualche modo simile alle arti performative anche se diversa da loro. Non c’è un risultato tangibile nell’arte del tè e il tè non è una performance con l’artista che fa e il pubblico che guarda o ascolta. L’arte del tè è partecipativa. Tutti i sensi sono impegnati e stimolati. Il padrone di casa e gli ospiti creano insieme l’esperienza, con armonia, rispetto, purezza e tranquillità. Il padrone di casa si sforza di servire gli ospiti e gli ospiti fanno del loro meglio per apprezzare ciò che ha fatto il padrone di casa.
Dalla Cina con furore
Capita spesso che chi non ha molta confidenza con l’Oriente, magari non avendo mai avuto occasione di approfondire l’argomento o non avendone avuto l’interesse, tenda a confondere molto facilmente Giappone e Cina pensando che si tratti della stessa cosa. A volte questa abitudine, se reiterata, può risultare irritante soprattutto per chi si impegna nella differenziazione delle due culture e nella divulgazione degli aspetti tradizionali che le distinguono; però, effettivamente, non si può biasimare l’errore di chi in buona fede e da profano riconosce dei tratti in comune tra queste due realtà e tende a identificarle tra loro.
Al di là dei tratti somatici indiscutibilmente asiatici, si tratta proprio della condivisione di aspetti culturali, linguistici, religiosi, artistici e di una mentalità intrisa di concetti filosofici di matrice prettamente estremo orientale.Leggere di più